INTERVISTA | Las Flores Molestas ci raccontano “At The Station”

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Las Flores Molestas, band di Vicenza che ha di recente pubblicato un nuovo singolo dal titolo At The Station, un brano che parla di una storia d’amore finita tragicamente, ma con una leggerezza ossimorica e balcanica.  Ecco cosa ci hanno raccontato!

Leggiamo Seguendo un filo conduttore inaugurato dal precedente singolo, My light is gonna shine”, con questo nuovo brano dal titolo AT THE STATION” i LAS FLORES MOLESTAS sembrano voler chiudere un cerchio. Di quale cerchio stiamo parlando?
Il brano My Light is Gonna Shine parla di un cielo oscurato da nuvole che il sole spazzerà via, parla dei problemi di salute che Federico ha sofferto fino al 2016 e che hanno causato la perdita della persona amata. La pubblicazione di At The Station, e quella imminente dell’album di cui è il singolo, significano per l’autore il superamento di questo periodo difficile e la realizzazione di un suo grande sogno: che la sua ex ragazza e in generale le persone possano, ascoltando queste canzoni, comprendere la sofferenza di Federico in quel lungo periodo.

Ci fate un riassunto di quanto è successo dal 2016, anno della vostra formazione, ad adesso?
Tutto è nato quando Federico, tornato a Padova per i problemi salute, ha organizzato una parata di carnevale nel club principale della città all’epoca, il Mame dove ha conosciuto il batterista compositore Amedeo Schiavon e subito ha sentito che c’era una forte affinità musicale e di idee.

Dopo un breve periodo in cui nel gruppo ha militato il contrabbassista Pietro Sconza la formazione si è completata magicamente col bassista polistrumentista e cantante Alberto “Bebo” Pretto, un caro amico di Federico con cui aveva già suonato in un’altra band rock-blues anni prima; purtroppo questa collaborazione si è interrotta perché Bebo abitando lontano da Padova ed avendo un altro lavoro che lo impegna molto non riusciva a stare dietro al progetto.
Ci auguriamo che torni non appena l’emergenza Covid sarà stata debellata e avremo la possibilità economica di averlo con noi.
Marco Nordio, tastierista e seconda voce, si è aggiunto da poco, circa un anno fa e anche con lui abbiamo trovato un’affinità fortissima, Marco porta molte buone vibrazioni nella band, è sempre entusiasta e si fa in 4 per gestire il progetto. Al momento è il bassista della band in stile Ray Manzarek.
Abbiamo suonato moltissimo a Padova, per quasi due anni abbiamo suonato ogni mese come Home Band nella Mensa Occupata Marzolo (oggi sgomberata come tutte le altre realtà alternative e controcorrente di Padova) luogo di ritrovo degli studenti e degli artisti padovani, è stata un’esperienza eccezionale perché li ci siamo sentiti liberi di esprimere il nostro anticonformismo, abbiamo organizzato alcune parate con la Murga di Padova (da Wiki: una forma di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione, molto vicina alla tradizione della giocoleria con una forte connotazione satirica e parodistica.

Questa forma d’arte si sviluppò in Uruguay agli inizi del XX secolo collegata al carnevale) ed abbiamo organizzato anche jam in concomitanza con improvvisazioni teatrali. Oltre a Padova in questi anni abbiamo suonato a Vicenza e Venezia; oggi grazie alla pubblicazione dei singoli, dell’album e della forte promozione di Red&Blue Music Relations, iniziata il 1 luglio di quest’anno, abbiamo iniziato a suonare anche fuori dal Veneto, in Lombardia e in Trentino ad esempio. Prima abbiamo lavorato con l’etichetta ed agenzia dimanagement e comunicazione Sorry Mom!

Se pensassimo ai Las Flores Molestas come a dei supereroi, chi sarebbero i loro componenti nella “vita vera”?
Ci vestiamo sul palco nello stesso modo in cui ci vestiamo quando andiamo a fare la spesa o quando usciamo la sera, è vero che non sempre possiamo dare libero sfogo alla nostra tendenza alla teatralità tuttavia non ci sentiamo di star recitando un ruolo, al contrario ci sembra che l’arte sia l’unico modo per poterci esprimere liberamente legittimando la “stranezza” di indossare un sombrero, togliersi una maglietta dai colori sgargianti, bere un bicchierino in più, cantare una canzone particolarmente intensa a livello di sonorità e concetti espressi magari scendendo dal palco per avvicinarsi e coinvolgere il pubblico.

