Movimento senza fine. Il flauto protagonista del novecento di Giovanni Mareggini (Flauto) e Kumi Uchimoto (Pianoforte) è il disco uscito per LIMEN Classic&Contemporany – Black line: una panoramica su quello che il flauto ha rappresentato nella musica da camera del ‘900 in Italia. La recensione a cura di Paolo Lazzarini
Giovanni Mareggini (flautista di prim’ordine nel panorama italiano ed internazionale) e Kumi Uchimoto (pianista poliedrica e di grande respiro) affrontano un repertorio raro e di grande bellezza in questo pregevole disco di Limen dal titolo Movimento senza fine. Il flauto protagonista del novecento.
Ed è davvero un “movimento senza fine” quello che lega tra loro i diversi autori e i brani contenuti in questo lavoro. Nella “barcarola e scherzo” di Alfredo Casella e “Siciliana e Giga” di Marco Enrico Bossi possiamo apprezzare l’alternarsi di momenti di puro lirismo ad altri in cui prevale una scrittura vivace e coinvolgente. In entrambe le situazioni i nostri interpreti, grazie alle loro capacità tecniche e alla loro ottima intesa, riescono a restituire freschezza ed espressività a brani intessuti su forme “antiche” e caratterizzati da nuances a là Gaubert e Faurè.
Nella suite di Alessandro Longo (grande pianista, didatta e amico di Casella) il fraseggio di Mareggini ci aiuta ad apprezzare una partitura straordinariamente “cantabile” che si dipana tra i delicati virtuosismi del flauto e le velature armoniche del pianoforte che li sostiene.
La “sonatina da concerto” di Bruno Bettinelli, invece, ci traghetta gradualmente dalle suggestioni del novecento storico verso nuovi orizzonti compositivi. Ci troviamo alle prese con un linguaggio più innovativo, a tratti modale, a tratti neoclassico, talvolta caratterizzato da marcate dissonanze e cromatismi che macchiano di un colore particolare la partitura, senza la pretesa di essere organizzati per un fine di serialità. La bravura degli interpreti consiste, in questo caso, nella resa equilibrata di questa poliedricità di intenti, senza eccessi di sorta.
L’approdo a Goffredo Petrassi ci permette, poi, di entrare in un linguaggio del tutto nuovo. Il flauto ci presenta il suo tema spiccatamente lirico costruito sul fitto brulichio di note del pianoforte, tutto in un contesto atonale ed estremamente espressivo. La struttura, con il progredire della partitura, si interrompe progressivamente e il brano sembra sfaldarsi, fino a ridursi ai minimi termini (il flauto resterà quasi solitario, fatta eccezione per l’ultima ottava di chiusura). Mareggini ci aiuta qui ad esplorare tutte le potenzialità tecniche dello strumento (frullato, glissato) tipiche della musica contemporanea e funzionali espressivamente all’idea dell’autore.
Per ultimi, ma non meno importanti, i cinque pezzi facili di Rota, nei quali Mareggini e Uchimoto esplorano il complesso mondo immaginifico del compositore nascosto da una apparente semplicità. In realtà il linguaggio è più articolato di quanto suggerisca il titolo della raccolta, sia da un punto di vista armonico che formale. In un certo senso questi brani contengono una sintesi delle suggestioni che abbiamo esaminato fino ad ora (una sorta di reminiscenza da Debussy nella “serenata” da Golliwogg’s Cake-walk dei Children’s corner, nella “Pavane” il recupero di forme “antiche” care a Faurè e Ravel, l’utilizzo del “frullato” ne “la chioccia”, una sorta di neoclassicismo stilistico ne “il soldatino”) caratterizzando Rota per la grande versatilità nella scrittura.
Davvero da non perdere il disco Movimento senza fine. Il flauto protagonista del novecento di Limen, per avere una panoramica su quello che il flauto ha rappresentato nella musica da camera del ‘900 in Italia, in continuo movimento tra tradizione ed innovazione.
di Paolo Lazzarini
Pianista e Compositore
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