Lo Space Renaissance di Elena Cecconi: magia, mito e sogni

Elena Cecconi, flautista, si è diplomata in Italia con il massimo dei voti e si è perfezionata a Vienna con W.Schulz dove ha seguito anche i corsi di musica antica con E. Melkus. Titolare della Cattedra di Flauto presso il Conservatorio di Genova, tiene Masterclasses, e si esibisce in Flute Conventions come Guest artist e Recitals in Italia e all’estero. Nel 1996 ha fondato l’Ensemble La Variazione. Elena Cecconi ha inciso numerosi CD, è Direttore Artistico di Space Renaissance, e fa parte dei Donatori di Musica (www.elenacecconi.it).

Salve Elena, flautista, docente al Conservatorio di Genova. Ha suonato in importanti orchestre e tiene concerti in tutto il mondo oltre che aver fondato l’Ensemble La Variazione. Ce ne parla?
Ho iniziato la mia attività musicale ed artistica, giovane e vincitrice di Concorsi, come Primo Flauto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana prima, e di altre in seguito, dedicandomi poi all’insegnamento e alla musica da camera, oltre che alla mia attività solistica. Proprio in questo ambito da oltre venti anni suono con l’arpista e compositrice Paola Devoti e col tenore Filippo Pina Castiglioni. Collaborando con loro, ho fondato l’Ensemble La Variazione con un repertorio di brani sia originali che trascritti da noi, che offre una proposta sempre nuova e fruibile da un vasto pubblico.

Lei suona un flauto appartenuto a Severino Gazzelloni. Cos’ha di particolare per lei questo flauto?
Il flauto che suono è un Haynes handmade gold 14 K del 1960, quindi di concezione superata per la meccanica, ossia più difficile e meno duttile, e per la lega in oro con cui è costruito, poco stabile rispetto a flauti in oro più recenti. Ma avere il privilegio e l’onore di suonare uno strumento come questo, appartenuto ad un artista unico quale è stato Gazzelloni, ha un fascino inspiegabile ed è fonte di ispirazione. Pur avendo una testata diversa dall’originale, conserva caratteristiche che sono peculiari ed irripetibili. La sensazione è difficile da spiegare ma personalmente amo “cercare” e questo strumento offre la possibilità di approfondire fraseggi e sonorità.

Ho letto che lei è una Urania Artist. Cosa significa esattamente?
Urania Records è l’etichetta discografica con cui ho inciso nel 2014 Fantasie e Divertimenti per flauto solo di Kuhlau e che produrrà il nuovo CD che ho appena registrato con Tim Carey. Apprezzo molto il lavoro portato avanti con dedizione e creatività da Noemi Manzoni, che cura in particolare la collana “Leonardo”. Non ho esclusiva con loro, ma Urania mi rappresenta anche come artista e reciprocamente portiamo avanti una condivisione di intenti e progetti.

Lei è da due anni direttore artistico dell’Associazione Space Renaissance: di cosa si occupa esattamente?
L’Associazione Space Renaissance, ideata da Adriano Autino, mette al centro dei propri intenti l’Umanesimo ed i contenuti filosofici ad esso correlati, nella loro interazione con il Futuro nei suoi aspetti tecnologici, scientifici ed etici. Nell’ambito di questo progetto, mi sono inserita con la mia idea di divulgare il nostro patrimonio artistico, ed in particolare quello musicale, così immediato e ricco dal punto di vista emozionale; uno strumento culturale per poter diffondere idee e concetti ad un vasto pubblico, affinché la Musica, l’Arte e la Cultura possano acquisire un senso ancora più profondo e possano trovare collocazione in ambiti che sono solo apparentemente distanti.

