Kantiere Kairòs è una christian band nata nel 2008 dall’esigenza di esprimere, con la loro musica, la quotidiana conversione all’amore di Dio. Li conosciamo meglio in questa intervista in cui ci parlano della loro musica, ma non solo…
Ciao Kantiere Kairòs, vi presentate ai nostri amici? Chi siete, cosa fate, come mai questo nome?
Ciao a tutti. Il “Kantiere” è una band pop-rock cristiana che nella sua pianta stabile è formata da 5 persone, Jo Di Nardo, Davide Capitano, Roberto Sasso, Gabriele Di Nardo e Antonello Armieri. Pianta stabile poiché ci sono gli altri operai comunque indispensabili che contribuiscono con i loro supporti materiali e spirituali alla causa, come l’ufficio stampa, i sacerdoti ed ovviamente le nostre famiglie. Il nome indica che è sempre giusto il momento per la propria conversione, ma indica pure che l’impegno che ne consegue dev’essere costante e duraturo, appunto come un cantiere sempre aperto.
Da quali esperienze musicali provenite?
La musica ha sempre fatto parte della nostra vita. Conservatorio, hobby, lavoro. Ognuno di noi vive con, per e di musica a partire dalla nostra (lontana) adolescenza.
Come è iniziata la vostra strada verso la christian music?
A dire il vero non è tanto il come, bensì il quando, poiché il vivere le nostre piccole comunità parrocchiali attraverso il coro, ha reso naturale il passaggio dall’ambiente prettamente liturgico alla comunicazione musicale ad ampio raggio. Mentre il momento propizio lo abbiamo avvertito nel 2013 dopo un pellegrinaggio mariano in terra bosniaca.
Cosa vi ha spinto a mettervi in gioco sul terreno della Christian music: più la “fede” o la “religione”?
Sicuramente la fede. Avendo preso coscienza della presenza e dell’amore infinito di Dio in ogni singola cosa (nella bellezza del mondo, nel palpito del cuore, nel calore dei sentimenti, nella felicità come nel dolore, persino nel Suo apparente silenzio, che invece impreziosisce ulteriormente la sconfinata libertà dataci), abbiamo sentito l’esigenza di urlare a tutti la Speranza e la Salvezza di cui ognuno può godere, se soltanto apriamo gli occhi ed il cuore a Dio.
Il Soffio è il vostro primo album, uscito da qualche mese. Autoprodotto o siete riusciti a trovare chi ha creduto in questo progetto?
Partendo dalla volontà di non trattare la fede in termini economici, abbiamo preferito investire personalmente in tutte le fasi costruttive del Kantiere: disco, video, comunicazione. Scelta dimostratasi giusta, poiché anche coloro che non avrebbero mai pensato che Gesù potesse entrare nelle programmazioni radiofoniche laiche, si sono dovuti ricredere.
Per quanto riguarda i testi qual è il messaggio che volete arrivi alle persone che vi seguono?
Ognuno di noi nella vita tocca almeno una volta il fondo. Ricordare alle persone che a prescindere da come vadano le cose, c’è sempre speranza (poiché siamo già stati salvati), è più utile e necessario di quello che si crede. Parlare di fede, parlare di gioia, parlare di mistero divino e di dolore dignitoso delle persone, è quasi un tabù nel linguaggio quotidiano. Senz’altro fanno più notizia gli omicidi, le implosioni politiche e gli scandali, che non la bellezza del creato data ormai per scontata o il sorgere puntuale del sole. È l’amore nelle sue infinite sfaccettature che accetta gli immigrati, è l’amore che fa evitare guerre ed attacchi terroristici, è l’amore che ci dà anche la forza di perdonare e ricominciare. È sempre l’amore ad alimentare la pace di cui necessitano tutti i cuori del mondo. È dall’amore che parte ogni cosa. E noi vogliamo cantare questo: rinascita, fede, amore e speranza.
Quali difficoltà vi trovate ad affrontare nell’ambiente musicale per poter promuovere la vostra musica?
Sembra strano dirlo, ma concretamente non abbiamo avuto grosse difficoltà nel far circolare la nostra musica nell’underground dell’esistenza virtuale. Non parliamo ovviamente dei grossi network. Ciò che ci crea un po’ di difficoltà, è provare a spiegare a parole quel che facciamo. È per questo che come primo approccio, preferiamo che a parlare sia la nostra musica e non noi.
