Nicola Rigato è un giovanissimo musicista rodigino. Diplomato presso il Conservatorio “F. Venezze” in pianoforte e laureato in musica da camera in entrambi i casi con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore, sta ora ultimando gli studi di composizione a Milano…
Ciao Nicola, due titoli di studio con menzione d’onore. Quindi sarà così anche per il diploma di composizione. Come mai la scelta di seguire simultaneamente due studi così impegnativi?
Ciao Silvia, grazie della bella domanda. Ad un certo punto dei miei studi pianistici ho iniziato a sentire un’esigenza dentro di me. Sempre più ho sentito il desiderio di sondare tutto ciò che non stava scritto sugli spartiti che studiavo e che risiedeva prima della loro esistenza. Questo passaggio è stato delicato e complesso, perché ho da sempre un amore infinito (e quindi grande reverenza) per il repertorio pianistico, e questo ha ostacolato in un primo momento l’emergere qualcosa di personale. Le prime volte che tentavo di lasciar uscire qualcosa di mio non riuscivo a non giudicarlo come insopportabilmente lontano dalla grande musica. Ho dunque fatto uno step intermedio improvvisando, cercando tra i tasti musiche che non esistevano da nessuna parte ma senza scriverle, approfondendo questo nuovo processo con gli studi di Jazz presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo. Nel giro di qualche tempo tutta una parte che in me era da sempre dedita alla creazione ha potuto incanalarsi davvero nella composizione. Da quel momento sempre più sento che entrambi i percorsi sono parti irrinunciabili di me: il pianoforte è la mia mano sinistra, la composizione è la mia mano destra; in mezzo c’è tutto il mio pensiero e il desiderio di mettere assieme le cose.
Non dev’essere facile dedicarsi davvero ad entrambe!
E’ molto naturale. Oggi il mondo tende a separare tutto, ogni campo si allontana dal suo prossimo. Questo è bello perché permette una specializzazione sempre più elevata, ma non dobbiamo dimenticare che i grandi compositori del passato erano grandi esecutori e grandi improvvisatori nel contempo, perché l’Arte è Una (e al contempo infinita)… mica la si può dividere. Del resto il nostro mondo è sempre più veloce e credo che anche un artista debba saper velocemente “cambiarsi d’abito”. Le nostre capacità devono sempre più espandersi e connettersi, infatti al compositore di oggi è chiesto di essere non solo un uomo (impresa già di per sé notevole), ma un creatore, il suo primo ascoltatore, il suo critico, il suo esecutore, il suo committente e spesso persino il suo manager. Forse esagero?
Per quanto riguarda il pianoforte hai avuto la fortuna di diplomarti in conservatorio a Rovigo con il compianto Maestro Paolo Ballarin. Ti va di dedicargli un ricordo?
Al Maestro devo molto. Porto con me le tante domande che durante le lezioni mi faceva con tono al contempo amorevole e severissimo. Fu il primo a farmi “sentire” per davvero il pianoforte, con lui imparai a toccarlo, a percepirlo, ad ascoltarlo. Insistendo continuamente sulla questione dell’ “appoggio pianistico” mi ha rovesciato il mondo della tecnica pianistica davanti agli occhi. L’ultimo anno, mentre la malattia combatteva in lui tra vita e morte, il Maestro se ne restava impassibile, incredibilmente stoico e solido come una roccia, dedito all’insegnamento. E mentre combatteva impassibile il suo ultimo anno studiavo con grande passione e gravi presentimenti per poter arrivare al Diploma. Credo di essere stato l’ultimo allievo che diplomò. Ricordo ancora perfettamente i suoi gioiosi sorrisi nel giorno del mio diploma.
Quando finii di suonare l’ultima nota lui si alzò sarcastico e soddisfatto asserendo alla commissione: “Tutto qui.”
Ho visto che su internet, specie sulla tua pagina Facebook, circolano dei brani musicali composti da te. Uno in particolare mi ha colpito perché l’hai composto in memoria appunto del tuo insegnante. Me ne parli?
Ianua Caelis, significa proprio la porta del cielo… Lo iniziai a scrivere pochi giorni dopo il suo funerale, al quale si riunirono tutti gli studenti ed amici del Maestro, diretti dal Maestro Andrea Ferrari, per eseguire il Requiem di Mozart, com’era nei suoi desideri. Arrivato alla scrivania, la pagina bianca era già lì a fissarmi, quasi già fosse piena di musica, mentre io mi congedavo da Paolo. Non ci fu nessun dubbio sulle note, perché il sentimento e la volontà di accompagnare il mio Maestro erano più forti dello sforzo intellettuale a chiedermi quali note usare. Ho scritto metà brano in cinque minuti. Poi il tutto è rimasto in silenzio per un anno e mezzo. Dopo quel lungo silenzio, in altri cinque minuti il brano ha trovato il suo epilogo. Il risultato è un semplicissimo canone per sette violini. Ciascun violino uno dopo l’altro traccia una grande lenta arcata verso il cielo, come a costruire la porta attraverso cui accompagnare il Maestro. E’ una specie di processione in cui ogni voce si fa al contempo tema ed accompagnamento.
