Musicista professionista dall’età di 15 anni, creatore del WE SING vocal studio e Maestro, Michele Fischietti è un polistrumentista (voce, piano, chitarra, basso, piccole percussioni), compositore, arrangiatore e produttore, specializzato nell’insegnamento del canto e attento osservatore della musica moderna. Blog della Musica lo ha intervistato per i suoi lettori.
Ciao Michele, innanzitutto raccontaci di cosa ti occupi esattamente.
Di musica, a 360°. Sono nato come chitarrista grazie all’incontro con la musica di Pat Metheny, ho studiato armonia, arrangiamento e composizione, finché mi sono trasferito prima a Boston, dove ho studiato al New England Conservatory imparando anche a suonare il pianoforte , e poi a Los Angeles per studiare canto con l’insegnante delle superstars americane (incluso due dei miei artisti preferiti, Michael Jackson e Stevie Wonder), che dopo un anno mi chiese di diventare uno dei suoi insegnanti certificati. E così feci, fino a raggiungere il massimo livello di certificazione, il 5°, e tutt’ora sono ancora l’unico che in Italia , ad oggi, abbia raggiunto questo livello. Ora non faccio più parte di quell’associazione, perché – e lo dico a malincuore – da un paio di anni è cambiata radicalmente, per quanto mi riguarda in peggio, e non può più darmi quella conoscenza da cui io ho attinto per anni e anni. Insomma, era il momento giusto per lasciare e costruire un qualcosa che fosse finalmente mio per quanto riguarda l’insegnamento del canto.
Parlaci un po’ di te, con chi ti sei formato musicalmente e della tua esperienza nel mondo della musica e del canto…
Ho suonato jazz da subito, anche in locali considerati templi di questa musica, come il “Capolinea” e ”Le scimmie” di Milano (entrambi non esistono più) perché era, ed è tuttora, il genere che mi permette di creare in “tempo reale“ musica (cioè “improvvisare”) e di trasferire la mia anima e le mie emozioni sullo strumento all’ istante. Ma allo stesso momento ero un fan di Michael Jackson (ero arrivato a studiare 10 delle sue coreografie, quando avevo 16 anni, e le sapevo pure fare benino!), e della musica nera in generale. Da quando ho cominciato ad insegnare canto, essendomi specializzato in America per questo, ho allenato nella più diverse situazioni, dal teatro musicale (per citarne solo due sono stato l’allenatore dei 3 protagonisti di “Chicago”, Luca Barbareschi, Lorenza Mario e Maria Laura Baccarini, e poi Arianna ne “La Bella e la bestia”… ma tanti altri) alla musica leggera quando Mogol mi chiamò che avevo solo 27 anni per preparare i cantanti del Festival di Sanremo, per 3 anni di fila, Big e giovani. Ho fatto un tour con Max Pezzali come chitarrista e corista e, ovviamente, suo vocal coach. E poi, forse la cosa più conosciuta, sono stato il primo vocal coach ad X-FACTOR Italia, nella prima edizione, avendo nella mia squadra Giusy Ferreri, che appena uscì vendette 300.000 copie, un’enormità per quei tempi. Insomma, davvero tantissime esperienze che hanno contribuito a formarmi come professionista , nonostante fossi così giovane. Direi che sono stato fortunato a lavorare con icone della musica e della discografia come Caterina Caselli, Mogol, Tony Renis ecc. E ho imparato, e imparo tutt’ora, molto del music business.
Tu sei un insegnante di canto o un allenatore vocale… sono la stessa cosa o due cose diverse… spiegaci.
Io amo definirmi un vocal “coach”, cioè un allenatore, come nello sport. In effetti, io alleno le voci dei cantanti, e, quando la loro tecnica è abbastanza solida per permettere loro di “non pensare” ma di lasciarsi andare, alleno le loro emozioni , cioè li aiuto ad interpretare al meglio una canzone, gestendo appunto quelle emozioni che spesso prendono alla gola e lasciando spazio alla pura creatività, senza mai, MAI togliere l’istinto di un cantante pur di farlo cantare tecnicamente perfettamente, cosa che altri miei colleghi so che fanno. A meno che non si tratti di musica operistica, dove la tecnica ricopre davvero un ruolo importantissimo.
