INTERVISTA | Mao Medici: il cantautore anonimo

Mao Medici è un cantautore che se ne va in giro con la chitarra a raccontare le sue storie… Si racconta nell’intervista di Blog della Musica

MAO MEDICI: ciao e benvenuto su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?
Ciao, mi chiamo MAO e sono un cantautore anonimo. Anonimo perchè? Perchè sono uno qualunque che se ne va in giro con la sua chitarra a raccontare le sue storie. Semplicemente complesso e complessivamente semplice.

Da uno che si chiama MAO mi aspetto almeno che ami gli animali… che rapporto hai tu con gli esseri a 4 zampe?
Amo gli animali. Ho avuto cani, gatti, cavalli (sono istruttore di equitazione di 1° livello). Ne ho sempre avuti, tanti. E il loro mancare porta sempre sorrisi e nostalgia. Li ricordo tutti. Ma, come tutti gli esseri viventi , meritano rispetto e necessitano di un qualcuno che possa dedicare loro del tempo. Ora come ora non mi sento in grado di accudire nè un cane nè un gatto… preferisco non averne piuttosto che averli e trascurarli. Ora ho solo un pappagallino inseparabile: Piumetta verde e arancione.

Scherzi a parte, Mao, i tuoi inizi con la musica come sono stati? Come ti sei avvicinato ad essa? 
E’ nato tutto per caso, da una voglia di scrivere che avevo dentro, dal mio essere fondamentalmente un romantico e un timido. La mia prima chitarra l’ho ricevuta in regalo da mia sorella. Mai usata. Lasciata in un armadio per anni finché, un giorno, qualcosa mi è scattato dentro. Mai preso una singola lezione di chitarra, seguo il mio orecchio. Per imparare ascoltavo le canzoni e tentavo di imitarne il suono sul manico dello strumento. Ci passavo otto, nove ore al giorno senza rendermene conto.

Poi le prime canzoncine. I miei amici più cari si ricorderanno brani tipo “Rospettino”, “Anima Libera”, “Lo zarro” e potrei andare avanti per molto ancora. Le prime “canzoni”… mamma mia (ride).

E quali sono i musicisti che ami di più? Quelli che ti ispirano e che traspirano dalla tua musica?
Per quel che riguarda l’ascolto sono davvero caotico. Non ho generi che prediligo. Apprezzo artisti ma magari non l’intero album. Molti grandi nomi del passato italiani e soprattutto stranieri, a rischio di divenire “impopolare”, mi annoiano. Non ho mai seguito “ quello che andava al momento” e ad oggi è ancora così. Potrei dirti almeno una ventina di artisti che nessuno conosce ma che sono, a mio avviso, pazzeschi. Non per darmi un tono o fare l’alternativo, davvero, è che quello che gira a me non piace e la rete ha portato quello che una volta facevano i negozi di vinili: la possibilità di scelta.

Spazio da Silvestri ai Bad Religion, dai Rondò Veneziano agli Ska-P, dai Sick Puppies alla Bandabardò… mi piace davvero tutto in modo caotico, non catalogato.

Essere emergenti ora. Che Italia discografica vi trovate davanti?
Emergente in confronto a chi? Realmente, non è arroganza ma non sono un “emergente”. Emergente rispetto a quelli blasonati di oggi? Non ci arriverai mai, non emergi: anneghi.

Anche perché le luci della ribalta non mi interessano proprio. Non sono in competizione coi grandi nomi nè con i miei colleghi. Io sono un cantautore. Non sono un emergente. Emergente è anche uno sminuire il lavoro di un musicista che se non firma o non va in tv allora è un emergente. Io sono in giro a suonare da circa venticinque anni. Ho fatto moltissime cose ma non ho mai firmato (anche per scelta). Emergente? Non lo sono, non lo siamo.

