INTERVISTA a Marco Albonetti direttore artistico di SaxArts Festival

Il sassofonista Marco Albonetti, direttore artistico del SaxArts Festival di Faenza intervistato dal Blog della Musica ci spiega come ha confezionato un percorso che comprende musica classica, jazz e world music…

Dal 5 al 9 luglio 2017, si rinnova l’appuntamento con il SaxArts Festival. Quattro concerti in programma a Faenza, Russi e Tredozio che offrono anche quest’anno uno spaccato del mondo del sassofono. Sin dalle primissime edizioni, il sassofonista Marco Albonetti, direttore artistico del festival, ha sempre saputo superare gli steccati tra i generi per guardare in modo originale alla scena internazionale dello strumento. E così, negli anni, ha confezionato un percorso capace di comprendere musica classica, jazz e le varie declinazioni della world music per un pubblico affezionato e attivo nel supportare le varie iniziative presentate nelle diciannove edizioni della rassegna. E proprio a partire da questo “filo trasversale”, abbiamo sentito il punto di vista di Albonetti.

Marco Albonetti: «A mio avviso, spaziare attraverso stili, generi ed epoche deve essere un fatto assolutamente normale per chi vive ed opera nella musica, un tratto distintivo e una necessità. Nel disegno di ogni edizione, ho sempre scelto musicisti che potessero interpretare aspetti diversi della scena sassofonistica perché voglio dare a chi segue il SaxArts Festival una visione completa e non parziale delle potenzialità dello strumento e del modo in cui andrebbe utilizzato. Poi, naturalmente, nella scelta dei musicisti che si esibiscono, ci sono anche le motivazioni di carattere umano. Il cartellone della diciannovesima edizione – come del resto è successo spesso anche negli anni passati – è costituito da artisti a cui sono legato da una profonda stima ed amicizia. Sono convinto che gli affetti diano alla musica una luce diversa.»

È senz’altro interessante l’idea di aprire uno spazio per i sassofonisti di domani con l’incontro che si terrà ad Imola, il primo giorno del festival…
Le giovani leve sono il futuro della musica e mi piace l’idea di investire su qualcosa di nuovo, in trasformazione. I ragazzi rappresentano un “materiale umano” cosi ricettivo e curioso che è bellissimo lavorarci. La prospettiva di questa collaborazione con la Scuola Media a Indirizzo Musicale Innocenzo da Imola e con la Banda Musicale Città di Imola, entrambe realtà imolesi, non è certo la pretesa di trasformarli immediatamente in musicisti o in concertisti. Vogliamo semplicemente di fornire loro degli stimoli da sviluppare nel loro percorso di crescita: la musica fa bene alla mente e, soprattutto, fa benissimo al cuore. In particolare, cercherò di mettere in luce l’importanza formativa dell’essere parte strutturale di un “tutti” nel rispetto di tempi e ruoli, la bellezza e il piacere di fare musica insieme, tenendo conto del lavoro e della presenza degli altri.

Il festival negli anni ha avuto dei palcoscenici molto particolari come Palazzo Fantini a Tredozio e il Giardino della Rocca di Russi – dove tornerà anche quest’anno – oppure la Pinacoteca Comunale dove l’anno scorso si è esibito Branford Marsalis. Per la diciannovesima edizione c’è un nuovo luogo da scoprire insieme al SaxArts Festival, il MUST di Faenza…
Col passare degli anni, Palazzo Fantini o il Giardino della Rocca si sono arricchiti di esperienze e ricordi indelebili per la nostra storia: mi piace ritornarci per respirare la magia unica, presente in questi scrigni preziosi di bellezza. Naturalmente mi piace mettere in circolo anche nuovi stimoli e, nel caso specifico, nuovi luoghi. Il concerto che vede protagonista Federico Mondelci – una figura che sintetizza magnificamente l’eccellenza concertistica unita a quella didattica, un musicista di riferimento per tutta la scuola sassofonistica italiana – si svolgerà al MUST, il museo che ospita la collezione d’arte contemporanea di Faenza, presso la sede del Settore Territorio dell’Unione della Romagna Faentina. Una vera e propria perla in cui porteremo un grandissimo esponente del nostro strumento.

Tra didattica e attività concertistica in giro per il mondo, hai una visione decisamente ampia della scena sassofonistica: qual è il suo stato di salute?
Negli ultimi anni, il livello tecnico si è considerevolmente alzato, grazie all’enorme disponibilità e all’immediatezza degli strumenti didattici. Nonostante questo, trovo che non sempre l’apprendimento venga accompagnato da un lavoro di approfondimento storico e interpretativo. E spesso mi sembra di vedere che anche l’acquisizione di un gusto personale sia diventata una pretesa da acquisire subito, con la stessa velocità con cui le informazioni viaggiano in rete. Il rischio della globalizzazione, in questo modo, è una omologazione sempre più generale del risultato artistico.

L’anno prossimo il festival arriva a quota venti: cosa immagini per questo traguardo?
Da circa cinque o sei anni è sempre più faticoso realizzare i giorni del festival, non posso nasconderlo… E, sistematicamente, con queste difficoltà sempre crescenti, ogni anno penso: “Questa sarà l’ultima edizione…” Quindi adesso, almeno per non interrompere questo karma positivo, mi viene da dire che, sicuramente, l’anno prossimo il SaxArts Festival si metterà il “cappotto”. Anche perché, ormai, in estate la mia attività didattica si localizza all’estero e, in particolare, in Asia dove ho circa centocinquanta allievi che mi seguono. Quest’anno, inoltre prende il via un nuovo appuntamento didattico sulle Dolomiti, dove mi confronterò con un’utenza molto varia e saranno presenti allievi provenienti da tutto il mondo.

Info: https://www.facebook.com/SaxArtsFestival

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