La Musica e i suoi nemici è il nuovo libro di Antonello Cresti, saggista, conferenziere ed “agitatore culturale”. Un viaggio puntuale ed appassionato all’interno della industria musicale odierna. Abbiamo intervistato l’Autore…
Dopo aver pubblicato La scomparsa della musica è uscito il nuovo saggio di Antonello Cresti intitolato La musica e i suoi nemici edito da Uno Editori. Prima di addentrarci nel libro cominciamo a capire con chi abbiamo a che fare. Che tipo di musica ascolti? Se dovessi citare 3 album fondamentali nella tua formazione musicale quali sarebbero i titoli?
Non amo stilare classifiche, anche perché la vita è fatta di sensazioni dinamiche e la mia percezione del momento in cui sto rispondendo potrebbe presto essere superata. Personalmente, da bambino in età prescolare, ho avuto la mia iniziazione alla Musica attraverso i Beatles. Ancora oggi ritengo il formato canzone, quando distillato con inventiva e talento, uno straordinario mezzo di comunicazione. In generale sono attratto da tutte quelle musiche che posseggano un afflato spirituale o che si muovano su sentieri sperimentali. A questi percorsi, del resto, ho già dedicato dei libri. Ad ogni modo in una stessa giornata posso alternare ascolti apparentemente inconciliabili tra loro, del resto io credo che gli opposti siano spesso coincidenti…
Il sottotitolo del tuo ultimo lavoro recita: “Dai talent show alla trap: come l’industria discografica crea il conformismo di massa”. Spiegaci, cosa significa?
L’essenza della Musica dovrebbe spingerci verso una Elevazione, metterci in connessione con sfere più alte e sottili dell’essere, darci gioia, rasserenarci o scuoterci e motivarci. Naturalmente la musica è stata anche utilizzata con intenti di propaganda più o meno esplicita. La differenza col moderno Pensiero Unico è che oggi si fa propaganda neanche tentando di immaginare una propria idea – per quanto distorta – di Bello o di Estetica. Tutto è disarmonico, banale, standardizzato poiché solo questa operazione di sistematico abbassamento può condurre i cittadini ad essere solo consumatori senza diritti e senza passione. Lo scopo ultimo del conformismo di massa – generato anche dalla Industria Discografica – ha origine in questo piano.
Secondo la tua analisi c’è stata una sorta di involuzione nella capacità di riconoscere la musica da parte degli ascoltatori, una sorta di imbarbarimento dei gusti. Secondo il tuo parere a cosa è dovuto? Ed è possibile un cambio di rotta o ormai siamo come un Titanic destinato ad affondare culturalmente contro un iceberg fatto di suoni preconfezionati tutti uguali?
L’inversione a cui alludi nella domanda è ovviamente figlia di numerosi fattori. Uno essenziale, che sviluppo nel libro, è quello dello sradicamento della capacità di attenzione, intesa come capacità di focalizzarsi pienamente nel momento su uno stimolo di qualsiasi origine. Ne consegue che noi la Musica noi non siamo davvero più in grado di ascoltarla, la Musica ci attraversa senza lasciare alcun segno… Per ripartire, dunque occorre recuperare questa facoltà, esercitarla in senso attivo per lasciare sprigionare tutte le potenzialità del Suono, che sono innumerevoli, ma che noi sottoutilizziamo tremendamente.
Raccontaci quali sono i nemici effettivi della musica secondo Antonello Cresti?
Il primo nemico lo incontriamo tutti i giorni allo specchio se non riusciamo a dare la giusta enfasi a degli interrogativi essenziali: “A cosa serve la Musica?”, “Cosa significa fare/ascoltare Musica?”. Poi esistono numerosi nemici per così dire sovrastrutturali, che vanno dalla tecnologia usata in maniera passiva, ai Talent Show, veri e propri laboratori di standardizzazione, ad alcuni generi, come la Trap e l’Indie che offrono una idea falsificata di trasgressione proprio per far avanzare il pensiero conforme. Di tutto questo, e di altro, si parla diffusamente nel libro.
Ma in questo marasma di avversari, c’è speranza che la musica abbia degli alleati bisognerà attendere la venuta di un Messia musicale che scuota le coscienze o una Compagnia della croma che arrivi a distruggere l’anello fatto di niente che ghermisce e doma la nostra capacità di ascolto?
Nessuno verrà a salvarci. Ma noi siamo ancora nelle condizioni di salvarci autonomamente se stronchiamo il processo che di fatto ci sta privando delle nostre vite e individualità. La vita così vissuta è pura fisiologia, mentre il culto di tutto ciò che è alto e bello ci consente di rialzare lo sguardo e con esso di poter allargare a dismisura i nostri orizzonti. Dobbiamo farlo perché abbiamo solo di che guadagnarne.
Cosa consiglieresti di ascoltare ai nostri lettori per depurarsi le orecchie da ciò che passa la radio?
Come non amo le classifiche non amo neanche troppo fare prescrizioni di ascolto. Mi limito a dire di nutrire la nostra curiosità. Il web ci consente potenzialmente la scoperta di un numero vastissimo di musiche da tutto il mondo. Facciamoci condurre da questa voglia di scoperta e sono certo che i nostri ascolti si arricchiranno notevolmente, abbracciando suoni del passato così come esperienze dell’oggi, che, per fortuna, ancora resistono!
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