In effetti, io sono stato da subito un insegnante di canto abbastanza particolare, perché sono prima di tutto un musicista, un chitarrista. E quindi penso da musicista, non da “cantante” (anche se il cantante è un musicista a tutti gli effetti). E proprio per questo spesso la gente viene da me, perché sa che io non lo renderò uguale a tuti gli altri, come si fa con gli stampini, ma cercherò di usare la mia sensibilità di musicista a 360° per lasciare emergere il loro lato personale, che poi sarà la loro caratteristica unica. Sto facendo in questo periodo un corso di mia invenzione che si chiama “Training with the Band”, dove alleno i cantanti a tirare fuori il meglio di se e del loro stile suonando con una band di musicisti che metto loro a disposizione e lavorando su cose molto specifiche, che solo con i musicisti posso fare, e i risultati sono grandiosi, perché vedono finalmente il canto non come “La band e il cantante”, che è un po’ come cantare con una “base umana”, ma come loro che fanno parte di una band, e si completano a vicenda, quello che in gergo noi musicisti chiamiamo “Interplay”.
So che tu fai lezione anche via Skype, come funziona questa “lezione a distanza” e come riesci a capire le problematiche di un allievo anche se non ce l’hai davanti fisicamente?
Il mio orecchio è allenato per capire da subito il problema di una voce. Certo, uno potrà dire “ma non sarà la stessa cosa!”, e io posso rispondergli che molti ancora oggi preferiscono il contatto diretto perché lo reputano più umano (io anche preferisco insegnare più dal vivo) ma, per motivi logistici e pratici, oltre la metà dei mie studenti fa lezione con me tramite skype perché venire qui a Milano gli costerebbe una fortuna (ad esempio alleno un indiano che vive a Miami!), risparmiando tempo, soldi ed ottenendo gli stessi risultati, questo ci tengo a precisarlo. Ho messo proprio qualche giorno fa sul canale youtube di WE SING una mia lezione con una ragazza calabrese che fa dance e musica leggera, che alla fine mi dice proprio di come ha potuto sentire la differenza rispetto a come cantava prima, dopo poche lezioni. (potete vederlo a questo link https://www.youtube.com/watch?v=YBPrdiQfblc)
E poi, con la tecnologia di oggi, le webcam di ultima generazione e la linea veloce, sembra veramente di avermi a casa tua!
Ora stai lanciando un nuovo progetto WE SING vocal studio, di cosa si tratta?
WE SING vocal studio è il nuovo progetto che ho lanciato 2 settimane fa, e che, se va come deve andare, mi occuperà il resto della mia vita. Dopo 20 anni di esperienza nel campo musicale, prima come musicista poi come vocal coach, ho visto che molti di coloro che si definiscono insegnanti di canto in realtà non hanno seguito un percorso per “insegnare”, ma per cantare, a differenza di come ho fatto io. Alcuni sono ottimi cantanti , ma insegnare è tutt’altra cosa. Ho deciso che era ora di aprire un mio corso per formare e promuovere a 360° attraverso il sito www.wesingstudio.com quelli che un giorno spero saranno i migliori insegnanti di canto del mondo. Dico a 360° perché non si tratta di venire ad imparare una tecnica e basta, ma TUTTO quello che riguarda l’arte dell’insegnamento del canto, compresa l’interpretazione, la psicologia dell’insegnamento e le cose più legate alla musica quali lo strumento e l’armonia, e tante altre, incluso il marketing. E’ il progetto più importante che ora sto seguendo e le pre-certificazioni sono aperte fino a settembre, chiunque sia interessato a conoscere WE SING vocal studio può andare su www.wesingstudio.com e sbirciare un po’ per capire cosa facciamo, e se interessato, mandare una mail a info@wesingstudio.com con oggetto “Info certificazioni WE SING vocal studio”. La risposta con le info arriverà in un giorno.
