INTERVISTA | Hologram Boy e “Defrag Punto Exe”

E’ disponibile su tutte le piattaforme di streaming e come NFT il video di Hologram Boy dal titolo Defrag Punto Exe realizzato in modalità ibrida con l’intelligenza artificiale in cui l’Autore si interroga sul valore dei frammenti che si ricompongono in nuove inaspettate forme. L’abbiamo intervistato per saperne di più…

Ciao Hologram Boy e benvenuto su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?

Ciao Silvia, molto piacere di conoscerti, e ciao lettori! Io sono Hologram Boy e la mia storia è quella di un contrabbassista jazz che ha suonato come professione per quasi 20 anni, e che poi allo scoccare della pandemia si è ritrovato disoccupato dalla sera alla mattina. E in quel vuoto, in quei momenti di incertezza, ha trovato forze che non pensava di avere ri-pensando e ri-creando tutta la sua vita. Il risultato è una ri-trovata salute psico-fisica e una nuova identità, Hologram Boy appunto, uno dei tanti sintomi della pandemia e tassello del mosaico di corrosione culturale in atto.

Come ti sei avvicinato alla musica? Quali sono stati i tuoi inizi?

Ho iniziato come tanti da bambino, obbligato dalla mamma ad andare alle classiche lezioni di pianoforte, e mi piaceva anche molto.

Contaminazioni e ispirazioni. Hologram Boy ascolta molto la musica di…?

La più grande fonte di ispirazione mi viene dal compositore Girolamo Frescobaldi, ma non per una motivazione artistica, piuttosto per il suo nome. Pensare che abbia avuto successo uno che si chiama in questa maniera, mi fa credere che ci sia speranza per tutti. Scherzi a parte, ultimamente ascolto spesso Ray Of Light di Madonna, disco che a suo tempo cambiò il modo di produrre i dischi e poi vabbè io sono ossessionato da Nevermind dei Nirvana, disco del quale ho fatto anche un fortunatissimo re-mastering, che va verso il 1.000.000 di ascolti e che potete trovare sul mio canale YouTube. Sono onorato che la Universal mi abbia permesso questo grande onore che corona un sogno personale.

Dietro il progetto Hologram Boy so che c’è un progetto molto articolato e complesso. Ce ne parli?

I primi tempi del lockdown, piuttosto demoralizzato, mi ero rifugiato nell’Oculus e nella realtà virtuale, ero arrivato a lavorare anche 15 ore al giorno con Cubase dentro il visore. E dunque la mia compagna (Miss Virtuality), chiaramente preoccupata, mi disse: “Stai diventando un’ologramma”. E ho capito che io già ero un ologramma! Il giorno dopo ho scelto il nome, comprato il dominio internet e registrato il marchio. Hologram Boy è un aspirante influ(o)encer multipiattaforma, e fa capo ad una serie di servizi per il Metaverso che mio cugino Lorenzo, con un team di 4 ingegneri sta sviluppando e di cui al momento purtroppo non posso parlare, ma credetemi, sono cose avveniristiche che continuano a spiegarmi ma che continuo a non capire. Quindi per concludere Hologram Boy è un laboratorio pandemico e post-pandemico, dove senza troppe inibizioni estetiche sto testando molti ambiti diversi in libertà e, partendo dal credo che l’arte debba seguire il mondo. Se scatto una foto oggi, non è come una foto scattata prima della pandemia. E bisogna guardare avanti e avere il coraggio di mettersi in discussione, di cambiare tutto, perché tutto è cambiato! Gli inglesi usano l’elegante parola “re-training” per intendere questo. Precisiamo che Hologram Boy al momento non lo conosce nessuno, siamo ancora all’inizio, stiamo esplorando e sperimentando, poi il seguito verrà… l’importante è che si sia creato questo laboratorio permanente a cielo aperto e poi vedremo dove ci porterà questo fluxus, intanto ci divertiamo.

Parlaci di NFT che cos’è e come mai hai deciso di creare l’NFT e il futuro del music business sul blockchain?