L’italia discografica non esiste. Da un pezzo c’è un ingranaggio ben oleato che fa arricchire i soliti. Televisioni che comprano radio e le stesse radio che producono un disco di un loro artista creandolo e mandandolo in rotazione sulle loro frequenze… conflitto di interessi? In Italia? No… macché…

I talent che altro non sono se non gare di karaoke cammuffate con concorrenti già sotto contratto (o comunque conosciuti in quel circuito) e utilizzati come carne da macello come “prodotto annuo”. Tanto l’edizione successiva vedrà sempre arrivare altro “bestiame”

Chi fa da se fa per tre. E questo lo dico a chi ha un disco nel cassetto. Non fidatevi di chi vi chiede soldi per farvi fare la vostra musica. Spendeteli e investite voi, per primi. Non cercate la via più facile. Se si vuole fare musica non è diventando personaggi televisivi che porterete avanti il vostro progetto.

Devi farti il culo a girare nei locali, malfamati, dove impari a gestire un concerto con due persone davanti. Ti assicuro che è più difficile suonare davanti a due persone che non davanti a duemila…

Devi metterci la faccia, contattare mille persone mandare duecento mail al giorno, non farli dimenticare che esisti. Devi credere tu per primo in te stesso ed avere una determinazione in grado di spaccare i muri.

I ragazzini che escono oggi dalla tv, dai talent, se dovessi metterli davanti ad un problema “on stage” nessuno saprebbe come sbrogliarla.

Fatevi la gavetta e piantatela di fare i divi che l’anno prossimo ci sarà un altro bel visino a sostituirvi.

Un premio importante hai ritirato qualche settimana fa al concorso “La Musica Ribolle”. Ci racconti tutto?
Non cerco premi. So che sembra strano dato che ho vinto un concorso. A mio avviso i riconoscimenti se devono esserci devono arrivare e non cercati. Il mio iscrivermi a quel concorso era perché dovevo arrivare ad avere un contatto. Solo per quello. E’ arrivato il premio, inaspettato, inatteso. E questo si riconduce a quello di poco fa. E’ arrivato, non l’ho cercato, io ero lì per un altro motivo.

Mi hanno premiato, con il premio più prestigioso della manifestazione, ossia il premio della giuria con profonda menzione ai testi voluta da Omar Pedrini. Questo mi fa piacere. Detto da chi ascoltavo sui cd o alla radio e da chi è parte di quel mondo cantautorale, Antonio Silva. Responsabile del premio Tenco. Un mondo di cui faccio parte anche se quello che faccio non è facile da trovare in altre realta musicali.

Non sono etichettabile, mi è stato detto. Non sono collocabile, mi è stato detto. Ma a me non interessa. Per “loro” (case discografiche, etichette) sarà un difetto il non assomigliare a nessuno, per me è orgoglio puro. Sono io, sono così e tale rimango.

So anche che stai lavorando ad un nuovo disco: che disco sarà?
Si intitolerà “Lo spaventapasseri” e sarà il proseguimento del viaggio intrapreso dal primo disco “Cenere” e dall’attuale “Volo Pindarico”. A differenza dei primi due, questo terzo disco non parla del mio passato ma di quello che mi circonda ad oggi. Sarà un disco “più maturo” dove vi saranno temi forti come la disoccupazione, la violenza sulle donne, ma sempre nel mio stile. Non mi schiero politicamente, mai. Ma racconto quello che è visibile e palese.

Seriamente ironico. Penso sia la via migliore per far arrivare un concetto, un’idea. Sono tutte storie reali, come sempre, nulla è inventato.

Avrò ospiti all’interno del disco. Musicisti noti e non, ma sempre accompagnato dai miei fidati friends Matteo Luraghi, Andrea Meloni, Vito Emanuele Galante e Ivan Padovani.

Spaventapasseri perchè mi rassomiglia. Rimane fermo, lì. Al suo posto. Dove è stato messo.I girasoli sono girati tutti verso il sole, gli danno le spalle, attratti dal trend attuale, ma, come il sole, il trend cala, passa e i girasoli si accasciano. Ma poi si rialzano alla venuta di un nuova luce, ne seguono il percorso e, prima o poi, si gireranno e lo vedranno lì. Rendendosi conto che c’è sempre stato e che, magari, ogni tanto, gli si può regalare un piccolo sguardo…

Sei stato definito il “cantautore della gente” mi sembra una frase impegnativa… Che cosa ne pensi?
Se la percepisci come a voler dire che sono il portatore della voce del popolo ti do ragione. Ma se la prendi per quello che realmente è, ossia il fatto che le persone mi sostengono, mi vogliono bene e mi aiutano finanziando il mio lavoro più che impegnativo per me è un onore.

