J Crist, al secolo Giuseppe Cristiano, è un musicista e storyboard artist italiano. Dopo aver vissuto e lavorato per oltre 25 anni all’estero, è finalmente rientrato in Italia. L’abbiamo incontrato e tracciato con lui quello che è stato il suo percorso artistico e i suoi progetti futuri…
Ciao J Crist e benvenuto su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?
Mi chiamo Giuseppe Cristiano e sono della provincia di Caserta. Sono attivo dagli anni 80. Suono principalmente tutti gli strumenti nelle registrazioni che realizzo nel mio home studio. Negli anni ho sperimentato un po’ tutti i generi, dal punk al pop rock, elettronica, lo-fi, prog, etc…
Tra i miei vecchi gruppi di gioventù figurano gli Spengripp (free jazz, rock, fusion) dove al basso suonava Ferruccio Spinetti che poi entrò a far parte degli Avion Travel. Una band Reggae&Roll chiamata Great Medley che a volte contava anche 12 elementi. Seguì un Duo prog-pop sperimentale chiamato Beat Out e recentemente alcuni nostri brani sono stati pubblicati in varie compilation della rivista inglese Prog Magazine. Orange Cash, un gruppo indie pop rock che suonò in alcuni locali romani e a Radio Rock.

I tuoi inizi con la musica come sono stati?
Ho iniziato da autodidatta, a casa mio padre aveva vari strumenti: un piano, una chitarra acustica, un organo di quelli a due tastiere e pedaliere. Così mi arrangiavo a rifare le canzoni che ascoltavo e pian piano cominciai a scrivere le mie. I primi passi li feci usando due registratori per aggiungere ogni volta una traccia nuova alla canzone che stavo creando. Avrò avuto 12 o 13 anni, credo. Mi mandarono a lezioni di piano ma durò poche settimane. Ho imparato a suonare pian piano da solo.
Quali sono gli artisti che influenzano le tue scelte musicali?
Sono tantissimi, a cominciare dai Beatles, Genesis, Zappa, King Crimson, Yes. Negli anni ’80 credo c’è stato il climax con Police, Talking Heads, Talk Talk, The Smiths giusto per nominarne qualcuno ma la lista è lunghissima.
Una lunga carriera musicale alle spalle, molte le band di cui hai fatto parte. Quali sono le esperienze che maggiormente ti hanno fatto crescere come musicista e come persona?
Non sono state grosse esperienze in generale anche perchè eravamo tutti abbastanza giovani e alle prime esperienze da palco, diciamo che sono entrato nel mondo della musica più con il mio lavoro di storyboard artist lavorando per svariati video musicali (Radiohead, Madonna, Roxette, Cardigans etc.) con registi pionieri del genere come Jonas Åkerlund o Johan Reinck e tanti altri. Per l’Italia realizzai come regista un video animato per gli Avion Travel l’anno in cui vinsero il Festival di Sanremo, il brano si intitolava L’Astronauta. E poi l’aver incontrato alcune di queste star come i Radiohead per i quali la casa di produzione dove lavoravo all’epoca realizzò il video Paranoid Android. L’avere incontrato i vari produttori, manager eccetera mi ha permesso di scoprire questo mondo da dietro le quinte.
Poi dopo ti sei trasferito all’estero… ci racconti qualcosa?
Non riuscendo a trovare la mia dimensione e direzione a Caserta e parlo degli anni ’80 mi recai prima a Milano dove avevo preso contatti con alcuni editori di fumetti e poi Roma. Cominciai quindi a collaborare con alcune case editrici, prima come sceneggiatore e poi come disegnatore.
La musica era in quel periodo solo un’occasione di svago e non ci pensavo come professione. Anche perchè con i vari gruppi diventava sempre più difficile proseguire. Ognuno prendeva una strada diversa come succede nella vita. Io avevo altri obiettivi in quel periodo e pian piano stavo realizzando ciò che poi alla fine è diventata la mia professione. Ma mi rendevo sempre più conto che sarei dovuto andare all’estero. Decisione che non fu tanto difficile. In quel periodo avevo incontrato una ragazza svedese e così di li a poco mi ritrovai a Stoccolma.
