INTERVISTA | IPPOLITO: un “Piano pop” sotto al sole

Il cantautore campano Ippolito torna in scena con un nuovo disco dal titolo Piano pop, ormai già fuori quanto basta per raccogliere riscontri e pubblicazioni e noi ci accodiamo ai tanti che ne parlano, affascinati come possibile da questa rilettura intima, pulita, elegante e di solo pianoforte delle grandi colonne del pop d’autore italiano, da Totò a Tiziano Ferro passando per tantissimi come Ramazzotti e Pino Daniele. C’è tanto, ardua scelta nelle mani di Ippolito che ha voluto ricantare la storia pop(olare) italiana a modo suo… un disco di carattere e di semplicità.

Ippolito in scena con un nuovo disco. Perché il pianoforte, perché soltanto il pianoforte… perché questa scelta assai precisa?
Ci tenevo a spogliare dei grandi classici della musica italiana dal loro sound originale e vedere cosa sarebbe successo. Il pianoforte è l’unico strumento che suono, almeno per il momento, poi chissà vorrei imparare a suonare la chitarra. La scelta di rielaborare ai raggi x queste canzoni deriva dal fatto che ero alla ricerca di originalità. Senza questa rielaborazione, sarebbe stato puro karaoke e non avrebbe avuto senso.

La bellezza di una donna, di un’amore, di una canzone… il tuo disco l’ho voluto leggere anche come inno in difesa di un certo romanticismo che torna ad ispirare i poeti. Cosa ne pensi?
Di sicuro la musica degli anni 80 e 90 è stata scritta per corteggiare una donna. Io sono un romantico e per potermi emozionare, devo ricorrere a quegli anni. Anche quando scrivo le mie canzoni, conservo quella metrica, quelle timbriche alle quali sono molto legato. Non voglio polemizzare, ma le canzoni odierne hanno ben poco a che vedere con quel brivido lungo la schiena che solo un brano pop del secolo scorso può regalare. Cambiano le mode e quest’ultime modificano anche la sensibilità dei più giovani che non sanno più corteggiare e i brani attuali forse, ne sono il sintomo.

Oggi secondo te la musica che radici ha e che linguaggio sta sfoggiando?
Siamo immersi dal rap e dalla trap…. boh non so come si dice. Insomma ci siamo capiti, il bel canto non esiste più. Lo studio delle armonie ha lasciato il posto ai suoni in sequenza, ragion per cui, la musica che ascoltiamo è piatta, diciamo una suoneria per cellulari, il tutto finalizzato dalla voce del “cantante” che anziché cantare, recita un monologo.

Spesso ci troviamo incapaci di codificare le nuove forme dell’arte… secondo te perché? Sono davvero così discutibili o forse siamo noi a non avere gli strumenti?
A questa domanda davvero non so risponderti, mi sento impotente io per primo. Mi piace pensare che forse, un po’ siamo noi a non riuscire a decodificare, e spero che tra non molto, la musica asettica delle nuove generazioni possa fondersi con il ritorno del vecchio stile. Dico questo perché ho 40 anni e ho paura di finire fuori mercato, il mio incubo peggiore. Vorrei poter continuare a fare musica e francamente solo questo so fare, non mi ci vedo a fare un altro mestiere.

Il futuro immediato di Ippolito? Un altro “Piano Pop” o un disco di inediti? E saranno in piano solo?
All’orizzonte c’è un album di inediti, uscirà a settembre 2021 e verrà anticipato da un singolo, la prossima estate. Per quanto riguarda le cover, preferisco passare la palla ad altri, il mondo è pieno di gente che canta la sera nei locali. Io il mio l’ho fatto, “Piano pop” è stato un omaggio agli autori che amo di più, una bella esperienza che ricorderò a lungo, ma ora il tempo è finito. Da Gennaio devo tornare a pensare alle mie canzoni, sono un cantautore e mi così mi piacerebbe essere ricordato.

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