Non sono mai voluto essere un “profeta” con i miei scritti. Non mi innalzo dicendoti: “succederà questo, anche a te”. Io nei miei scritti parlo a me stesso e sono contento se qualcuno ci si ritrova o trae una qualche sensazione benefica da quello che faccio.

Oltre a tanta musica hai scritto anche un libro, ce lo vuoi raccontare?
Volo Pindarico – Una commedia romantica.
E’ il disco diventato romanzo. Niente di più niente di meno. Tutto è nato dall’inventarmi il “telling live” ossia il live raccontato.

A differenza delle solite letture accompagnate dalla musica qui le parole erano la musica e la musica erano le parole. Era diventato tutto più che un concerto uno spettacolo quasi teatrale.

Avevo dei piccoli incipit letti dall’amico Raffaele Cappelletti, che era divenuto la voce narrante durante le serate. Quello che lui andava a leggere non spiegava il brano, il perché delle cose ecc ma ti preparava una cornice dove tu, ascoltatore, durante l’esecuzione del brano potevi “dipingere” il tuo pensiero. Non vi erano pause o stacchi era tutta un’unica melodia che fluiva per circa due ore. Era come se leggessi un libro ascoltandolo dal vivo.

I capitoli del libro erano i brani che avevamo in scaletta. Dovresti vederlo, è complicato spiegarlo a parole.

Comunque, da questi incipit che avevo scritto per ogni brano, presi spunto per delineare un capitolo, così per tutti i brani e, senza accorgermene, la storia si era scritta. Da sola…

Ora mi sto muovendo per vederlo “messo in scena” magari a teatro… ci provo e ci spero…vedremo.

Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica?
Come ti dicevo poco fa non voglio profetizzare… non ho messaggi. Di certo, a detta di molti quello che esce dai miei scritti è “sorridi, che se le cose vanno male, piangendo, andranno male lo stesso…tanto vale sorridere”

Non prendo sottogamba le problematiche della vita, anzi, ma penso che affrontare le situazioni, anche le più dure con un sorriso, cercando di risolvere, sia meglio. Anzichè sprecare energie arrabbiandosi e logorandosi. Quelle energie vanno conservate e gestite in modo da arrivare a migliorare la nostra vita.

Quali sono i tuoi prossimi progetti musicali (disco a parte)?
Sto valutando l’idea di fare un disco di volo pindarico live 3.0 ossia riarrangiato come lo proponiamo ora. Ci sarà una bella sorpresa per quanto riguarda un brano al quale sono molto affezionato ma è ancora tutto verbale.

Ho qualche intervista in radio, un live il 3 di novembre a Seregno presso l’Honky Tonky. Sarò ospite della prima puntata del concorso letterario “PAROLE APERTE” creato da Dario Lessa della Hemingway & Co. In collaborazione con La Feltrinelli e Ananke LAb.

Avrò il privilegio di accompagnare con la mia chitarra le letture delle opere dei concorrenti in gara. Se tutto andrà bene presenzierò l’intera manifestazione. Ci spero molto. Il 17 novembre sarò ospite insieme agli amici di Zelig, Colorado, The Voice, Tu si que Vales, RAI 1 ed artisti  provenienti dai più grandi teatri internazionali al Teatro Alfieri di Asti per la manifestazione a sfondo benefico contro la SLA “AMITIE’ SANS FRONTIERES”

Probabilmente il 2 dicembre tornerò in teatro a Bresso con gli amici di Zelig e Colorado e dell’accademia del comico  in apertura del loro spettacolo.

Tra qualche giorno uscirà il nuovo video del primo singolo del nuovo disco: “La Conta” in contemporanea alla messa online del brano  in download gratuito. Con la regia di Jennifer Scalzo (già regista del video di Volo Pindarico) e con l’amica Mary Sarnataro (Le Iene) che  si è prestata per le riprese.

Ma altre date sono sempre in arrivo quindi per chi volesse seguirmi la pagina ufficiale e www.facebook.com/maomedicicenere

Grazie MAO e tanta, tanta buona musica

Info: https://www.facebook.com/maomedicicenere

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