INTERVISTA | Ingrid Carbone: da Liszt a Schubert ai Global Music Awards

Abbiamo intervistato la pianista Ingrid Carbone recentemente premiata con l’album Franz Schubert – L’Enchantement Retrouvé (Da Vinci Classics) al Global Music Awards, unica musicista italiana nella categoria piano solo sezione Classical Music. Buona lettura

Ingrid Carbone grazie per essere ospite di Blog della Musica. Diplomata in pianoforte a 19 anni e laureata in matematica a 21. Musica e matematica: sono complementari? Chi ha il sopravvento su Ingrid?
Sgombriamo innanzitutto il campo da equivoci: io sono una musicista, prima di tutto e soprattutto, anche prima di essere un matematico. Essere un musicista è un privilegio, essere un matematico è un po’ una scelta (direi come un’altra): avrei magari potuto essere anche un chimico, o un ingegnere. Ma la musica fa parte di me: non potrei mai pensarmi disgiunta da essa. Senza dubbio, tuttavia, matematica e musica non solo si complementano, ma hanno anche punti di intersezione. Banalmente, tutto il ritmo è basato sulla matematica (se pur elementare), e il solfeggio che è spesso considerato ostico o noioso, per me è sempre stato come un gioco: semplice e gradevole. Poi, volendo aggiungere qualche altra considerazione meno elementare, la disciplina e la pazienza sono senz’altro due aspetti presenti in entrambe: sia in musica che in matematica bisogna essere davvero metodici, costruire tutto un pezzo alla volta, attendere con pazienza i risultati. Per ritornare a me, e svelare qualche dettaglio questa volta molto personale, durante una lezione così come durante un concerto il mio fine è sempre quello di coinvolgere l’uditorio, di trasmettere ciò che so, ciò che provo, e le mie recenti conferenze-concerto ne sono la conferma. Infine, non posso non confessare che il binomio musica/matematica disvela la dualità emozione/razionalità: la matematica, evidentemente, rappresenta per me il mezzo per controllare (o meglio, per tentare di controllare) un vortice di emozioni che, se trova sfogo e rifugio nella musica, pur tuttavia è un mio fedele compagno da sempre.

Tra i tanti concerti che hai tenuto in Italia e all’estero, ci sono stati incontri importanti per la tua crescita musicale? Vuoi raccontarcene qualcuno?
Sicuramente la mia crescita musicale ha avuto come base la formazione al Conservatorio di Cosenza, città dove sono nata, che è iniziata sotto la guida di Maria Laura Macario, è continuata sotto quella di Flavio Meniconi, e si è chiusa diplomandomi con Francesco Monopoli. Quando avevo da tempo deciso di dedicarmi alla musica da camera, l’incontro con Cristiano Burato ha sicuramente cambiato la mia vita, giacché proprio lui mi ha sollecitata e spronata a riprendere l’attività solistica, che avevo messo in stand by.

Se penso all’estero, allora posso riferire due occasioni molto diverse l’una dall’altra, ma altrettanto significative. La prima risale ad alcuni anni fa: ero a Vienna, per tenere un concerto in occasione dei festeggiamenti per un famoso amico matematico del Politecnico. Al termine del mio concerto a Vienna, cui era presente un pubblico internazionale, un amico matematico israeliano, colto, amante della musica e del pianoforte, amico di pittori e musicisti russi di prim’ordine, fu così scosso e commosso fino alle lacrime dalla mia interpretazione da avermi dato una ulteriore spinta a puntare sempre più in alto. Così, mi decisi a mandare la mia iscrizione alla prestigiosa scuola Tel-Hai International Piano Master Classes, che si tiene ogni anno in Israele da più di 25 anni, con il patrocinio di Evgeny Kissin. Ebbene, proprio lì, accettata come unica pianista italiana in mezzo a pianisti arrivati da tutto il mondo, studenti e docenti di fama indiscussa, le mie interpretazioni di Gretchen am Spinnrade e di Erlkoenig, due brani struggenti e al contempo ardui, hanno suscitato una tale impressione (il commento unanime era “impressive”) da avermi dato la conferma che la direzione in cui il mio lavoro di studio e, soprattutto, di ricerca del suono, stavano andando era quella giusta.

L’altra è stata la mia tournée in Cina nella primavera del 2019 quando il successo delle mie lezioni-concerto per docenti di pianoforte (anche attraverso power point in inglese e cinese) mi hanno confermato quella scioltezza e capacità comunicativa e organizzativa tanto che, immediatamente al mio ritorno in Italia, ho deciso di mettere in campo un nuovo progetto musicale/didattico rivolto a tutti, con incontri che ho definito conversazione-concerto: non si tratta della classica lezione-concerto, ma è molto di più, e sono ancora alla ricerca di una definizione più calzante, perché conversazione-concerto non mi soddisfa.

