Il violoncellista Luca Pincini e la pianista Gilda Buttà hanno pubblicato per Limen Music il disco XIX POP DANCE XX. Marco Pollice lo ha recensito per Blog della Musica
XIX POP DANCE XX del duo Luca Pincini e Gilda Buttà pubblicato per Limen Music è un album dove i due secoli in musica, con le loro storie, le architetture, le forme e le poetiche, diventano musica itinerante riuscendo così a raccontare, forse, meglio di qualunque parola, saggio o libro, cosa si nasconde all’interno di questo periodo storico così articolato, eterogeneo e complesso musicalmente. Si tratta di vivere questo tempo attraverso le note, le armonie e i ritmi lungo un percorso che articola storie personali, quelle dei compositori che fanno rivivere, tuttora queste meravigliose pagine di letteratura musicale a distanza di un secolo con la stessa forza, energia e grazia.
Il viaggio parte dalla Spagna, fa rotta per la Francia per poi allontanarsi arrivando in Russia, Germania e Polonia terra del grande genio musicale di Chopin.
Leggi l’intervista al duo Pincini-Buttà
Il duo Pincini-Buttà riesce a catturare l’attenzione dell’ascoltatore sin dalle prime battute, dai primi suoni, dalle prime atmosfere che la musica di Manuel De Falla riesce ad evocare con grande forza espressiva e drammatica passione.
Pantomima
Pantomima è la prima composizione dell’album, in essa, dietro a quei suoni, quasi primordiali, (come il rapporto di semitono MI FA suggerisce in modo inequivocabile), si intravedono colori, non opachi, anzi densi di colore e tensione: hanno forza, carattere, e il loro modo di ripetersi melodicamente fa emergere un aspetto quasi minimalista… essenzialità musicale che si stampa nella mente di chi ascolta. Si riesce,allora, ad ascoltare e dare forma alla drammaticità di queste armonie che si snocciolano ripetendosi, amplificandosi per poi esaurirsi e dirigersi altrove. Luca Pincini, riesce a far vivere tutta questa forza espressiva nelle succulente armonie, il controllo dell’arco e la ricerca del colore nel suono, pieno e pastoso sposano la dimensione verticale della musica con la dolcezza della melodia, all’armonia indelebilmente legata.
I colori del cello di Luca Pincini sottolineano ancora una volta, poi, le tinte pastello del pianoforte di Gilda Buttà, suoni delicati che si snodano tra gli accordi caratteristici della cadenza frigia dal colore popolare spagnolo. La stessa forza espressiva rimane immutata nella seconda sezione del brano (in 7/8), ci si perde in questi suoni che riescono ad avvicinare centri tonali lontanissimi. Qui tutto cambia, e gli interpreti ne rendono consapevole testimonianza, le frasi dei loro strumenti, più melodiche, espressive, più articolate in un discorso sicuramente più immediato, tonale e spontaneo, quasi popolare. La maturità dei due artisti si palesa nel dare risalto anche in queste frasi, a spiegarle con semplicità, immediatezza e amichevole (mai banale) genuinità. Nella ripresa finale gli armonici finali del cello di Luca Pincini sembrano ricordare antiche nenie e leggende dimenticate dal tempo, un collegamento diretto forse, tra passato e presente collegati dall’intervallo-accordo più critico e discusso: il tritono.
Queste pagine del compositore tedesco, fanno chiaramente riferimento alla musica da camera, anzi, da casa “hausmusik”: espressione intima e personale dell’artista che compone queste pagine alla fine della prima metà del diciannovesimo secolo.
Mit humor
In Mit humor, primo dei cinque brani di Robert Schumann, forza ed energia caratterizzano già le prime battute, nelle note accentate, secche e piene di carattere che fanno emergere il cello di Luca Pincini; i colpi d’arco e le articolazioni sono sempre decise e gonfie di carattere andando così a sottolineare la funzione predominante del violoncello sul pianoforte, quest’ultimo più timido e sullo sfondo.
