Leptons: La ricerca della quiete | Recensione

La ricerca della quiete è il nuovo disco dei Leptons, progetto avant-rock del veneziano poli-strumentista Lorenzo Monni, che per la prima volta canta in italiano. Ecco la nostra recensione

copertina del disco dei Leptons: La ricerca della quiete

Leptons, La ricerca della quiete

La nuova uscita discografica targata Beautiful Losers è un disco che porta un nuovo significato al termine “progressive”, spogliandolo delle recenti tendenze matematiche che attanagliano il genere, La ricerca della quiete ci fa conoscere il mondo avant-rock dei Leptons.

Con le chitarre (classica ed acustica) al centro delle composizioni, i Leptons ci restituiscono un mondo sonoro che strizza l’occhio al migliore sound “psych” anni ‘60 e ’70, ma senza alcuna ombra di vintage nostalgico. Dal 2015 in poi, quando qualcuno cerca di sollevare l’asta della qualità musicale, finisce per essere paragonato all’iconico album “DIE” di Iosonouncane, da tutti riconosciuto come quello che più si avvicina ad “Anima Latina” di Lucio Battisti. Ecco, in questo caso è vero solo in parte.

La direzione dei Leptons tange solo in parte quel gusto per l’“esotico”, guardando ai ritmi sudamericani. L’ispirazione è decisamente più personale, ed approfondisce armonie composite (come nello strumentale “Il coraggio o la paura”), e anche impalpabili cori di seta (come in “Così lontani” e anche altrove). Ed è peculiare anche il suo modo di essere psichedelico. Quando si utilizza questo termine, si pensa alle burrasche dei Pink Floyd e agli strumenti con effetto eco a palla. Non c’è questo. Sì, ci sono note elettriche tremolanti in Great escape, ma dialogano con un giro acustico funky e percussioni  ipnotiche. Come spiegare a parole… Ecco, tutto è molto concreto, materico: il tipo di visionarietà non è legata al cielo, a lontane luci divine. Lo sguardo incantato è rivolto alla terra, al legno, al corpo fisico.

Mai infatti, i Leptons concedono situazioni armoniche definibili “commoventi”, o “rabbiose”, in favore di una condizione di meditazione (da qui forse il titolo dell’LP, “La ricerca della quiete”). E forse questo distacco emotivo, per paradosso, produce un’esaltazione degli accadimenti musicali, liberi d’esprimersi senza troppa retorica testuale. Ci son tante parole quante ne servono per la giusta suggestione; il resto è lasciato alla musica.

Ad esempio, Canto di lavoro, è una riflessione sul senso dell’andare a lavorare: “Ci fabbrichiamo dei rituali, delle sfide eppure questo non ci basta (…) da queste vetrate si ammira il paesaggio di una natura domata dall’uomo (…) la vita mi sfugge dentro in ufficio (…) indosso un airbag che mi dà lavoro”. Ma nella musica succedono troppe cose, tra cambi ritmici e un finale incalzante, e quindi prende il sopravvento. “

Le parole scorron tra di noi”, come si canta in Le parole scorrono, raccontando una storia d’amore forse inaridita, in cui lui chiede solo una momentanea distanza, per far rivivere il desiderio (“Così t’innamorerai un’altra volta”). A dispetto di cosa potreste pensare da queste parole, la musica evita romanticismi spicci, e trova raffinate soluzioni jazzanti.

La canzone centrale, che dà l’ispirazione alla copertina, è Diario di un vulcano. Il riff principale si basa su uno stacco energico di chitarra, alternato a un arpeggiatore di synth à la Peter Gabriel. Altrettanto particolare l’esplosivo refrain. Simpatico anche l’utilizzo della voce in falsetto, alternata alla voce piena, che crea contrasti in Una lunga vacanza, nella sua struttura altalenante.

Un sospiro apre lo strumentale Il lago delle favole, senza parole ma con tanti cori in falsetto, scelta ricorrente. Qui si sente la capacità evocativa delle chitarre, e l’inclinazione fiabesca dei Leptons, che diventa esplicita nella chiusura con Trilli.

Una scatenata pizzica, con tanto di cembalo, racconta una ragazza che ha degli occhi “che se ci guardi dentro te ne innamori”, mentre i suonatori la invitano alla danza: “Io tengo una chitarra rotta, ma quando balli tu suona meglio”. Sullo sfondo, lontane si sentono grida popolari, facendo immaginare pure la polvere rossa che si solleva, circondati da mura di tufo. Però quest’ambientazione folk dell’Italia del Sud, viene gradualmente condita con suoni psichedelici e accordi di settima maggiore (mentre solitamente nel folk gli accordi sono tutti semplici), fino ad arrivare a una situazione di alterità magica.

La ricerca della quiete è questo, musica attenta al dettaglio e alla bellezza.

Ascolta il disco La ricerca della quiete dei Leptons su Spotify

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