Nella vita reale siamo tutti e tre studenti di jazz al Conservatorio Cesare Pollini di Padova, Marco Nordio (tastierista e seconda voce) ha alcuni allievi di musica e collabora spesso con una cantante afroamericana di gospel tuttavia investe tutte le energie e le risorse principalmente in questo progetto. Amedeo ha un suo progetto di cui è il fondatore, il Fulcro con cui suona musiche per lo più estemporanee con sonorità jungle tribali da ballare andando in trance, ed un progetto solista. In questo periodo Federico dedica tutto il suo tempo ai Las Flores Molestas spesso sacrificando la vita sociale, a volte si esibisce come solista (accompagnandosi col piano e con la chitarra) in Hotels proponendo anche un repertorio di classici italiani, napoletani, jazz e brasiliani, altre volte collabora in duo col sassofonista Alessandro Brunetta, quest’ultimo ha suonato diverse volte con la band come special guest ma ci auguriamo ne diventi presto, assieme a Bebo, un membro stabile.

Perchè, secondo voi, c’è bisogno di musica allegra anche quando si parla di cose tristi?
Perché la musica è un modo di elaborare, esprimere, condividere e superare la tristezza, è un modo per farsi coraggio e tenere alto l’umore quando si affrontano lutti e tragedie umane. La musica serve a diffondere ottimismo, non speranza ma un ottimismo attivo che ti fa ballare, emozionare, gridare, prendere consapevolezza del mondo e fiducia in te stesso, nella battaglia personale o collettiva che stai portando avanti.

«Abbiamo scelto questo brano perché è il brano più struggente ma allo stesso tempo vivace, il più intenso e complesso. Perché racchiude in sé la visione dellalbum PissinAround” e, supportato dalle immagini, parla di rinnovati amore e amicizia, di famiglia in senso allargato, di condivisione», avete voglia di spiegarci meglio questa affermazione?
Riguardo alla prima affermazione il brano parla da sé, formalmente sì tratta di un particolare tipo di blues minore con turnaround ed il canto di Federico è fortemente malinconico, tuttavia la canzone si conclude con un finale corale che trasmette l’idea di una festa, di una danza di suoni che esorcizza il dolore. Ha una struttura del tipo AABBAABBAC dove C è una variazione con accordi maggiori del ritornello che gli conferisce un tono più solare, allegro, sognante, ottimista.

Anche se armonicamente non è il brano più complesso comunque l’arrangiamento è stato curato nei minimi dettagli, la linea di contrabbasso, la linea di trombone del ritornello che cita Sostakovic, le soluzioni armoniche della chitarra ritmica, la parte di batteria che è stata composta ad hoc scegliendo tra diverse soluzioni proposte da Amedeo, i cori di Bebo, il controcanto di Pinar Tatlikazan da lei composto. Infine tutto l’arrangiamento estemporaneo di sax, bombardino, tromba e il magico clarinetto che spicca sopra ogni altro strumento.
Riguardo alla seconda affermazione nel flashback iniziale ci siamo solo io e la mia ex, nella scena successiva ambientata in un futuro indefinito, o forse in un sogno infinito, entrambi abbiamo dei nuovi compagni eppure ci troviamo nello stesso parco, siamo vicini, ancora innamorati l’uno dell’altro. Nella scena finale finalmente ci ritroviamo assieme ad altri amici e festeggiamo questo incontro danzando e suonando. Indossiamo vestiti, simboli e colori che ricordano chiaramente gli hippies degli anni 60. Una curiosità: dopo aver girato il video ho scoperto che una delle ragazze che ha recitato nel video è figlia di un ex hippy…e non a caso vive a Berlino!
Abbiamo espresso in maniera non diretta bensì simbolica, onirica, il sogno di una famiglia allargata, della possibilità di amare più persone contemporaneamente e condividere con loro la propria vita e i propri averi, una condivisione dal basso.

Come la vedete la situazione live dopo il Covid?
Non vediamo l’ora, sarà fantastico, questo ottobre siamo riusciti a trovare una decina di date, sarebbero state il doppio senza questa tragedia nella quale noi musicisti italiani semplicemente continuiamo a non esistere e non siamo tutelati in alcun modo.

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