INTERVISTA | MAC: un pianeta buono su nove, alchimia del vivere

L’esordio discografico di MAC Mario Alessandro Camellini è Un pianeta su nove per Private Stanze e Audioglobe con contributi artistici come quelli di Nicola Manzan dei Bologna Violenta. Ecco l’intervista di Blog della Musica

Un esordio che divide, lo diciamo anche noi accodandoci a quanti lo sostengono da tempo. L’ascolto di questo disco condotto artisticamente dalla collaborazione con Luca Spaggiari, si rivela disturbante a tratti ma anche liberatorio e salvifico per altri.

La sfacciata verità, quando arriva, colpisce sempre forte la faccia e non lascia scampo alle scuse e alle soluzioni di comodo. Se poi lo fa con una forma istintiva e ruvida, senza rendersi dolce e pacifica nei modi, allora il dolore che arriva alla fine pare seminare delle riflessioni che, personalmente parlando, mi porto anche dietro.

L’esordio discografico di Mario Alessandro Camellini che in arte si presente come MAC, si intitola Un pianeta su nove per Private Stanze e Audioglobe. Non a caso ritroviamo contributi come quelli di Nicola Manzan dei Bologna Violenta. Declamazioni forse, forme canzoni astratte in cui su un substrato sonoro che avrei l’istinto di pensare “punk”, si appoggiano testi poetici appena resi melodici in cui MAC, dissonante e scostante, mette a nudo la verità.

Ascoltate Livore e poi capirete. In onda il nuovo video Alchimia e poi questa chiacchierata che segue: ricchezza pura per chi dallo spirito e dalle analisi cerca di oltrepassare la superficialità e spingersi oltre. E spesso, soprattutto in quest’era del superficiale, sembra tutto così strano e folle. Eppure la verità, quando arriva, fa male e non poco. Ecco, forse, una delle più belle chiacchierate fatte su Blog della Musica.

L’ascolto di questo disco stimola non so quante domande. Da dove partiamo? Partiamo dal riformulare una domande che ti avranno fatto in molti sul questo titolo “Un pianeta su nove”. Io invece ti chiedo: perché sono 9?
Nove pianeti anziché otto; mi pare doveroso riconoscere a Plutone la dignità di cui godeva sino a qualche anno fa. Era considerato il nono pianeta, il più piccolo e il più distante; il più affascinante. In tempi lontani scelse di essere il pianeta più distante e meno vasto del sistema solare perché tale condizione gli avrebbe dato la chance di stare il più distante possibile dal Pianeta della vita, dove si consumano atrocità, genocidi e dove ci sono delle forme di vita che pretendono di essere considerate degli esseri evoluti, e invece consentono al male di esistere ed espandersi a chiazza d’olio sul pianeta Terra. Plutone volendo mantenere le distanze dal nostro pianeta per non essere inquinato in alcun modo si prese il rischio di essere declassato come semplice corpo celeste, per via delle sue peculiarità. E tale rischio divenne realtà. Onore a Plutone e alla sua anima eversiva e allo stesso tempo candida e coraggiosa.

Mi piace quando dici che (ripeto il concetto con parole mie) questo disco più che pessimista è realista. Di sicuro i toni sono su scala di grigio e spesso non si raggiungono schiarite considerevoli. Ma cosa rispondi a chi guarda la realtà da un punto di vista luminoso?
Sono felice di sapere che ci sono persone che al mondo stanno bene. Non mi permetto di giudicare i vissuti altrui. Ammetto che non comprendo l’idealizzazione dell’ottimismo.
Guerra diceva che l’ottimismo è il profumo della vita; io a Tonino Guerra rispondo che il profumo della vita che prende vita dalla sua visione ottimistica serve solo a coprire la puzza dei dinamismi umani e della nefandezza che contraddistingue la razza umana. Come una droga, l’ottimismo è una droga. Ti anestetizza dal dolore al quale dovremmo dare di certo più attenzione e non anestetizzarlo.

Ovunque si dice di quanto questo disco dividi la critica e il pubblico. Basta leggere i tantissimi commenti che sono pubblicati sotto questi due video che hai rilasciato in rete. Inutile dire quanto tutto questo sia il becero teatro della bassezza di tante persone. Come hai reagito e come leggi queste brutte critiche? E come invece le tante lodi che ti sono state mosse?
Molto cinicamente e sinceramente ti rispondo che il disprezzo a me rivolto non mi ha mai turbato. L’indifferenza invece mi spaventa assai. Le lodi e la gente che mi apprezza come artista danno un senso a quello che faccio. Anche se le mie canzoni, come è ben tangibile, non nascono per piacere e compiacere. Nascono e basta.

“Alchimia”. Non solo tra le persone ma anche nella vita stessa, anche verso se stessi non trovi?
Sono d’accordissimo con te, l’alchimia è plasmabile e duttile; si presta a tutto.

Il linguaggio musicale che hai prodotto assieme a Luca Spaggiari di sicuro è di rottura anch’esso. A cosa puntavate, musicalmente parlando? Cosa avete raggiunto? Le due cose combaciano?
Non avevamo puntato a nulla, gli arrangiamenti e la forma delle canzoni sono nate in studio. Per la seconda domanda abbiamo raggiunto la cosa più bella che poteva capitare; una rottura! Una rottura musicale e umana.

A chiudere: M.A.C. è un cantautore, uno scrittore o un declamatore? Queste sono canzoni o sono musiche che vestono filosofie di vita? Dacci delle coordinate…
M.A.C. scrive e compone canzoni, si dedica alla scrittura e quando ha voglia di parlare PARLA! Sono un nomade nella vita, spero di diventare un nomade dell’arte. La mia musica è ciò che vive l’ascoltatore!

Info: https://www.facebook.com/ipianetidiMAC/

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