Credo che il modello di gestione del diritto d’autore basato sulla territorialità geografica abbia gli anni contati. Le stesse società di gestione stanno portando tutti i loro repertori sul blockchain, vedi da noi la SIAE che ha affidato l’incarico ad Algorando. Molti intermediari salteranno o verranno fortemente ridimensionati, è inevitabile. Quindi potere direttamente agli artisti, ma questa volta sul serio. E dunque quando ho visto che tutto mondo dell’arte cominciava a riversarsi on-chain con violenza, non sono riuscito a trattenermi e ho creato il mio primo NFT che si chiama “Silence” che è appunto l’hashing del silenzio e quindi tecnicamente oggi sarei il proprietario del silenzio digitale, e questo solleva questioni legali ma anche filosofiche. Ma la sfida sarà nel futuro quella di farmi pagare il silenzio dalle varie piattaforme, o magari di venderlo a Mark Zuckerberg, vedremo poi come saranno articolate le leggi del Metaverso tra qualche anno. E so già la domanda che mi stai per fare e allora ti rispondo. Sì, mi sono ispirato ai famosi 4’33 di John Cage, lui lo ha fatto in un teatro, io l’ho fatto sul blockchain. Poi vabbè, anche tutti i brani di Hologram Boy sono NFT, più divertenti sicuramente di una stringa di silenzio, ma concettualmente molti gradini più in basso.

Nella tua musica si percepisce chiaramente il gusto estetico per lo “sporco”, per il pixel, per l’interferenza. Dove hanno origine queste scelte?

Un sentimento diffuso che sento nelle persone è: “ridateci l’idea di futuro che avevamo nel passato”, e un’informatica ingenua incarna questo concetto. Oggi l’interferenza nel digitale, riporta alla mente un antico pensiero analogico, ancora umano. Oggi il pixel, il bit che salta è pura poesia, è carne che attraversa un muro di acciaio. Per non parlare della poesia del rumore e della neve (vedi Snowcrash di Stephenson)… e per estensione se ci pensi anche questa pandemia potrebbe essere catalogata come interferenza. A livello estetico, il mio gusto per lo sporco è inoltre una risposta diretta ai vari Ferragnez, ai comunicatori cosmetici… io esterno una realtà quanto più aderente a quello che vedono i miei occhi, io sto in periferia, mi divido tra gli schermi, e la mia Milano non è la Milano dei fighetti, della moda, degli affari… La mia Milano è come la mia zona (Zona 8 – “Cagnola”), un laboratorio di culture, di incontri, di nuovi linguaggi alla periferia della ragione, all’ombra delle Tre Torri scintillanti.

Defrag Punto Exe è il tuo nuovo brano che vede la partecipazione di Miss Virtuality, ce lo puoi raccontare?

Defrag Punto Exe nasce dalla domanda “Come ne usciremo dalla pandemia?” e la risposa che mi sembra più opportuna è “a pezzi!”. Con questo pezzo mi sono interrogato sul valore del frammento, del “pezzo” appunto. Perché non esiste per esempio l’amore in generale, quello è un delirio, ma esistono piccoli pezzi: una carezza, una cortesia, un sms, un moto sentimentale… E bisogna accettare la frustrazione del frammento e lavorare su quello. Dunque ho ammassato brandelli e pezzi, e grazie ad un algoritmo di machine learning, ho dato una qualche forma inaspettata e mercuriale a questi cumuli di macerie. E’ esattamente quello che l’architetto Bottini fece a Milano al Monte Stella, una collina creata ammassando le macerie dei bombardamenti della guerra e che portò all’elevazione di Milano, città pianeggiante per eccellenza. Io cerco di dare forma ai frammenti digitali, alle schegge della pandemia e di costruire anche io il mio “Monte Defrag”.  Defrag Punto Exe è il sistema di deframmentazione di Windows, cercate su Wikipedia come funziona.

Ci commenti e ci spieghi anche la frase “è l’alba della mia nuova carne”? Qual è il significato?

