Oscuro e violento al punto giusto, Palafitte di Creta de La Convalescenza, è uno di quei dischi che ti trasportano come una tempesta in pieno oceano. Se vi abbiamo incuriosito ma ancora non avete idea di chi stiamo parlando, leggete la nostra intervista alla band
Con la profondità della sua poetica e dei suoi simboli e con la potenza aggressiva del suo sound, La Convalescenza ci ha regalato un EP capace di andare a toccare le corde dell’animo umano dove vi sono le ferite più nascoste, quelle non ancora del tutto guarite, che talvolta abbiamo vergogna di mostrare.
Benvenuti ragazzi. Chi sono La Convalescenza e cosa è La Convalescenza?
La Convalescenza è una band composta da 5 modenesi che cercano di fondere armonia e muri di suono.
Lo scopo è togliersi le bende per mostrare le ferite, in quella fase di convalescenza in cui non si sta né troppo bene né troppo male per appartenere davvero a qualcosa.
Cosa facevate prima di cominciare questo progetto? Avevate già avuto altre esperienze musicali?
Tutti noi abbiamo avuto precedenti progetti dei generi più disparati che sono sfumati per i più svariati motivi, ma credo di poter parlare a nome di tutti dicendo che questo progetto invece ci ha dato qualcosa in cui impegnarci davvero.
Affermate di sentirvi come palafitte enormi su zampe rachitiche. Avete voglia di spiegarci meglio questo concetto?
A volte, guardando le persone che passano sul lato opposto del marciapiede, sul treno, al bar, ci capita di pensare: “ma quanto è facile vivere per loro oh!”, così di istinto, per come appaiono, senza saper nulla in realtà delle loro esistenze. Così come altri possono pensarlo di noi. E invece noi spesso ci sentiamo le caviglie fragili e ci chiediamo se la vita la stiamo affrontando di petto o se non siamo neanche stati in grado di accorgerci che è stato un frontale che abbiamo già perso.
Tra tutti i brani presenti nel disco, Albero Maestro è forse quello che presenta una maggiore carica drammatica, tanto nel suono quanto nel testo. Qual è stata la genesi di questo pezzo?
Albero Maestro deriva dall’esperienza di Luca (chitarra e penna) che ha lavorato per 5 anni come infermiere in psichiatria. In quell’ambiente parlare di fine vita non è un tabù, anzi è importante sapere il perché, come e quando e capirne le motivazioni. Proprio parlando con innumerevoli aspiranti suicidi (alcuni dei quali poi hanno concretizzato il progetto), si è reso conto che per alcune persone la vita non riserva davvero nulla di meritevole, di valido, portandolo a pensare che il suicidio non è un atto vile, ma spesso un atto intriso di grande consapevolezza, coraggio e dignità. Siamo convinti che le persone che non hanno mai trovato un posto nel mondo meritassero una canzone che non le giudicasse, che vuole essere una pacca sulla spalla per dire che le abbiamo capite.
Preferite partire dai testi o dalle musiche?
Di solito partiamo dai testi, poi si trovano i riff che posso accompagnarlo, ma non è un format assoluto: stiamo lavorando ora su brani che nascono esattamente al contrario.
Avete a disposizione una sola copia di Palafitte di Creta e potete regalarla ad una persona. Il digitale non esiste. A chi la regalate?
A Federico Dragogna: credo abbia una sensibilità artistica incredibile e la sua penna è avanti anni luce come quella di Vasco Brondi.
C’è stato qualche momento in cui avete pensato di mollare tutto e lasciar perdere? Cosa vi ha spinto a continuare?
No, mollare al secondo EP non è un’opzione considerabile. Suonare e scrivere ci piace, è ciò che occupa tutto il nostro tempo fuori dal lavoro, toglierci questo vorrebbe dire rinunciare ad una parte troppo importante della nostra vita. A prescindere dai risultati che possiamo ottenere.
Avete qualche concerto in programma prossimamente?
Sì certo, alcuni le abbiamo già fatti a dicembre e altre date abbiamo in cantiere ma ancora da confermare!
Come possiamo continuare a seguirvi?
Siamo su tutte le piattaforme principali quindi Instagram, Facebook, Spotify…
Ma il modo migliore direi proprio venendo ai nostri concerti; saremo felicissimi di spartire con tutti le birre e fare serata!
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