INTERVISTA | Linea: 30 anni di carriera “fuori mercato”

Fuori Mercato è il nuovo disco della storica combat rock band italiana LINEA. Trent’anni di attività della formazione attraverso tredici brani di repertorio. Li abbiamo incontrati ed ecco cosa ci hanno raccontato

Ciao ai LINEA! Prima domanda per rompere il ghiaccio: la cosa più strana che vi è successa in 30 anni di carriera.
Federico: ciao a voi!!! Probabilmente la cosa più strana sta succedendo proprio ora, ed è più che altro una cosa alla quale non siamo così abituati ovvero ricevere tanta attenzione verso questo traguardo che sono i nostri 30 anni di attività e nei confronti del nostro nuovo disco Fuori mercato. Inutile dire che ci fa estremo piacere. Voglio però citarvi un episodio che in se ha contorni di ilarità, non so quanti possano vantare il fatto di essere stati letteralmente placati, tipo football americano, da propri compagni di band. Si insomma, siamo persone a modo e generalmente mansuete però una volta, a Monaco di Baviera dopo un bellissimo concerto, abbiamo ricevuto pesanti provocazioni da uno spettatore italiano un po’ troppo su di giri… proprio mentre stavamo cercando di rilassarci un attimo. Vuoi che era girata qualche birra di troppo ma ad un certo punto non ci ho visto più e per la prima e ultima volta nella mia vita ho cercato di scagliarmi contro il personaggio in questione che aveva evidentemente superato troppi limiti. Non ci son riuscito perché i mie compagni di band si sono a loro volta scagliati contro di me per fermarmi finendo tutti sul pavimento. Considera che sono altro due metri e che peso oltre cento chili: ci sono volute quattro persone per abbattermi… ahahah.

Gimmy: Ciao! Beh più che strana diciamo divertente! E’ un aneddoto che mi è successo a Salerno durante un concerto di un primo maggio col grande Billy Bragg. Il festival era con noi, i Gang e Billy Bragg appunto. Nel pomeriggio durante il sound check, stavamo provando un paio di pezzi dei Clash da fare tutti insieme alla fine del set dei Gang, uno era Garageland. Io parto con il riff di intro di chitarra e dopo qualche secondo Billy Bragg mi ferma e dice…”No no nooo!” Al che io mi fermo immediatamente… e lui fa.. ”No non è così, lo faccio io l’inizio”. Io chiaramente subito dico ok…..per carità il grande Billy Bragg, mai mi sarei sognato di dire qualcosa! Per me era già un onore essere li e suonare con lui un pezzo dei Clash! Quindi lui parte con la sua chitarra e praticamente lo fa identico al mio riff…..uguale! Ma anche perchè il brano inizia così ed era giusto. Noi ci siamo guardati tutti in faccia anche con Marino e Sandro dei Gang e siamo scoppiati in una risata! Fantastico Billy!!!

Il vostro nuovo disco si intitola Fuori Mercato. Cosa, nel 2020, è fuori mercato? E perché stare fuori mercato è, o dovrebbe essere, un valore?
Federico: fuori mercato sono tutte quelle realtà che cercano di portare avanti un modo alternativo di fare le cose, alternativo allo stereotipo imperante… realtà che non cedono di fronte all’omologazione o ai dettami di quelli che vorrebbero eliminare tutte le sfumature. Musicalmente parlando, il disco si intitola così (come una canzone in esso contenuta) perché storicamente siamo stati snobbati da tutti i giri grandi o piccoli che fossero perché non eravamo etichettabili: ne punk, ne ska, ne reggae, ne rock… troppo eterogenei insomma. Ecco, non so se questo sia un valore o no, è semplicemente ciò che siamo. Il mercato di per se è imprescindibile, questo non vuol dire che le regole che lo governano debbano andar bene per forza. Spesso e volentieri, nella musica come in molti altri ambiti, la qualità viene messa su un piano decisamente inferiore rispetto al profitto.

Gimmy: Se devo guardare la nostra esperienza, fuori mercato è tutto quello che non è etichettabile, fuori dalle mode. Tutti quei gruppi e musicisti che fanno musica per il puro gusto di farla e con quella passione che non ti fa seguire le mode del momento, e te ne freghi e segui la tua strada. E’ un valore perchè io lo vedo più come un pregio che un difetto. A noi negli anni ci hanno detto che eravamo bravi, grande sound, grande impatto live ecc ecc…ma…..ma non eravamo ne punk, ne rock, ne reggae, ne ska….insomma non eravamo etichettabili…catalogabili in un genere preciso. Ecco questo l’ho sempre visto come un pregio, come un punto a favore e non contro, e per questo ne vale sempre la pena di lottare…di seguire quello in cui si crede. Come diceva il grande De Andrè….in direzione ostinata e contraria.

Soffermiamoci ancora su questo lavoro. Avete scelto 10 tracce dal vostro repertorio per risuonarle completamente. Poi ci avete aggiunto un inedito ed ecco Fuori Mercato. Perché avete scelto proprio quelle canzoni?
Federico: Ti faccio una piccola correzione nel senso che se è vero che il vinile per questioni di spazio ha solamente dieci brani, il cd ne ha quattordici. Detto questo abbiamo volutamente evitato di mettere mano a quelli che nel tempo sono diventati i nostri “classici” soffermandoci invece su canzoni che a torto sono rimaste un po’ in ombra, a volte addirittura inedite in quanto presenti sui vari demo ma mai pubblicate sui dischi che abbiamo prodotto. Canzoni che amavamo ma delle quali non eravamo contenti di come erano state realizzate in quanto a registrazione ed arrangiamento. Ora siamo estremamente contenti della nuova veste che le fa brillare.