Abbiamo avuto il piacere di ascoltarti nella tua precedente produzione Les Harmonies de l’Esprit con composizioni di Franz Liszt tra le quali spiccano le Consolazioni e la Legenda n. 2. Un programma abbastanza raro, ce lo puoi spiegare?
Sono felice della domanda! Liszt è stato per troppo tempo considerato un cavallo di battaglia per lo sfoggio di un virtuosismo spinto; l’aspetto lirico, intimo, romantico, religioso, poetico è stato trascurato. Ecco perché ho rivolto la mia attenzione alle Sei Consolazioni: per riportare l’attenzione su brani poco scandagliati, che meritano invece tanta attenzione. Sono un invito a ritrovare la beatitudine attraverso la musica, un percorso magico che esplora potenzialità espressive del pianoforte straordinarie, tanto da ricordare e richiamare la voce umana. In sintesi, Liszt fa cantare il pianoforte, e la tecnica è il mio mezzo per raggiungere (e scoprire) sonorità da favola. Le due Leggende dedicate a San Francesco di Assisi e a San Francesco da Paola mi hanno affascinata immediatamente, e ho deciso di incidere subito la Leggenda n. 2, giacché il Santuario di San Francesco di Paola si trova proprio a pochi chilometri da casa mia. La Leggenda n. 1, su San Francesco di Assisi, sarà contenuta nel prossimo CD. La Leggenda n. 2 su San Francesco da Paola che cammina sulle onde, è un brano descrittivo che richiede una tecnica molto solida, tanto che Liszt ne ha scritto una versione facilitata: ma la tecnica deve essere ben controllata e dominata, tanto da passare quasi in secondo piano rispetto agli effetti onomatopeici che accompagnano quasi tutto il brano. L’acqua, il suo movimento, la sua agitazione, la tempesta, l’attraversamento dello Stretto di Messina, e poi l’incedere maestoso del Santo, e la preghiera finale. Un brano di effetto, ma contemporaneamente di grande intensità e di grande trasporto mistico. Non potevo non suonarlo!

Oggi ti ascoltiamo in L’Enchantement Retrouvé, contenente i quattro Improvvisi e sei Momenti Musicali di Franz Schubert pubblicato, come il precedente disco, da DaVinci Edition. Come mai la scelta di questi brani?
Innanzitutto, devo spiegare perché Schubert. Il mio primo CD mi ha vista impegnata con un compositore che, usualmente, si affronta alla fine di un lungo percorso di crescita e di maturità. Io ho deciso di partire proprio con Liszt. Una scelta coraggiosa, superata con un unanime consenso di critica, che mi ha dato il coraggio di osare ancora di più (se possibile!) passando a Schubert, un compositore complesso, “snobbato” questa volta dai virtuosi per un’apparente – e solo apparente – semplicità. In realtà, la ricerca di suono necessaria per interpretare Schubert non è per nulla scontata: c’è il rischio di essere banali, quasi noiosi, oppure al contrario stucchevolmente romantici, dunque anacronistici. I due cicli contenuti nel CD appartengono al periodo di massima maturità di Schubert: i quattro Improvvisi sono dei capolavori che ogni pianista dovrebbe avere in repertorio, sicuramente di una bellezza travolgente, e con questo ciclo ho inteso anche mettermi in gioco e accettare la sfida di un possibile confronto con altri. Con i Sei Momenti Musicali, invece, continuo idealmente il percorso iniziato con le Sei Consolazioni del primo CD, che collega compositori temporalmente lontani tra loro attraverso brani poco eseguiti ma estremamente ricercati da un punto di vista musicale. E i Momenti Musicali, con quel carattere bucolico e infantile alternato a momenti di dolore e nostalgia, sono dei capolavori che meritavano attenzione.

La scelta della casa editrice Davinci, come è avvenuta?
Nel 2018 un artista mio amico aveva appena pubblicato un CD con la Da Vinci, casa discografica che ha sede in Giappone, e con grande soddisfazione. La Da Vinci è una casa discografica indipendente, che non segue logiche di mercato che sono a me estranee. Così, ho mandato all’editore, Edmondo Filippini, una mail telegrafica in cui lo invitavo a visitare il mio sito web e, soprattutto, ad ascoltare i video presenti sul mio canale YouTube, tutti tratti da concerti da me tenuti in giro in Italia e all’estero, valutando se le mie interpretazioni fossero in linea con il progetto della casa discografica, che avevo notato essere molto preciso e selettivo. Ebbene, il giorno dopo ricevetti una risposta dall’editore, con la quale mi proponeva un appuntamento telefonico per concordare un progetto discografico. E così è nato il primo CD su Liszt, inciso nell’autunno 2018. Ho avuto modo di apprezzare la serietà di Edmondo Filippini, la sua cultura musicale, il suo gusto, la sua strategia imprenditoriale, il suo intuito: tutto ciò si riflette sulla visibilità e sulla qualità discografica della Da Vinci che, se pur giovane, aumenta di mese in mese la propria visibilità a livello internazionale. Per tutti questi motivi, ho deciso con l’editore di continuare la collaborazione puntando sul secondo CD su Schubert. E posso anticipare che la collaborazione non termina qui, tanto che abbiamo già discusso il contenuto dei prossimi 2 dischi.

