Luigi Esposito: Portami a vedere il mare | Recensione

Il disco di Luigi Esposito: Portami a vedere il mare

Portami a vedere il mare (Apogeo Records) è il primo album del pianista napoletano Luigi Esposito, ecco la nostra recensione

Il disco di Luigi Esposito: Portami a vedere il mare
Luigi Esposito, Portami a vedere il mare

«Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede», cantava Pino Daniele in una soggettiva del Mediterraneo lontana da ogni banale retorica da cartolina. Di fronte alla stessa distesa azzurra, a tentare un simile risultato troviamo ora il pianista e compositore Luigi Esposito, il cui album di debutto Portami a vedere il mare è uscito a luglio per l’etichetta indipendente Apogeo.

Per il musicista napoletano è «Una passeggiata sulla riva di un lungo periodo della mia vita». Una vita in gran parte dedicata alla musica, studiata tra le pareti di S. Pietro a Majella e condivisa con i tanti artisti con cui ha collaborato, tra i quali Daniele Sepe, Antonio Onorato, Marco Zurzolo e Joe Amoruso. Esponenti di una comunità artistica che a Napoli continua a essere più solida che altrove.

Ascolta Portami a vedere il mare di Luigi Esposito

Ma Portami a vedere il mare discorre anche per immagini, ed è in questa qualità che si colgono le tracce di una particolare predisposizione per la musica da film. Lo si avverte nel brano che dà il titolo al disco, ma anche in Susette, Printemps, La sabbia del meriggio. Immagini di ispirazione marina, convertite in suono dal pianoforte di Esposito e dalle percussioni di Emiliano Barrella: «Emiliano — osserva Esposito con ulteriore sinestesia — usa le bacchette e le spazzole come  pennelli e la batteria è la tela sulla quale dipinge la musica». In due brani, si aggiunge a loro la voce di Fabiana Martone, autrice anche del testo di Ciardino ‘e sale.

Al di là dell’immaginario poetico che lo pervade, Portami a vedere il mare è frutto di un lavoro durato di composizione e arrangiamento durato quattro anni. Una raccolta che riprende alcune delle primissime composizioni del trentasettenne Esposito, maturate e metabolizzate nel corso di quello che l’autore definisce un «conflitto tra compositore e pianista». Mancarsi, singolo apripista, ne è la sintesi. Nostalgia, speranza, e altre scene marine: «Se una vela scompare all’orizzonte, ci si chiede per tutta la vita dove navighi e si tracciano rotte. Poi, all’alba, il profilo di quella prua si staglia sulla linea del cielo che porta a casa».

«Vicino al mare — conclude Esposito non ci porti chiunque, ci porti chi sa ascoltare con te senza bisogno di parole». E ritornando a Pino Daniele, ci si chiede se è poi vero che «chi tene ‘o mare nun tene niente».

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