“La nuova carne” è un concetto che ho preso dal film Videodrome di Cronenberg, e che significa l’estensione del corpo e della mente nei vari devices, nelle varie protesi. Ma mentre Cronenberg parlava e pensava in analogico, io penso in digitale+AI. E con Defrag Punto Exe metto in guardia tutti: abbiamo una finestra di 5 anni per rimanere ancora umani. Poi, quando la transizione da Facebook a Meta sarà completata, la nuova configurazione cyborg dell’apparato psichico sarà lo standard occidentale. Ci tengo a dire che questi pensieri sono la mia personale traduzione dei concetti di un libro che mi ha illuminato e che consiglio a tutti dal titolo “Fuori di sé – da Freud all’analisi del Cyborg”, di Augusto Iossa Fasano (Edizioni ETS). Anzi, ad essere onesti ho proprio copiato e fatto mie molte idee del libro, ma come si dice, l’arte è furto.

Guarda il video di Hologram Boy

Da artista, come hai vissuto questi ultimi due anni tra lockdown e Covid? In questo mondo quasi post-pandemia come vedi l’evolversi dell’estetica artistica?

Onestamente mi aspettavo un po’ più di coraggio da parte di tanti artisti, che stanno continuamente ripetendo gli stessi pattern del pre-pandemia. Suonano le stesse cose, gli stessi suoni, le stesse estetiche. Io li esorto a fregarsene dell’approvazione della comunità artistica, che poi è una terribile illusione, e a guardarsi intorno e tirare fuori quello che hanno dentro. A tirare fuori anche lo schifo, che è quello che sto facendo io. Questo è un periodo d’oro, il periodo dove si può veramente sperimentare, osare e fare quello che uno sente intimamente. Questo è il momento dove si rimescolano le carte estetiche e siamo forzati nel presente. Un artista che non ha sentito il colpo, il trauma della pandemia, o che questa esperienza umana mondiale non traspaia nel suo fare arte, forse dovrebbe porsi qualche domanda… E’ cambiato il mondo, l’economia, è cambiata l’umanità, stiamo entrando nel Metaverso, e la rivoluzione AI si sta completando, suvvia! Questo è il periodo del cortocircuito estetico, è il periodo di provocare e di ripensare tutto; anche al fine di ribadire per contrasto la valorizzazione della cultura, delle categorie e dei canoni accettati e condivisi…. Quindi esorto tutti, anche i non artisti, ad inforcare la parrucca, e come ci fu il movimento della “Scapigliatura”, noi ora, Boheme digitali, faremo il movimento della “Parruccatura”, che sarà la miccia che da Milano farà esplodere il movimento Cyber-Dada a livello mondiale!

Se potessi collaborare con un musicista, del presente o del passato, chi sceglieresti?

In questo sono già servito! Sono già molto orgoglioso e parecchio soddisfatto di aver collaborato con i miei fratellini degli Sugarpie And The Candymen assieme al grandissimo Renzo Arbore, grazie ai meravigliosi Sabina e Adriano “il Prussiano”. Le esperienze grandiose fatte con loro in RAI, in tv e in radio, e in giro per i festival di tutto il mondo, spostandoci tra ristoranti, aerei, alberghi e Mercedes sgommanti, sono state l’apice della mia carriera, e probabilmente occasioni che non mi ricapiteranno più. Peccato che non mi sia goduto la festa fino in fondo, ma avevo problemi di salute che poi fortunatamente ho risolto. 

Prima di lasciarci, raccontateci quali progetti hai in serbo per il prossimo futuro…

Bella domanda… Al momento sono in attesa del mio rendiconto SIAE che arriverà a fine gennaio. Poi vedrò se posso continuare a fare il cretino con la parrucca, oppure se devo andare a lavorare al McDonalds.

Grazie Hologram Boy di essere stato con noi. Buona Musica

Grazie mille a te Silvia e grazie a tutti i lettori di Blog della Musica! Spero di avervi intrattenuto e interessato, vi auguro un 2022 che sveli nuove inaspettate opportunità!

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