Legati a questa associazione sta portando in giro per l’Italia una serie di concerti dal titolo “Magia e Mito sognando lo Spazio”, ce ne vuole parlare?
Questo programma mi vede coinvolta con il pianista e amico Tim Carey, con il quale ho avuto modo di suonare più volte ai Festival flautistici, il che rende, a mio parere, un prodotto artistico ancora più significativo, infatti vuole essere un vero e proprio percorso della mente e delle emozioni. Attraverso brani stilisticamente diversi ho voluto condurre per mano l’ascoltatore, narrando storie ed evocando mondi e soggetti lontani dalla nostra quotidianità, eppure così vivi e vicini alla nostra vita psichica. Non ho fatto scelte troppo intellettuali, perché quanto propongo deve avvicinare le persone ed il grande pubblico alla musica, in generale, ed alle tematiche di Space Renaissance, in particolare. A volte nel proporre i programmi di concerti ci si dimentica che il pubblico non è fatto solo di musicisti.
Il percorso di “Magia e Mito sognando lo Spazio”, parte da Casta Diva dalla “Norma” di Vincenzo Bellini per arrivare alla fine ad una sorta di Trilogia che guarda allo Spazio Dreaming land di Paola Devoti, Moon glow di Howard Buss (che l’Autore mi ha dedicato) e Across the stars di John Williams da “Star Wars”. Un programma quindi alla portata di tutti. Io pur essendo spesso presente a Convention e Flute festival, voglio avvicinare tutte le persone e coinvolgere una vasta audience. E sono felice quando questo avviene e quando le storie che racconto attraverso il mio modo di suonare e di interpretare, riescono a suscitare in chi mi ha ascoltata un reale e vivo interesse.

Mi pare di capire quindi che per questa Associazione il rapporto arte-spazio-musica sia fondamentale. Quali sinergie e connessioni si sono instaurate per salvaguardare il nostro patrimonio culturale e spirituale?
Come accennavo sopra, ciò che contraddistingue questa associazione da altre che guardano allo Spazio da un punto di vista strettamente scientifico e tecnologico, è la grande eredità propria dell’essere umano, che dovrà guardare allo spazio nel futuro molto prossimo, non solo in termini di esplorazione, ma di espansione! Saremo tutti necessariamente costretti presto a renderci conto della urgente necessità di sfruttare le risorse esistenti ed abbondanti fuori dal nostro pianeta per poter sopravvivere e far sopravvivere la Terra. L’arte è il mezzo per divulgare questo messaggio, cosa che io faccio sempre come direttore artistico, inserendo nelle mie proposte elementi legati a questi temi. Mezzo di sensibilizzazione, ma anche attenzione reale al nostro patrimonio umanistico ed artistico, per esistere ancora come specie e come depositari di tanto sapere e cultura in un futuro che vedrà scenari forse molto diversi da quelli attuali. Non ci rendiamo forse conto di tutta la nostra ricchezza… e di come sia necessario preservarla!

Oltre ad occuparsi di Space Renaissance, lei è anche una importante concertista. Ci parla dei suoi prossimi impegni?
I miei prossimi impegni mi vedono coinvolta in molti progetti musicali anche con i miei allievi del Conservatorio, e con i tanti musicisti con i quali collaboro. Inoltre a questo programma con Tim Carey è legata la realizzazione di un CD per la casa discografica Urania curata da Noemi Manzoni, che ha già pubblicato il mio recente album per flauto solo dedicato a Kuhlau e con la quale collaboro strettamente.
Ma quello che mi preme dire è che la Musica, che amo profondamente, ha una potenza evocativa come nessuna altra creazione umana: la musica tocca il profondo pur facendolo con leggerezza, evoca e ci fa vagare in alti ed inenarrabili sogni pur necessitando di concretezza compositiva e manualità strumentale. Vorrei che noi musicisti ci rendessimo conto maggiormente di quale grande fortuna abbiamo e di quanto possiamo donare a chi ci ascolta e ci segue. Abbiamo una grande responsabilità nell’elargire questo patrimonio e dobbiamo cercare di farlo al meglio. Questo è da sempre il mio impegno e questo è anche quanto spero di poter fare in futuro.

Grazie Elena del tempo che ci ha dedicato.
Grazie a voi e alla vostra passione nel divulgare Musica e cultura.

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