INTERVISTA | Kose, rapper e insegnante di Religione: “Ai bambini insegno ad essere se stessi”

L’occasione di questa intervista è arrivata con Guernica, il nuovo video che Kose, artista di Mantova, ha proposto qualche settimana fa con la produzione di Cosmophonix e la regia di Peter Marvu.

Non conoscevo questo artista. Così, ho iniziato ad ascoltare la sua musica, a leggere la sua biografia e qualche sua intervista. In un periodo storico come questo, fra terremoti, ingiustizie sociali, pandemie credo sia davvero “challenging” portare avanti un Credo. Lo è per me, come per molti. Quando ho scoperto che Kose, oltre ad essere un rapper, è anche molto vicino alla religione e al Vangelo (insegna anche religione a scuola), ammetto che avrei voluto orientare la nostra chiacchierata solo su questo. Lui è tranquillizzante. Buono. Aperto. Traspare a ogni sua parola e anche ascoltando il suo ultimo pezzo, Guernica. Se vi approcciate a lui e, come me, non lo conoscevate… dategli una possibilità. E, soprattutto, leggete la sua intervista. Persone così sono rare. Dovrebbero essercene di più. Oggi manca proprio questo… la positività, la speranza e l’altruismo.

Benvenuto sul Blog della Musica. Ti andrebbe di presentarti brevemente e di dire ai lettori chi sei artisticamente?
Ciao e grazie per questa occasione che mi offrite per parlare un po’ di me. Sono Gianluca Cosentino in arte Kose, rapper di Mantova.

Fai musica da tantissimo. Da quello che ho capito il tuo disco ufficiale, Animadvertere, è uscito nel 2019. Giusto? Come mai è uscito qualcosa di ufficiale dopo così tanto tempo?
Perché ho dedicato tempo ai miei studi, a mia moglie, alle mie figlie, al mio lavoro di insegnante che ho considerato prioritari e che mi hanno dato e mi stanno dando numerosissimi input che poi si riversano nella scrittura. Se mi guardo indietro posso dirti che mi sono avvicinato al rap da adolescente dopo aver visto un programma fortissimo che era “Mtv Yo Raps”. Da lì a poco mi sono appassionato all’arte del freestyle. Ho avuto un periodo molto importante legato alla scena hip hop della mia città, come mc per gli eventi locali legati al breaking e a jam. Non pensavo però a fare dischi. Mi sono sempre detto che se mai ne avessi fatto uno, doveva essere con dei contenuti. Non volevo fare un album solo dimostrativo delle mie skills come rapper. Ho sempre amato più arti contemporaneamente e negli anni ho frequentato numerosi ambienti non solo legati alla musica. Ho anche sperimentato il teatro e l’animazione nei villaggi turistici anche se per un breve periodo. A 23 anni però è avvenuta una svolta importante, uno spartiacque: ho fatto l’esperienza di un amore immenso non giudicante e liberante con la misericordia di Dio. Detta così può sembrare una follia e soprattutto fuori luogo con il mio percorso artistico, in realtà è stato l’inizio di un cammino che ha messo in discussione molte cose che ritenevo importanti fino ad allora. Nel mio caso ho voluto mettere tutto in stand-by e ho cercato di approfondire anche razionalmente quanto mi stava accadendo iscrivendomi all’Istituto Superiore di Scienze Religiose che mi ha poi permesso di diventare insegnante di Religione nella scuola primaria. Una cosa davvero incredibile se pensi che ho sempre odiato la scuola come istituzione. Durante questo periodo ho comunque continuato a scrivere e a fare freestyle. Ho anche avuto moltissime occasioni in cui sono stato invitato a parlare della mia esperienza di fede in teatri, oratori, piazze, bar, un po’ ovunque, ma anche parallelamente a esibirmi come rapper in alcune jam della mia città. Al termine di questi incontri si avvicinavano parecchie persone a chiedermi se avessi un cd da vendergli. Così, a poco a poco, si è fatta avanti questa idea, che però continuavo a glissare. Intanto gli anni passavano come i minuti. Il caso poi ha voluto che incontrassi Kidd Peko, un beatmeaker della mia città, intenzionato a produrmi le strumentali per un disco. Solo che nel frattempo non avevo più 20 anni!

“Non pensavo però a fare dischi. Mi sono sempre detto che se mai ne avessi fatto uno, doveva essere con dei contenuti. Non volevo fare un album solo dimostrativo delle mie skills come rapper.”

Quali sono i contenuti del disco? E perché questo titolo?
Il disco parla di me e di quello che ho compreso fino a questo momento. Ho raccolto alcune riflessioni che mi stavano a cuore e le ho semplicemente condivise. “Animadvertere” significa “volgere l’anima”. È una parola che mi ha colpito dal primo momento che l’ho sentita perché riassume perfettamente quello che ho provato interiormente lungo tutti questi anni. Ho fatto più volte l’esperienza di volgere l’anima verso la fonte della gioia, lontano da ciò che non mi rende felice. Inoltre mi ero ripromesso che se mai avessi fatto un disco lo avrei certamente intitolato così. E così è stato.

