Marco Cantini, cantautore toscano di Firenze, è nuovamente ospite delle nostre pagine, stavolta con il suo punto di vista attorno al romanzo La Storia di Elsa Morante
Torniamo ad ospitare forse una delle nuove voci della canzone d’autore italiana che ha sposato la parola come contenuto e messaggio impegnato di letteratura e di vita sociale. Come lui tanti delle generazioni precedenti ma oggi, come lui, ce ne sono davvero pochi. Parliamo ancora di Marco Cantini, toscano di Firenze, lo avevamo incontrato con il passato disco dal titolo Siamo noi quelli che aspettavamo e oggi torna in scena parlando di letteratura. Il suo nuovo singolo accompagnato dal bellissimo video che vi abbiamo presentato questa mattina, si intitola L’Orrore e abbraccia e sviluppa il suo punto di vista attorno al romanzo La Storia di Elsa Morante. Un libro magico e drammatico, di storia e di “fantasia”. La canzone di Cantini prende uno spicchio di questo romanzo e lo fotografa e lo colora e lo dipana a suo modo. Una canzone impegnata che non lascia spazio al banale intrattenimento.
Da Andrea Pazienza ad Elsa Morante… qual è il filo logico? Come mai questa scelta?
Sicuramente le avanguardie artistiche del ’77 non hanno molto in comune con le vite straziate dell’ultimo conflitto mondiale, ma se ci pensi il filo rosso è sempre quello della memoria, delle vite di personaggi sui quali fa da cornice la storia ufficiale dei fatti. Credo sia una deformazione da cantastorie. Come tutti mi piace raccontare ciò che conosco abbastanza bene, le età in movimento, le piccole e grandi vicende che possono raccontare un’epoca meglio di tante analisi sociologiche. In questo caso farlo attraverso un grande romanzo serve a dare un personale punto di vista verso certe realtà del passato, e anche verso quelle dinamiche e quelle lotte di potere che non cambiano mai. Elsa Morante voleva dirci anche questo, a mio parere.
Una canzone e una simile ispirazione viene da una lettura recente del romanzo?
Nel corso degli anni ho riletto varie volte il libro, ad ogni età traevo sfumature diverse, come mutevole era il mio modo di recepire anche i particolari. Nell’ultimo anno la lettura è stata finalizzata coscientemente al disco, al farne canzoni, cercando di seguire con la scrittura dei brani la narrazione con i suoi punti salienti dal principio alla fine.
Tra l’altro è stato un romanzo ampiamente criticato oltre che celebrato. Il tuo personale punto di vista?
In fondo, qualcosa di simile accadde anche con “Il Gattopardo”, oggi ritenuto unanimemente un capolavoro della letteratura del novecento. Per cercare di comprendere le recensioni dalle critiche feroci credo si debba contestualizzare anche il periodo di uscita del romanzo, negli anni in cui a certi livelli – per affrontare determinati argomenti – era necessario applicare classi critiche funzionali a certi modelli ideologici. Forse consolatorio, probabilmente disperato, ma certamente contro il potere e ogni guerra di tutte le epoche, e sempre dalla parte delle vere vittime della storia: quelli che subiscono le decisioni del potere stesso. Prendo ad esempio un personaggio minore del libro, tale Clemente detto “Manonera” per via di un guanto che nascondeva la mutilazione subita nella campagna di Russia. Elsa Morante gli dedica pochissime pagine, ma incrociando il personaggio con la storia reale che racconta di Mussolini dalla villeggiatura di Riccione – che decide di mandare al massacro più di 200.000 italiani verso il fronte orientale – l’episodio appare così involontariamente grottesco eppure vero, così paradigmatico che non potevo sottrarmi all’impulso di raccontarlo in una canzone (che ascolterete nell’album). Carver diceva che la vera difficoltà non è tanto scrivere una storia, ciò che è davvero complesso è scovare un punto di vista, un’angolazione capace di farci guardare certi accadimenti.
Col senno di poi pensi che questo brano abbia raggiunto lo scopo? In qualche modo la tua “fotografia” abbia messo tutto il necessario nell’inquadratura?
Quello che più mi interessava – in questa canzone – era descrivere la paura: il sentimento ininterrotto di Ida, il personaggio forse più vero e sincero del romanzo, con la sua mortuarietà reale, senza riscatto e senza speranze.
I tuoi compagni di viaggio: oltre la Radici Music, troviamo Moneti e la Reggio. Contorni o co-protagonisti? Del romanzo o soltanto della musica secondo te?
Entrambi due compagni di viaggio molto importanti, assieme a tutti quelli che con il loro contributo stanno dando davvero tanto a questo progetto appena nato. Dai registi Giacomo De Bastiani e Lorenzo Ciacciavicca – ai quali affiderò anche la regia dello spettacolo teatrale che seguirà l’album – a Gianfilippo Boni: con lui e tutta la rodata squadra di eccellenti musicisti inizierò da settembre a lavorare alla registrazione dell’album. Cominceremo dalla sale prove, tutti insieme appassionatamente.