Hai fatto anche il relatore ad un convegno di foniatria… quale è stato il contributo che tu hai dato. Come può tornare utile ad un cantante?
E’ stato diversi anni fa, Franco Fussi ha voluto che io tenessi una Master Class nel più importante convegno di foniatria che c’è in Italia sulla tecnica che avevo imparato negli Stati Uniti e portato qui in Italia. Questo fece conoscere ciò che io facevo ad una platea più ampia, fatta non solo di cantanti ma anche di medici e logopedisti e foniatri, e di altri insegnanti di canto, e portò molti di loro ad interessarsi a me. Alcuni di loro, nonostante siano passati diversi anni, ancora mi ringraziano per avergli “salvato la voce”, anche cantanti che affrontavano il repertorio operistico, bellissimo ma difficile, e assai insidioso. Ma, come tutte le cose nuove, mi attirai l’antipatia di quella casta di insegnanti di canto che pensava (e pensa tuttora) di detenere solo lei la “verità assoluta”. E’ una mentalità diversa, un modo di vedere le cose differente. Io credo di essere un buon insegnante perché sono un eccellente studente. Io sono curioso di natura, a me piace imparare da chiunque, soprattutto da quelli che fanno cose all’opposto di ciò che faccio io. Non so se alcuni di voi che leggono si ritrovano in questo, e anche nel loro lavoro ci sono quelle persone che sono sempre pronte a parlar male di te a prescindere, anche se non hanno mai avuto a che fare con te, non hanno mai cercato di conoscere nè chi sei, né quello che fai, ma vanno contro a prescindere solo perché fai un’altra cosa! Mi ricordo che il Maestro Beppe Vessicchio, che era venuto apposta ad ascoltare la mia classe in quel giorno, alla fine mi disse “Michele, ti sei dimenticato in che paese vivi…” Però queste cose succedono ovunque, fa parte del gioco, ma va bene così, non ho mai pensato sarebbe stato tutto rose e fiori. Anzi, da un certo punto di vista è meglio, in questo modo non mi sono mai annoiato.
Chiudiamo questa breve chiacchierata con un consiglio che vuoi dare ai cantanti, soprattutto i più giovani che non capiscono l’importanza che un buon riscaldamento vocale serve a non farsi del male…
Io correvo fino a qualche mese fa. Correvo tanto, e forte. Sono arrivato a fare una mezza maratona in poco più di un’ora e mezza, con un anno di preparazione. Se non mi fossi allenato come si deve, e non mi fossi scaldato come si deve, avrei avuto danni molto seri alle ginocchia. Invece sono ancora qui, e proprio oggi, domenica, sono andato a correre una mezzoretta al parco Sempione, in mezzo a tutti i ciclisti del giro d’Italia.
Ecco, pensatela così: scaldarsi prima di affrontare quelle canzoni che fanno parte del repertorio moderno, e che sono sempre più dure, più alte e più difficili, grazie alle varie Lady Gaga, Pink, Beyonce, eccetera… è quantomeno una cosa furba da fare per evitare i danni peggiori. Ma la cosa più importante è l’allenamento giornaliero. Una buona tecnica serve non solo per fare in modo di non pensare mentre si canta ma di lasciarsi andare, ma anche per prevenire danni alle corde vocali, che spesso posso essere curati solo con un’operazione chirurgica e uno stop di 3 mesi. Proprio come nello sport.
Il corpo non mente, e ci da sempre dei segnali. Io considero i miei cantanti come degli atleti, che ogni volta che partecipano a concorsi, talent show eccetera è come se si preparassero per una maratona. Ecco perché dico sempre che “alleno” i cantanti, più che “insegnare”. E ora, alleno anche i futuri, splendidi insegnanti di canto di quello che rimane non solo il paese dove è nato il belcanto, a cui il mio (per)corso si ispira, ma per me il paese più bello del mondo: l’Italia.
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Website We Sing Vocal Studio: www.wesingstudio.com