Se non sbaglio però il tuo singolo Guernica non fa parte del disco…
Esattamente. Il singolo farà parte di un album che attualmente è in lavorazione.

Come è nato il pezzo e con quali tipi di presupposti?
Il brano è nato per “caso”. Stavo rientrando a Mantova da Roma e mentre percorrevo la Via Aurelia costeggiando a tratti il Mar Tirreno ricevetti una strumentale e senza pensarci troppo presi il registratore vocale e cominciai a improvvisare. Ricordo che ero particolarmente sereno per svariati motivi. La sera prima avevo tenuto un concerto ed ero ancora felice per questo, inoltre stavo ripercorrendo con la mente le innumerevoli esperienze che avevo vissuto negli anni fino a quel momento. Avevo stupore e gratitudine, ma non è sempre stato così, anzi. C’è stato un lungo periodo che va dall’adolescenza fino a quell’incontro con Dio avvenuto a 23 anni, che mi sembrava di non vivere veramente. Sicuramente il mio malessere era dato anche dal non trovare un senso del mio esserci nel mondo. Mi è venuto così alla mente il quadro di Picasso e mi sembrava l’icona perfetta per come stavo allora: frammentato e da più parti bombardato. Una volta arrivato a casa avevo praticamente entrambe le strofe e il ritornello.

“Sicuramente il mio malessere era dato anche dal non trovare un senso del mio esserci nel mondo. Mi è venuto così alla mente il quadro di Picasso e mi sembrava l’icona perfetta per come stavo allora: frammentato e da più parti bombardato.”

Ho letto che non miri ad essere definito un rapper Cristiano. E’ sbagliato definirti invece un rapper spirituale?
Non amo molto le etichette. Io faccio musica e la faccio in questo modo. La faccio per condividere il bello che ho scoperto, ma anche per raccontarmi ed esprimermi. Ci ho messo moltissimi anni ad accettare questa parte di me. È il risultato di un lungo cammino di conoscenza di me stesso e di guarigione interiore. Lo faccio per amore nei miei confronti. È anche un modo per volermi bene. Sicuramente voglio creare un dialogo con chi mi ascolta. Come ho già detto altre volte è ovvio che ciò che scrivo risente del come vivo e di come penso.  Se sono le tematiche a definire il genere, probabilmente, come dici tu, sono un rapper spirituale. Però non voglio avere degli schemi a cui dovermi attenere, ma voglio essere libero di comunicare quello che man mano maturo. Voglio essere una voce. Darmi il diritto di dire la mia. Forse più che un rapper spirituale oserei dire un rapper esistenzialista. Ma che senso ha? Uno o fa rap o non lo fa. Forse anche rapper per certi clichè che si porta dietro potrebbe anche non appartenere a uno come me. Oggi come oggi sento che devo continuare a scrivere, fare i concerti e stare sul palco con la mia band. Io poi sono uno che le cose le matura lentamente.

“Cerco in tutti i modi di suscitare nei bambini il desiderio di essere sé stessi e di non voltarsi dall’altra parte.”

Sapevo prima che me lo dicessi tu che insegni religione. Quali sono gli argomenti che ti stanno più a cuore? O di cui sei estremamente appassionato?
Bellissima domanda. Sono molti gli argomenti che mi stanno a cuore. Anzitutto le tematiche che riguardano le aspirazioni più profonde dell’essere umano. Le domande di senso oserei direi. I bambini ne hanno e ne fanno continuamente e spesso diventano lo spunto per impostare le lezioni. Poi mi sta molto a cuore la cura del creato, l’attenzione per gli ultimi. Quando ero lontano dalla bellezza del Vangelo ricordo molto bene cosa mi irritava del mondo degli adulti: era l’indifferenza e l’ipocrisia. Cerco in tutti i modi di suscitare nei bambini il desiderio di essere sé stessi e di non voltarsi dall’altra parte.

Hai artisti a cui ti ispiri o che ascolti? Cosa gira nelle tue cuffie?
Vado molto a periodi. Passo dal rap alla musica classica. Mi ascolto Brian Eno ma anche Bob Marley. Poi faccio anche lunghissimi periodi di silenzio totale. Per quanto riguarda il rap ascolto prevalentemente Nas, Common, The Roots, Kanye West, Kendrick Lamar, Jay Z e tantissima Golden Age. Per quanto riguarda ascolti italiani posso dirti Ghemon che considero il numero 1 su più fronti: scrittura, attitudine, contenuti, personalità, background. Lo trovo straordinario. Mi piace molto anche come incastra le rime Marracash. Adoro i Colle der Fomento, ma poi ascolto molto volentieri Paolo Conte, De Andrè, Lucio Dalla, ma anche tanti sconosciuti. Dipende davvero dai momenti.

Social e Contatti

  • Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=hH-sghiJvy4
  • Website: https://www.kosemusic.com
  • Facebook: https://www.facebook.com/Kosemc

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