Gimmy: La scelta dei pezzi è avvenuta anche un po’ in maniera naturale. Io essendo l’unico della band presente dagli inizi, ho tutta la produzione musicale fin dai primi demo. C’erano dei brani per me che erano bellissimi nella costruzione armonica, melodica e nel testo, quindi meritavano una nuova luce. Così per tutti gli altri brani la scelta è avvenuta naturalmente. Ognuno di noi sceglieva dei brani che più le piacevano, o che più ispiravano di un nuovo arrangiamento. E’ vero, potevamo finire per registrare 40 pezzi, ma abbiamo dovuto darci un limite!

Qualcuno ha definito i LINEA come i Clash italiani. Sicuramente i Clash sono tra le vostre maggiori ispirazioni e lo sono stati per almeno un paio di generazioni di musicisti e giovani, in generale. Pensate sia possibile, nel 2020, essere ancora così impattanti come lo furono loro?
Federico: premettendo che per noi i Clash italiani sono i nostri amici Gang, vedo la cosa molto difficile proprio perché la musica ha perso molto della sua carica rivoluzionaria. Nel mainstream non ve n’è traccia. Difficile portare alla ribalta tematiche scomode o realtà a noi invisibili in quanto geograficamente distanti, difficile fare come i Clash che sono stati la cassa di risonanza di queste realtà pur vendendo milioni di copie. Il problema è che anche nel piccolo, nella scena indipendente e punk, molti atteggiamenti sono solo una posa, una moda. Certo noi abbiamo avuto anche grandi maestri, gente che alle parole ha fatto seguire i fatti, si insomma… gente come i Gang e la Banda Bassotti. Noi nel nostro piccolo ci limitiamo a mettere in musica ciò che ci succede e tematiche per le quali abbiamo una forte empatia. Quando ad esempio cantiamo di sicurezza sul lavoro lo facciamo in quanto diretti interessati. Certo, trovare attenzione non è affatto facile, spesso il pubblico vuole essere rassicurato e percepisce la musica solo ed esclusivamente come svago.

Gimmy: Sono d’accordo con Fede….i Clash italiani sono stati, sono e rimarrano i nostri fratelli maggiori Gang. Per quanto riguarda l’essere oggi così impattanti…. eh non è semplice. Il mondo è cambiato molto rispetto a come era ai tempi dei Clash, anche se molti aspetti del messaggio che loro hanno portato avanti, sono ancora attualissimi; prendi ad esempio l’antirazzismo, l’antisessismo o l’antifascismo. Se fai tuoi questi messaggi puoi essere già sulla buona strada. C’è anche da dire che è cambiato molto il modo di ricevere da parte del pubblico e della gente in generale. Però credo che quando porti avanti questo tipo di messaggi, non sbagli.

Sembra che il punk stia tornando di moda. Quanto meno l’ondata anni ’90. Green Day, Blink ma anche NOFX vengono spesso citati da giovani artisti (ci vengono in mente gli Psicologi), ma anche da nomi decisamente più noti (J AX e Fedez, giusto per dire). Come la vedete voi?
Federico: penso che in molti casi sia appunto solo moda, un punk innocuo. lo dico con tutto il rispetto e senza volermi elevare rispetto a situazioni che conosco poco. Quello che posso dire è che il vero spirito del punk mirava a scuotere le persone affinché trovassero una propria identità, con creatività… esattamente il contrario dell’indossare una uniforme. Il punk rock ha preso la parte musicale del punk ma ha abbandonato letteralmente lo spirito ribelle e rivoluzionario. È diventato puro intrattenimento.

Gimmy: Beh su J Ax e Fedez preferisco non dire niente… Per il resto sono perfettamente d’accordo con quello che ha detto Federico. Il punk dell’ondata anni ’90 non ha niente a che vedere con il punk del ’77. Ha perso tutta la carica ribelle e rivoluzionaria. Il punk era rottura…provocazione…a volte toccando anche punti che potevano davvero dare fastidio, ma era per scuotere la gente e la loro coscienza. Si ora qualcuno ha preso posizioni anche un po’… diciamo “scomode”, penso ad esempio ai Green Day con “American idiot”, che comunque è un dire la propria, però non ha niente a che vedere col punk delle origini. Questa poi è un’opinione personale chiaramente. Su questo argomento si sono scritti libri, articoli e fiumi di parole, quindi…..

Vi ringraziamo per questa bella chiacchierata e vi chiediamo di salutare i nostri lettori con una citazione che rappresenti al meglio l’anima dei LINEA.
Federico: grazie a voi per lo spazio e l’attenzione. Vi saluto citando Joe Strummer: “… e ora vorrei dire che la gente può cambiare qualsiasi cosa se vuole, e intendo qualsiasi cosa al mondo. La gente corre, segue i suoi piccoli binari. Io sono uno di loro. Ma dobbiamo smettere di seguire i nostri miseri binari. La gente può fare qualsiasi cosa. È una cosa che sto iniziando ad imparare.
La gente là fuori si fa del male a vicenda. È perché è stata disumanizzata.
È ora di riportare al centro l’umanità e di seguirla per un po’. L’avidità non porta da nessuna parte. Dovrebbero scriverlo su un grande cartellone a Times square. Senza gli altri non siamo niente.

Questo è quello che penso.”

Gimmy: Beh cosa aggiungere ad un pensiero così?… Direi niente. Grazie a voi di tutto!

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