Rossana De Pace ha da poco fatto uscire il suo singolo Terra madre, per New Model Label. Le facciamo qualche domanda.
Ciao Rossana De Pace! Benvenuta. Ci descrivi com’è un tuo concerto tipo?
Ho preparato tre set differenti: In band, in duo ed in solo. Ognuno è potente a modo suo, io ci tengo particolarmente a questa parte, è quella che mi diverte di più ed è anche la più utile per comunicare il messaggio che voglio mandare a livello tematico, ma anche sensibile. Solitamente in solo suono con chitarra acustica, processore vocale, looper ed una tavoletta di legno amplificata con cui costruisco groove e atmosfere dilatate. In duo si aggiunge una chitarra elettrica ed un basso, mentre in band siamo quattro e si aggiungono batteria drum pad e synth bass. Ad ogni modo il live è un viaggio, le canzoni sono legate da una narrazione. Mi piace parlare durante i live perché da ascoltatrice apprezzo quando riesco a vedere la persona oltre l’artista, per annullare la distanza platea-palco. Riesco ad empatizzare meglio e ad entrare nel flusso di quelle parole oltre che della musica; amo farmi in quel mondo e uscirne con qualcosa in più in tasca o nel cuore. Io tento di farlo sempre, è la mia missione oltre che il mio naturale modo di condurre un’esibizione dal vivo.
Quando e come ti è venuta voglia di scrivere una canzone dedicata alla tua “Terra madre”?
L’ho scritta l’ennesima volta che facevo le valige per andare via. Sono Pugliese, vivo in giro per l’Italia da quando avevo 19 anni e in particolare, dopo il primo anno che ho vissuto stabile a Torino, tornando ho scoperto la tenerezza di tante cose quotidiane che davo per scontate, ma che avevo perso andando via ed ho assaporato davvero il dolore di ripartire. Più vado avanti e più partire lo sento pesante perché sempre meno riesco a fermarmi. E’ sempre più difficile guardare i tuoi genitori che ti mollano sul treno senza scovare nei loro occhi lucidi anche il tuo dispiacere.
Ma la mia irrequietezza non mi permette di non partire e sento che questa libertà la posso vivere serenamente perché ho un posto dove tornare che “mi manca, ma mi aspetta e non c’è volta che non si fa trovare”.
In un’intensa canzone di qualche anno fa, concludi così: “Dimmi cos’è rimasto? Solo fuoco, un dolore al petto, e un caffè amaro, senza zucchero”. Lo sai che il vero caffè si beve senza zucchero?
Lo bevo senza zucchero, sì, ma non è sempre stato così. Quel pezzo intendeva, in maniera parecchio criptica, la voglia di distaccarsi dalla presenza estenuante di una persona che fisicamente era assente che si manifestava in ogni cosa della quotidianità, anche nel numero di cucchiai di zucchero nel caffè. L’idea di metterne “almeno uno in più” consisteva nel riprendersi le proprie abitudini senza quella persona, di scegliere per sé senza farsi condizionare più. Però è stata scritta nella fase in cui questo gesto era ancora difficile da attuare perché quell’assenza faceva ancora male. Quando perpetui il dolore, lo fai diventare una tua abitudine, ci convivi, come quando inizi a bere il caffè amaro. Anche se ho ripreso in mano la mia vita, non riesco più a bere il caffè zuccherato come una volta. Quell’assenza mi ha lasciato così, un caffè senza zucchero che bevo tutt’ora.
Tornando a “Terra madre”, la copertina è molto floreale. Dov’è stata immortalata? E quello specchio ottagonale ha un particolare significato?
In campagna dei miei nonni in Puglia. Per lo shooting e le riprese del video mi sono presa una settimana di residenza artistica con Isabel Rodriguez Ramos che si è occupata di tutta la parte estetica del progetto e abbiamo sperimentato un po’. Grazie per la domanda sull’ottagono! Assolutamente, ha due significati: è il simbolo dello stemma regionale pugliese, un piccolo indizio della destinataria della dedica (nello stemma indica le fondamenta di Castel del Monte di Andria all’interno del quale c’è un ulivo, simbolo di pace e fraternità). L’ottagono però simboleggia anche l’equilibrio tra le diverse forze del cosmo che coesistono in armonia. Lo specchio per noi rappresenta “Terra madre” come casa in quanto luogo geografico, ma anche e soprattutto il mondo come casa collettiva e noi come parte di esso, in armonia con il tutto.
Com’è nata la canzone di reazione “Blabla”? È uno sfogo tuo personale, o lo percepisci come generazionale?
È partito come uno sfogo personale, percepito come la bandiera di una generazione che non vuole più sentirsi dire che non ha ideali, principi e voglia di fare niente solo perché quello in cui crediamo diverso da quello dei nostri genitori che non riescono a contestualizzare. Anche in questo EP e nei live io sottolineo il cambio di prospettiva: non siamo più figli del sacrificio per il lavoro a discapito della vita come i nostri nonni, grazie ai quali viviamo ancora di rendita. Siamo una generazione complessa, ma che ha voglia di riformulare gli ingredienti per un’esistenza felice, dove la qualità della vita è una priorità.
Qualche sogno nel cassetto da raccontarci?
Vivere di musica, da sempre, non è mai cambiato. Sogno di vivere con poco facendo cose straordinarie. Suonando le mie canzoni in tour infiniti, fermarmi per scrivere, vivere in viaggio fermarmi per amore e poi ripartire. Sono in una fase della vita dove sto definendo i miei veri desideri e mi sto ripulendo da quelli superflui. Vorrei essere felice sentendomi libera di gestire il mio tempo. Per ora so che nella mia esistenza deve esserci l’amore, relazioni umane consolidate e nuove raccolte dai viaggi, dalla musica in tutte le forme in cui si può sperimentare. Deve esserci la ricerca artistica, la percezione del presente (ne vorrei una dose in tasca da prendere ogni volta che la perdo), entusiasmo. Voglio davvero riuscire trovare il senso della vita nella vita stessa. Vivere per vivere e vorrei trovare uno stile di vita che mi aiuti a coltivare questo spirito perché so che quando accade, ho il potere di far succedere delle cose incredibili.
Fai un saluto alle lettrici/lettori del Blog Della Musica. Se ti va, scrivici un pensiero in libertà!
Prendetevi il tempo per fermarvi e ricominciare a camminare al ritmo delle vostre intenzioni. Poi fatemi sapere che ne pensate dell’EP e magari ci vediamo live! Un abbraccio, grazie! Ross