Il cello diventa voce, voce che ricorda direttamente e in maniera indissolubile il lirismo dei lieder, forma ed architettura musicale indissolubilmente legata al nome di Schumann. Il duo Luca Pincini Gilda Buttà, riesce con chiarezza a far trasparire l’intento intimo e psicologico dell’artista, (tipico della hausmusik) con maestria e coerenza, in un’ interpretazione che lascia l’ascoltatore libero di vagare fra quelle stanze impolverate e abbandonate di una casa dove un tempo, al cospetto di un più o meno ridotto pubblico; un cello e un pianoforte riescono a raccontarsi vicendevolmente.
Langsam
Langsam pone un freno a tutta l’energia liberata in Mit humor, i toni diventano più contenuti, le dinamiche più timide ed introspettive. I piani sonori si riducono e le voci dei due strumenti si fanno fioche, a tratti evocative e bucoliche. Luca Pincini riesce a rendere incorporea la melodia del cello, lasciandola librare nell’aria quasi senza tempo, quasi non fossero presenti le stanghette delle battute che delimitano le misure. Anche il metro e la costruzione della frase si inchinano all’immediatezza della melodia, quasi come fosse cantata spontaneamente senza vincoli strutturali e morfologici da un viandante che canticchia, che si esprime cantando in modo popolare e semplice. Ecco come le frasi diventano irregolari, ma allo stesso tempo naturali nella loro asimmetria, esse vengono pensate come un canto libero e spontaneo, libero da costrizioni e regole prestabilite.
Sérénade et final
E arriviamo alla Sonata in re di Debussy – Sérénade et final
Note accennate, crude, aspre, secche, diventano poi appoggiate e ancora, strappate, infine urlate o sussurrate da Luca Pincini e Gilda Buttà. Ognuno di questi suoni , con la propria personalità, ci incuriosiscono e catturano la nostra immaginazione-attenzione. I due strumenti e i loro grandi interpreti, dialogano ad un ritmo serrato sin dalle prime battute di Sérénade et final in un Claude Debussy quanto mai moderno. Qui il compositore francese, sembra anticipare certe colonne sonore in quanto a drammaticità e teatralità nella corrispondenza immediata tra suono e immagine. Esemplare l’esecuzione dei due interpreti protagonisti dell’album Luca Pincini e Gilda Buttà che riescono a fondersi quasi in un unico strumento, articolando le frasi in modo sempre sapiente e maturo con grande senso della ricerca nel e per il suono elemento costitutivo fondamentale e pregnante del tempo romantico e poi impressionista.
Tra pizzicati, strappati, armonici ed effetti coloristici sottolineati anche dalle dinamiche a volte così contrastanti (dal pianissimo, al fortissimo, dallo sforzato al martellato…), si muovono frasi a volte brevi e rarefatte che si vanno a contrapporre a frasi più tenute, a tratti malinconiche, lunghe ed ossequiose nel registro acuto, sempre teso e drammatico del violoncello di Pincini. La prima sezione del brano si chiude con un pedale superiore del cello, tutto si spegne, anche l’ultimo suono. Una piccola interruzione, una pausa di separazione. Si riparte. La seconda sezione del brano presenta un cambio improvviso: tutto si distende tutto diventa più colorato, tutto spiegato e lirico con grappoli di note e volate del pianoforte.
La pianista Gilda Buttà ci regala momenti di grande forza espressiva, tecnica e precisione stilistica, gusto sopraffino per un tocco elegante, potente, quanto al contempo dolce e suadente. Riusciamo a cogliere ogni nota di questi tremoli, e ogni frase della mano destra che diventa solista imponendosi sulla sinistra. Il cello si blocca, arretra, indugia, pizzica le corde sempre con minore forza e sicurezza, per poi ripartire con nuove note tese cantate espressivamente. E’ infine proprio il cello di Pincini a riprendere tutte le idee espressive viste poc’anzi dal pianoforte, tremoli e slanci melodici compresi, ma non riesce a finire il discorso che i primi elementi visti all’inizio della composizione riemergono come piccola ripresa che pone il punto definitivo nella storia dialogata tra i due.
Info: https://www.facebook.com/Luca-Pincini-Gilda-Butt%C3%A0-241689189305016/
https://www.facebook.com/limenmusic/