Con il tuo disco L’Enchantement Retrouvé, uscito a febbraio 2020, sei stata premiata, unica italiana nella categoria piano solo sezione Classical Music, al Global Music Awards, un importantissimo concorso musicale internazionale. Ce ne parli?
Come ho già detto, io sono estranea a certe logiche di mercato, ben note a chi si muove in ambito artistico. I Global Music Awards sono internazionalmente noti come una competizione assolutamente indipendente dalle logiche di mercato. Sul loro sito scrivono Il mercato non influisce sulle nostre scelte musicali. Global Music Awards è una competizione basata sul merito.”. Questo è stato sufficiente per farmi decidere di inviare il CD su Schubert. E poi è arrivato il premio! La mia soddisfazione è triplice. Da una parte, sono felice per il riconoscimento in sé, tenuto anche conto che le linee guida per la Giuria, sempre pubblicate sul sito, recitano che “Cerchiamo la comunicazione emotiva, la capacità di trascendere, di far provare all’ascoltatore qualcosa di nuovo e avvincente. Vogliamo essere sorpresi e commossi da ciò che sentiamo. Vogliamo essere convinti che coloro che onoriamo possano davvero commuovere il pubblico.” Poi sono l’unica pianista italiana premiata (in una categoria che reca un nome un po’ curioso: instrumentals-instrumentalist) con un CD di repertorio classico, e ciò non è un particolare secondario. Ma c’è un altro motivo ancora: scorrendo l’elenco di tutti i premiati (le categorie sono moltissime, tanto da includere musica da film, video musicali, musica etnica, jazz, musica leggera, tanto per fare qualche esempio), si può constatare che ci sono solo altri due premi per CD di piano solo con repertorio classico, tra l’altro altre due donne, una russa e una americana. Anche questo non è un particolare secondario, tenuto conto di quanti siano i pianisti, di quante siano le etichette e di quanti siano i dischi pubblicati ogni anno nel mondo. Penso di poter essere più che soddisfatta.

La musica ai tempi del Covid-19: come stai affrontando questo difficile periodo di vita e lavorativo?
Innanzitutto, restando a casa! Esattamente un anno fa ero a Wuhan, invitata a tenere lezioni-concerto per gli aspiranti docenti di pianoforte all’Università “Wuhan Media College”, e dunque sin da gennaio conosco bene i rischi connessi alla nuova infezione. Sto studiando nuovi brani, pensando che prima o poi si ritornerà ad una normalità, ma sto anche tenendo dei concerti in diretta streaming dalla mia pagina facebook. Con il primo ho aderito (unica artista di musica classica) ad un’iniziativa solidale nata dal direttore di Rockol con un numero per donazioni messo a disposizione dall’Associazione Nazionale Italiana Cantanti in favore dell’Ospedale Niguarda di Milano. Con la seconda diretta facebook ho inteso contribuire alla raccolta fondi per un ospedale vicinissimo a casa mia, l’Ospedale “San Francesco di Paola”, e con l’occasione ho potuto suonare proprio la Leggenda n. 2 di Liszt, a me tanto cara. Ma poi ho anche tenuto un concerto la domenica di Pasqua. Ognuna di queste dirette ha avuto più di 20.000 visualizzazioni. E ho in programma un altro concerto in diretta streaming per maggio, perché i miei followers lo stanno attendendo. E, come se non bastasse, essendo io anche ricercatrice di Matematica all’Università della Calabria, sono occupata on line con tutte le attività previste dal mio ruolo, anche se, per fortuna, ho tenuto il corso durante il primo semestre. Insomma, non mi fermo mai!

Per chiudere questa breve intervista: un consiglio per i giovani artisti che vogliono fare della musica la loro vita.
Una domanda più difficile dell’altra, oggi! Direi innanzitutto di avere pazienza, di non bruciare le tappe, di studiare con serietà, di affidarsi a maestri muniti di grandi capacità didattiche (ancor più che famosi). Ma anche di essere solidi, per non lasciarsi scoraggiare dalle tante, tantissime ingiustizie di cui è vittima chi non ha un “protettore” illustre alle spalle. Chiunque abbia ricevuto in dono il talento per uno strumento, o l’estro compositivo, non deve mai dimenticare il dovere di lasciare traccia di sé e di condividere con gli altri la gioia del proprio “privilegio esclusivo”, in ogni maniera possibile, piccola o grande che sia.

Grazie Ingrid Carbone per questa tua preziosa testimonianza musicale.
Grazie a voi per avermi intervistata e, soprattutto, complimenti per la profondità delle domande che mi avete posto!

Ascolta Ingrid Carbone

Contatti e Social

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