Ora J Crist lavora nell’ambito della cinematografia. Ci racconti come è avvenuto questo passaggio e di cosa ti occupi esattamente?
Lavoro come storyboard artist. Quando mi trasferii all’estero mi portai dietro il mio portfolio di lavori vari come artista, fumettista e sceneggiatore. Mi presentai presso case editrici Scandinave e pubblicai diverse cose fino a quando cominciai a proporre delle sceneggiature. Fu durante uno di questi incontri che un produttore mi offrì all’improvviso l’opportunità di lavorare per una serie televisiva che stavano sviluppando. Così dalla sera alla mattina mi ritrovai con un mio ufficio e svariate produzioni sulla mia scrivania. Ho lavorato con questa società alla quale poi si aggiunsero altre co-produttrici tra le quali l’americana FOX per alcuni anni ma nel frattempo avevo già cominciato a muovermi da freelancer contattando altre società di produzione, pubblicità, video etc. Pubblicai anche il mio primo libro e da li in poi mi si aprirono tantissime porte.
Ti è capitato di occuparti anche dell’aspetto musicale di alcuni film ai quali hai lavorato?
Non per film con i quali ho lavorato direttamente ma ho avuto l’opportunità di realizzare alcune colonne sonore di film indipendenti americani per lo più. Tra questi un film indie intitolato Better Days per il quale oltre ad alcuni brani orchestrali che avevo composto figuravano anche brani del mio gruppo Orange Cash, purtroppo la prima del film fu programmata la settimana dopo l’11 settembre. Difatti io mi trovavo su un aereo diretto a New York il giorno dell’attentato che avvenne credo un paio d’ore prima del nostro arrivo. Il mio aereo fu ridiretto a Montreal e da li un paio di giorni dopo riuscii a raggiungere New York in Bus. Il regista mi prelevò e andammo alla prima che si tenne a Philadelphia senza ovviamente nessun glamour. Dopo di che ho realizzato le musiche di un documentario su un veterano della guerra del golfo credo nel 2004 e alcuni cortometraggi.

J Crist, la cultura in genere all’estero da maggiori possibilità a chi vuole lavorare della propria arte? Siano essi musicisti, attori, ballerini, ecc…
Si, ma non si tratta solo delle possibilità magari offerte dagli enti o istituzioni, è anche importante come collaborano i vari artisti tra di loro. In un certo senso c’è meno competizione rispetto che da noi, nel senso che all’estero non ho sentito quella sensazione di ognuno che si cura il proprio orticello. Non so se rendo l’idea. E comunque è anche vero che ci sono molte più opportunità…
Secondo J Crist come è cambiato il panorama musicale italiano negli ultimi decenni, visto anche le tue esperienze fuori paese?
Un po’ difficile da dire per me poiché sono stato via per più di 20 anni e nello stesso tempo non ho seguito molto il panorama musicale italiano. Infatti ancora adesso casco dalle nuvole appena mi viene nominato un gruppo o un artista.
Ora che sei rientrato in Italia quali saranno i tuoi progetti lavorativi e musicali?
Al momento sto pubblicando diversi libri, prossimamente è in arrivo un mio romanzo già pubblicato in inglese intitolato “Guitar from Hell” e, sempre rimanendo in tema musicale, sto lavorando su un paio di progetti. Poco prima della pandemia ho realizzato una Graphic Novel, intitolata 2.40:1, con colonna sonora registrata dall’amico Emilio Di Donato del duo prog-pop Beat-Out, di cui vi parlavo prima, un vecchio progetto di circa 30 anni fa che abbiamo rispolverato e spero riusciamo anche a finire un nuovo album in un futuro non troppo lontano.
Social, streaming e contatti
- Official website: https://jcrist-music.com/
- Blog with most recent previews: http://jcrist.tumblr.com/
- Instagram: @giuseppe_cristiano
- Facebook: https://www.facebook.com/peppecristiano
- Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCqiCIrMJ7XpgyCGBAZ0Uvfg/playlists