INTERVISTA | Rino Gaetano raccontato da Carolina e Pierluigi Germini

Incontriamo per i lettori del Blog della Musica gli autori di Raccontami di Rino, Carolina e Pierluigi Germini, “figlia e padre” che in questo libro, nato come un dialogo, hanno deciso di parlare di quel ragazzo diventato suo malgrado icona per una generazione. Ecco l’intervista…

Raccontami di Rino è il titolo del libro scritto da Carolina e Pierluigi Germini su Rino Gaetano. Ancora un libro su Rino, direte voi? Ma questo non è uno dei soliti racconti stereotipati su quel genio indiscusso che fu il cantore del “nonsense” declinato in ogni sua forma.

Non è un semplice testo in cui è possibile ritrovare aneddoti letti e riletti di quello che per alcuni è stato una sorta di stornellatore moderno che prendeva di mira potenti e malcostume, ma che per me rimarrà per sempre uno dei cantautori più rappresentativi della musica italiana.

Avrei detto “il”, ma non vorrei che altri miei idoli si risentissero. Ma Rino Gaetano per chi lo conosce, e non lo ama semplicemente come fanno i più, è il rappresentante più puro di un certo tipo di canzoni. Mai banale, sempre diretto, innovativo e soprattutto attuale. Si può prendere una qualsiasi canzone di Rino per accorgersi di quanto la realtà che racconti non si discosti troppo, per fortuna ma molto spesso purtroppo, da quella attuale. Cambiano i nomi e le facce, ma “Il cielo sempre più blu” rimane rappresentativa di un’Italia che cambia tutto per non cambiare mai. Al contempo rimane intatta anche la capacità unica del popolo italiano di non arrendersi, perché un po’ più in là, un po’ sopra le nuvole il cielo rimane sempre più blu.

Benvenuti Carolina e Pierluigi Germini, raccontateci come vi è venuta l’idea di scrivere questo libro?

L’idea di scrivere questo libro nasce in un momento molto particolare: a marzo 2020, pochi giorni dopo l’inizio del lockdown e precisamente il 15 marzo, quando tutta l’Italia ha scelto di cantare Ma il cielo è sempre più blu sui balconi. Io e mio padre siamo rimasti molto colpiti dal fatto che tra tutte le canzoni abbiano scelto proprio quella come prima. Ci ha fatto capire quanto Rino sia amato e quanto le persone vedano in lui una figura di riferimento,  un amico a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà,  come  lo era quello che stavamo vivendo. E così ho sentito il bisogno di chiedere a mio padre, che suo amico è stato davvero, di raccontarmi gli anni trascorsi insieme.

Pierluigi, ci dica, com’è stato essere amici di Rino Gaetano?

È stato molto naturale. Era un ragazzo normalissimo, non ha mai assunto atteggiamenti da divo e i giorni passati insieme erano come quelli di due coetanei qualsiasi che amavano la musica e mangiar bene in posti semplici insieme ad altri semplici amici.

Rino, dal 1974 al 1980, ha realizzato 6 album, una discografia ricca di perle che raccontano l’Italia di quei tempi da “L’operaio della Fiat “La 1100””, in Ingresso Libero, a “Capofortuna” di “Nuntereggae più”. Brani, forse meno noti al grande pubblico, ma non per questo meno emblematici. Come nascevano le sue canzoni?

Rino era una grande osservatore della realtà, una polaroid vivente! A volte capitava che al ristorante gli venisse un’idea e allora si affrettava ad appuntarla su un tovagliolo. Le notizie di cronaca e  la politica erano un altro dei mondi a cui attingeva. Non a caso nel suo ultimo all’album, E io ci sto, è ritratto con un giornale in mano. Basta ascoltare un brano come Ping pong per capire….

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Raccontami di Rino di Carolina e Pierluigi Germini

Un’altra caratteristica di Rino Gaetano era cantare l’amore senza dire “ti amo”. Mi viene in mente “Supponiamo un amore” dell’album Aida o “Sfiorivano le viole” in Mio fratello è figlio unico. Qual era il suo rapporto con le canzoni d’amore? Una necessità o un altro modo di esprimersi?

Non ha mai amato raccontare i propri sentimenti per una donna, ha sempre fatto capire che c’era una lei nelle sue canzoni ma senza mai renderla il punto focale di un suo testo, magari la vedeva più come un’ancora di salvataggio in un mare di ingiustizie. In un’intervista disse che non voleva parlare d’amore per non rischiare di compromettere la sua storia d’amore.

Nel libro “Raccontami di Rino” si può leggere come il cantautore facesse parte di una scuderia di tutto rispetto comprendente anche Francesco De Gregori, Riccardo Cocciante e Antonello Venditti. Se Rino Gaetano nascesse in questi anni, sarebbe possibile per lui emergere?

No, non sarebbe possibile né per lui né per gli altri grandi cantautori che hai nominato. Verrebbero macinati nell’impasto inclemente dei Talent.

Nell’ultimo disco “E io ci sto”, nella canzone che dà il titolo all’album cantava “Mi dicono alla radio, statti calmo, statti buono, non esser scalmanato, stai tranquillo e fatti uomo. Ma io con la mia guerra voglio andare sempre avanti e costi quel che costi, la vincerò non ci son santi”. Lei che lo conosceva bene, quanto era faticoso essere Rino Gaetano?

In E io ci sto, Rino canta con tutta la sua forza di esserci ancora, veniva dal disco precedente che non andò benissimo, e credo che con quel brano volesse ricordare al suo pubblico quante fossero le ingiustizie che aveva rappresentato fino a quel momento e che voleva continuare ad urlarlo a tutti. Non era facile essere Rino Gaetano perché scriveva e cantava cose che non tutti, anzi pochi capivano.

Consigli ai nostri lettori 3 canzoni di Rino, assolutamente da scoprire, tolte le note che ogni tanto sono utilizzate.

Sicuramente Ad esempio a me piace il sud, Fabbricando case e Tu forse non essenzialmente tu.

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