Quali sono gli spazi in Italia dove gli artisti christian possono “esibirsi”? Ovvero possono portare il loro messaggio? Le chiese? Le parrocchie? Le piazze? Raccontateci la vostra esperienza…
Gli spazi in teoria sono ovunque. Già il fatto stesso di porsi il problema del dove potersi esibire, presuppone una difficoltà che viene alimentata da noi stessi. Urlare le ingiustizie sociali, le difficoltà sentimentali, addirittura presenze nefaste nelle canzoni e nei vari generi musicali, può essere considerata ormai una cosa normale, una consuetudine accettata da gran parte degli ascoltatori. Per quale motivo allora parlare di vita, di mistero, di pace e di gratitudine nei confronti del semplice respirare, dovrebbe ancora essere un problema? Solo perché qualcuno associa l’esistenza non ad una casualità galattica, ma alla meravigliosa creatività artistica di Dio? In ogni caso la nostra esperienza ci ha dimostrato proprio la fattibilità nei più svariati luoghi: abbiamo suonato nelle chiese, nelle piazze, nei pub e nei teatri (oltre al prossimo appuntamento nelle carceri di Cosenza).
Musicalmente cosa pensate della christian music in Italia oggi?
Che effettivamente si potrebbe osare di più. Un dato di fatto è che la musica cristiana soprattutto in Italia, traccia dei confini di suddivisone molto netti, dove da una parte stanno i credenti, e dall’altra il resto del mondo. A meno che non si utilizzi un linguaggio neutrale, che pur andando a pescare nel terreno della fede, non nomini mai Dio e gli elementi del Credo cristiano. Ovviamente quest’ultima categoria riesce ad esistere nell’ambito commerciale nazionale senza alcun problema (per i motivi di cui sopra).
Ciò che invece piacerebbe al nostro Kantiere, è proprio quello di trovare una via di mezzo linguistica, quella libertà di espressione che per spontaneità e senso di dovere, nomina le cose con il loro nome in piena normalità e senza turbare o urtare chi non è abituato, se non all’interno dei canoni liturgici.
E la christian music è più cattolica o evangelica?
Sicuramente il repertorio musicale pop evangelico è di per sé più ricco rispetto a quello cattolico semplicemente per il fatto che all’interno delle funzioni religiose, i fratelli evangelici sono soliti suonare gli strumenti tipici della musica leggera (batteria, basso, chitarra elettrica, ecc.). Ma un Gesù rock non è certamente catalogabile in base alle scelte spirituali.
E come mai gli evangelici sembrano avere molti meno problemi nel promuoversi a livello musicale rispetto ai cattolici? Anzi l’uno esclude l’altro… Non dovrebbe essere lo stesso messaggio universale che si va a divulgare?
Come dicevo prima, la voglia di riascoltare le canzoni pop eseguite durante le funzioni evangeliche al di fuori da quel momento, determina già una domanda di acquisto. Ovviamente a livello storico sappiamo che noi cattolici, avendo trattato la musica cristiana fino al Concilio Vaticano II associata quasi esclusivamente a momenti di preghiera solenne e quindi liturgici (con uno stile musicale lontano da generi radiofonici, e quindi popolari) abbiamo iniziato un percorso alternativo musicale pochi decenni fa. Forse è arrivato il momento di creare la domanda anche per noi cattolici.
Prima di lasciarci, raccontateci quali progetti avete in serbo per questo 2016.
Sicuramente suonare il più possibile, per pregare il più possibile insieme a più persone possibili. I luoghi e le circostanze verranno da sé. L’importante è non stancarsi mai di parlare di questo ragazzo straordinario che con la sua sconfinata passione per la vita è stato ed E’ di esempio a tutti noi.
Parlare di Sua Madre, del Suo incondizionato ed infinito amore per l’umanità.
Parlare degli uomini e delle donne che sono riusciti a rendere la propria esistenza altrettanto esemplare, seguendo i suoi insegnamenti.
Parlare di tutti gli esseri umani, della forza, del bene e del male, dell’amore nascosti in tutti noi.
Parlare di cosa necessità l’umanità, indipendentemente da ogni suo credo: La Pace!
Grazie Kantiere Kairòs, buon lavoro!
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