Oggi ospite delle nostre pagine la Mamo’s Band che ha dato alla luce il secondo capitolo della sua storia: il disco Navigatori viaggianti. Il lavoro vede la presenza di più di quaranta artisti, tutti impegnati nel dare vita a dieci brani che viaggiano trasversalmente tra generi e generazioni. Ecco l’intervista a Mamo, cuore della band e del progetto insieme al produttore Gigi Marrese.
Ciao a tutta la Mamo’s Band. Iniziamo dal presente e da Navigatori viaggianti, il vostro nuovo disco pubblicato da Abeat Records. Quando avete iniziato a lavorarci e in che modo si è sviluppato il processo creativo, prima, e produttivo, poi?
Se vuoi una risposta secca dovrei dirti circa due anni fa; in realtà il nostro lavoro creativo è in continua evoluzione e parte da molto lontano; viviamo in una dinamica che non si arresta mai; in quest’ultimo album ci sono brani che sono stati scritti nel 2014 ma che solo ultimamente abbiamo deciso di arrangiare e musicare. Creatività, arrangiamenti, suoni, quindi produzione si muovono all’unisono fin dall’inizio. C’è un autore che scrive e parzialmente musica; immediatamente entrano in gioco musicisti, arrangiatori, direttore artistico. Insomma condividiamo tutto quello che possibile condividere fin dalle prime fasi.
Avete deciso di non presentare il lavoro con dei singoli, uscendo “a gamba tesa” con il progetto nel suo insieme. Una scelta controtendenza in questo periodo. Immaginiamo via sia un motivo alla base della scelta…
Si, è una scelta molto precisa; non abbiamo mai pensato, almeno fino ad ora, a delle scelte commerciali che puntano a scrivere un brano di punta e poco altro intorno. In maniera un po’ ambiziosa se vuoi, vogliamo scrivere, musicare ed arrangiare al massimo livello di piacere e di entusiasmo per quello che esprimiamo. Il nostro gruppo che è, diciamolo pure, ancora abbastanza sconosciuto, non si è mai posto il problema di voler sfondare a tutti i costi; vogliamo fare quello che a noi piace; se non ami e non credi in quello che fai, non vai da nessuna parte. Forse non ci andremo ma almeno abbiamo il piacere di fare e stare insieme. Dimmi chi è quel pazzo che come noi presenta dal vivo 10 brani originali ogni volta che si presenta in pubblico.
La Mamo’s Band è composta da un fulcro di artisti e da altri che si alternano per andare a comporre un insieme corale di elementi. Come scegliete chi entra nel vostro cerchio?
Occorre stare nel gruppo e sposare il progetto musicale di mettersi sempre in gioco senza pregiudizi; non vogliamo dare messaggi a tutti i costi, non c’è un leader ma un melange di musicisti professionali che abbandonano il desiderio di essere solisti per mischiarsi nell’armonie del gruppo musicale. Se leggi i nostri testi sono tutti impersonali; tuttavia il tema dell’amore, dell’amicizia, dei sentimenti, insomma delle emozioni che ci pervadono sono comuni a tutti noi. Ciascuno ci legga quello che vuole. Naturalmente qualche strumento lo dovrai saper maneggiare, cosí come qualche vocalizzo dovrà per forza uscire dai nostri cantanti e coristi. Chi entra non vuole piú uscire.
Chi di voi, invece, rappresenta il cuore del progetto?
Gigi Marrese direttore d’orchestra oltre che produttore artistico. La sua visione è importante; Massimo Pedrani autore dei testi; Luca Marino che insieme alle voci di Arianna Bruno, Marco D’Errico, Claudio Borroni, Flavio Stefano, Emanuela Boggio, Irene Serra rappresenta il cuore delle sonorità. Non ci sono leaders, perché non ne vogliamo; tutto si mischia e si diluisce con la visione di tutti che contribuisco al risultato complessivo del progetto; non è cosa da poco ma è l’essenza del nostro stare insieme che diventa profondo senso amicale di rispetto reciproco.
Quanto è cambiata la Mamo’s Band dagli inizi fino ad oggi?
Non tanto nelle intenzioni e neppure nelle persone che partecipano al progetto; questo senso di appartenenza è quello che vede aumentare continuamente le persone che partecipano; ci siamo fidelizzati vicendevolmente.
I nostri percussionisti, Angelo Corvino, Carlo Attolini; i nostri tastieristi, Fabio Agatea, Christian Tassi; I nostri arrangiatori Carmine Iorio, Antonio Nicoletta, Gianfranco Calvi sono sempre al loro posto da anni. A questi musicisti si sommano le violiniste, Letizia Guido, Beatrice Guido; i fiati di Fabio Buonarota, Carlo Napolitano, Davide Ambrosioni, Rosarita Crisafi, Tiziano Codoro, il magnifico Marco Salviati che fa uscire i migliori suoni e via cosí.
C’è stata un’evoluzione stilistica o siete sempre fedeli alle vostre origini?
Qualcuno ci ha definiti gruppo “pop progressive”. Non mi appassionano le definizioni; non le comprendo. Come ascolti arriviamo da molto lontano: Pink Floyd, PFM, Banco del Mutuo Soccorso; anni…anta insomma. Siamo comunque una band multigenerazionale che spazia dal 1951 al 2004; ciascuno porta il suo stile e le sue esperienze musicali. Difficile catalogarci. Siamo fedeli al nostro progetto di condivisione di emozioni e sentimenti.
Tracciando dei parallelismi artistici e storici, esistono realtà alle quali vi ispirate? Se sì, quali sono e in che modo le sentite vicine a voi?
Prima ti parlavo dei nostri ascolti anni anta; qui mi chiedi a chi ci ispiriamo.
Non so darti una risposta; so che diamo grande rilevanza ai testi, poi arrivano le musiche, le dinamiche, gli arrangiamenti. Affidandoci ai nostri diversi arrangiatori ci ritornano sensibilità e appartenenze ispirative diversissime; anche qui ho difficoltà a classificarle.
Avete sviluppato una vera factory intorno al vostro progetto, realizzando anche una vostra sala prove dove, immaginiamo, la magia della Mamo’s Band prende forma. In un modo estremamente digitale e virtuale (a causa anche del Covid che ci ha “allontanati” fisicamente in questi anni) quanto è importante per voi l’interazione umana e fisica per creare buona arte e musica?
Hai centrato il punto fondamentale; il nostro segreto e tutto li. La tua domanda contiene anche la risposta.
Chiudiamo chiedendovi di salutare i nostri lettori con una frase tratta delle vostre canzoni, quella per voi più rappresentativa.
Ho calzato scarpe senza ricordare quella strada dentro al bivio della vita. Ho indossato il vestito di un viaggiatore ascoltando il rumore dei miei passi. Ho condiviso vestiti consumati, appesi al filo del mio sentire. Ho condiviso l’amicizia del fuoco di un camino, lo scoppiettio di un legno nel vento del destino.
Ascolta il disco Navigatori Viaggianti di Mamo’s Band
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