Con Japan torna in scena l’eclettica visionarietà di Leon Seti che questa volta sposa lineamenti decisamente più pop, rivolta ad un main stream internazionale dal gusto retrò. Ecco la nostra intervista
In Japan, in questo nuovo singolo dedito al senso della vista, dedicato a sua madre, dedicato all’evasione, Leon Seti rimarca anche suoni semplici di un elettro-pop anni ’80, un futurismo (al tempo) melodico sempre vincente in qualsiasi tempo lo si ascolti. Japan, titolo che raffigura un luogo metaforico dove cercare una diversità altra di pace e di distanza dal caos quotidiano, si arricchisce anche di un bellissimo video che richiama anche una certa figurazione estetica d’autore… diretto da Thomas Rebour, con la fotografia di Shaun Waldie. Come al solito cerchiamo di approfondire… cerchiamo… ma non sempre ci viene concesso…
Iniziamo sempre pensando ai nomi. Leon… penso subito a grandi pellicole… oppure?
Leon è metà del mio nome, niente di straordinario
Che poi a grandi pellicole (soprattutto in ambito musicale) penso se guardo questo nuovo video. A cosa è ispirato?
Il video di Japan è ispirato a Bohemian Rhapsody, Mequetrefe di Arca e semplicemente uno studio sulle luci e la fotografia
Un brano dedicato a tua madre. Ma anche alla vista e a quel certo bisogno di evasione… come si legano assieme tutte queste cose?
Nella mia famiglia abbiamo problemi di vista, il testo del pezzo è riferito a mia madre
Anche in questo brano ricerchi radici non troppo vecchie ma sempre più lontane… o sbaglio?
Il mio sound si ispira ad atmosfere un po’ retro, e ovviamente in Japan sto facendo un’ode ad una bellezza che si trova dall’altra parte del mondo, anche se è nato tutto da un sogno che ho fatto nella mia camera da letto. Kilometro zero.
Il disco di questo singolo?
Non so se questo singolo sarà nel disco, ma un disco è in lavorazione.
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