Marcello Ubertone cantautore di Rovigo. Ha all’attivo molte esperienze importanti sia nel campo musicale, l’ultima è la finale del Premio Donida, sia nel campo della scrittura dove si sta dedicando alla sceneggiatura di una fiction per la tv. Eccovi l’intervista del Blog della Musica…
Marcello Ubertone, rodigino. Hai iniziato a comporre canzoni giovanissimo. Raccontaci come e quando la musica è entrata a far parte della tua vita.
In effetti scrivo canzoni da un bel po’. Ho cominciato a 17 anni durante un anno di studio all’estero, in Kentucky per la precisione, e considerando che a febbraio ho compiuto 34 anni, posso dire che ho passato metà della mia vita a scrivere canzoni. È stato durante quell’anno lontano da casa che la musica è entrata davvero nella mia vita.
Hai studiato con Mogol, non servono certo parole per descriverlo. Come è stata questa esperienza? Cosa ti ha dato?
Mi ha dato moltissimo e credo che mi abbia fatto crescere molto come persona oltre che come autore. Prima pensavo che un uomo dovesse scegliere tra vita e scrittura. Che non potesse avere entrambe le cose, che per essere un buon narratore, dovesse fare un passo indietro e lasciar vivere gli altri, limitandosi a osservarli. Durante i tre anni con Mogol e gli splendidi insegnanti del CET credo di aver capito davvero il suo verso “il mio mestiere è vivere la vita”: la vita è un serbatoio infinito di storie e più ci buttiamo a capofitto nelle cose, più esploriamo, più esperienze potremo riversare sul foglio. Questo credo sia l’insegnamento più prezioso che ho ricevuto.
Circa un paio di anni fa hai iniziato un progetto alquanto impegnativo: 52 canzoni per anno. Ti va di raccontarcelo e di farci un bilancio consuntivo?
Certo, ho fatto la follia di pubblicare su YouTube una canzone ogni settimana per un anno intero. È stato molto divertente ma anche estenuante. Ecco perché alla fine del 2014 ho sentito il bisogno di fare una pausa. E probabilmente da un punto di vista strategico fermarmi proprio in quel momento è stato abbastanza stupido: ero appena stato intervistato da DJ TV e dalla Rai, c’era una mia canzone in rotazione su Rock TV e avrei dovuto battere il ferro fin che era caldo.
Oltre a scrivere canzoni ti occupi anche di sceneggiature televisive grazie ad un Master della RAI che hai frequentato. Com’è scrivere per la tv? Cos’ha di diverso dallo scrivere canzoni?
È stata proprio la vittoria di quel bando della Rai che ha fatto sì che interrompessi momentaneamente la mia attività musicale. Coincideva con un momento di forte stanchezza e allora, visto che, come ho detto, vivere la vita è anche un po’ il mio mestiere, mi sono lanciato in questa nuova avventura. Mi sono trasferito a Perugia per quattro mesi, dove sono stato formato come scrittore di fiction e ho conosciuto un gruppo fantastico di giovani sceneggiatori, con cui ho legato moltissimo. Poi per altri quattro mesi circa, ho vissuto a Roma, dove ho lavorato alla scrittura di una serie tv che ora è in lettura in Rai. Se scrivi un soggetto di serie generalmente ragioni su un orizzonte temporale di almeno sei ore, con una possibile apertura per una seconda stagione… Quindi scrivere canzoni e scrivere serie televisive, in un certo senso, sono procedimenti mentali inversi: nel primo caso cerchi di comprimere una storia o un’esperienza in tre minuti mentre nel secondo cerchi di farla durare il più possibile. Credo però che l’esperienza di songwriter mi abbia aiutato nei dialoghi. Un buon dialogo come una buona canzone deve avere un linguaggio credibile, non artificioso. Solo così chi lo ascolta potrà percepirlo come vero. E poi in entrambe le cose è fondamentale il ritmo. Non per niente riguardare mille volte certi film come Pulp Fiction, che ormai conosco a memoria, per me è un’esperienza molto simile a quella di riascoltare un vecchio disco che amo.
La musica però non l’hai abbandonata del tutto infatti sei finalista all’importante Premio Donida. Ce ne vuoi parlare?
È un concorso molto ben organizzato e chi vince ha la possibilità di pubblicare il suo singolo con la Universal. È la seconda volta che partecipo: ero arrivato tra i finalisti anche nella scorsa edizione ma non avevo vinto. Anche quest’anno la concorrenza è molto valida… farò del mio meglio.
A quando, Marcello, un disco?
L’intenzione è quella di uscire nel 2017. Si chiamerà Meconio. Il meconio è la prima cacca che ogni bambino fa nella sua vita. È il mio modo per mettere le mani avanti.
Prima di lasciarci, raccontaci quali progetti hai in serbo per questo 2016.
In questi giorni sto mettendo a punto un corso di songwriting che terrò a giugno ad Albarella insieme a Riccardo Sinigallia. L’ho conosciuto allo Yeahjasì Festival, a Brindisi, di cui siamo stati tutti e due ospiti nel 2014. È stato molto disponibile e ha accettato di partecipare. Saranno tre weekend intensi dedicati alla scrittura di canzoni. Chiaramente per metterlo a punto ho fatto tesoro di tutte le lezioni ricevute al CET di Mogol. Tra l’altro le iscrizioni sono ancora aperte quindi se qualcuno fosse interessato a partecipare può visitare il sito www.workshopdisongwriting.com
Grazie Marcello per il tempo che ci hai dedicato.
Grazie a te!
Info: https://www.facebook.com/marcelloubertone.2/?fref=ts