Quando hai sentito la necessità di voler comunicare qualcosa agli altri tramite le tue composizioni che sono prettamente classiche?
Posso essere onesto? Non ho affatto iniziato per comunicare con gli altri, avevo inizialmente bisogno di dialogare con me.
Ci sei riuscito?
Diciamo che ho aperto qualche porta, altre sono ancora serrate.
E quando invece hai capito che le tue composizioni sono valide e hai iniziato a crederci veramente?
Non spetta a me dire se le composizioni siano valide, ma è senz’altro valido farle vivere.
Credo molto nella possibilità di poter individuare la nostra propria vera misura, e una volta individuata donarla. Il fatto stesso di riconoscerla, accettarla per quello che è e quindi donarla al mondo (inteso anche come il piccolo mondo attorno a sé) te la restituisce infine centuplicata. Senza comunicazione non esiste vita.
Pensi che i social media, di cui ormai se non fai parte sei nascosto agli occhi del mondo, possano aiutare un giovane compositore a promuovere la sua musica?
Certamente sì. Credo che uno degli errori della musica classica sia quello di calarsi solo nei teatri rendendosi irraggiungibile da tutti quelli che dalla grande Musica forse ancora non sono stati trafitti. Parlo soprattutto ai giovani, ai miei coetanei, nel dire che la musica classica è un’opportunità splendida di incontrare il passato ed il futuro. Dentro la musica è celato l’intento di ogni uomo di cavalcare e scavalcare il suo tempo, superando modelli culturali e muovendosi verso un’evoluzione artistica e spirituale che è al contempo singola e globale. La musica classica ci parla di noi, parla dentro di noi, ci cosparge di materia finissima dandoci una ricchezza emotiva che è nostra di diritto. Vorrei tanto che capissimo che spetta a ciascuno di noi riappropriarcene. Forse anche la grande musica potrebbe da parte sua fare lo sforzo di essere lì dove sono i giovani; in questo senso i social possono essere luogo di incontro e scambio e perché no, di piccole rivoluzioni culturali.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho diverse esecuzioni di brani corali e strumentali in fase di definizione; per il resto proseguirò con registrazioni e video e quando avrò materiale a sufficienza lo raccoglierò in un disco. Intanto si continua a scrivere e non solo musica, spero di terminare entro la fine dell’anno il mio romanzo “Infinito più Infinito” di cui esiste un estratto in versione di audioracconto.
Grazie Nicola, spero di riaverti presto qui a promuovere un tuo disco di musica classica.
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Ciao Silvia 🙂 Ho letto l’intervista di Nicola e lasciamelo dire: il suo modo di raccontarsi mi è sufficiente per capire che è un giovane musicista davvero promettente.
Ma per ora mettiamo da parte le parole e concentriamoci sulla musica, il vero “strumento” attraverso il quale si esprime un musicista. Ho avuto il piacere di ascoltare il brano scaricato dopo l’iscrizione della newsletter e ad essere sincero… lo trovo sublime! 🙂
È vero, non sono un esperto di musica, ma credo di saper riconoscere la buona musica, e per me la buona musica resta sempre quella che sa accenderti dentro un’emozione. E il brano di Nicola, il ritmo armonioso che all’improvviso incalza sempre più, ha acceso dentro me una forte emozione: sembra trasmettere tranquillità e – nel contempo – forza e voglia di reagire. Probabilmente si tratta di sensazioni molto personali, ma è indubbio il talento di Nicola! 😉
Tornando all’intervista, quale specializzato nel Social Media Marketing, ho apprezzato molto le sue parole riguardo ai social media: è bello incontrare (se pur virtualmente) un giovane musicista propenso al loro utilizzo per far conoscere la musica, quella vera, quella fatta di emozioni, quella che vorrei conoscessero anche i miei coetanei. Ma soprattutto è ancor più bello sentir parlare un giovane pronto ad innovare e a rivoluzionare… Complimenti Nicola e… in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri! 😉
Grazie Alessio per il tuo commento positivo sia su questo bravo musicista quale è Nicola Rigato che sulle sue composizioni.