Uscito sulle maggiori piattaforme musicali Anyhow, il nuovo sofisticato album di Maria Angeli, artista nota a livello nazionale ed internazionale per le sue sonorità elettroniche che, in questo suo secondo album, virano e si avvicinano prepotentemente all’alternative pop melodico, tra una distesa di synth e tastiere e la leggerezza degli archi. Ecco la nostra recensione…
Buon sangue non mente è un motto che ben si adatta ad Anyhow, secondo album della cantautrice Maria Angeli, romana, ma da anni residente a Londra, figlia del noto pittore Franco Angeli.
Album ben più maturo ed originale del precedente 7 billions sia nelle composizioni che negli arrangiamenti e che sfugge a qualsiasi catalogazione, si tratta di una collezione di 8 brani messi insieme nel corso degli anni, arrangiati e prodotti dal compositore Andrea Filippucci, che “scorrono veloci come fotografie, ricordi e amori passati”, accomunati da rarefatte atmosfere mozzafiato, a volte acustiche, a volte elettroniche, più spesso ibride.
Il titolo si riferisce all’alternarsi di due emozioni, ostinazione o rassegnazione, la volontà di proseguire ad ogni costo o la capacità di lasciar andare. I testi, densi di riferimenti autobiografici sono tracce di vite vissute e a volte richiamano alla mente i momenti di triste incertezza del lockdown 2020.
L’album Anyhow si apre con due canzoni acustiche, che si snodano su pregevoli trame chitarristiche che ricordano le folk ballad di Katie Melua o della Chiara Civello prima maniera. Il primo, che dà il titolo all’album è “un inno al risveglio e alla trasformazione”. Ad esso segue l’intimistico Fade Out che “ammanta di nostalgia la percezione delle cose”.
Caught up in a Rush, ci regala atmosfere downtempo che rimandano ad Emiliana Torrini che restituiscono “una ragione al trascorrere ininterrottamente uguale di giorni e ore”, mentre le aperture sinfoniche della commovente When you’re gone ci riportano ad una dimensione di nostalgica solitudine “ogni volta resto qui con la mia melodia, quando tu sei via lei mi tiene compagnia”.
La cinematografica The Reasons narra di amori “che durano quanto il battito d’ali di una farfalla” usando tinte di jazz da camera, mentre Piece of my heart a nostro avviso è il brano che più si presta ad un’interpretazione di pop radiofonico acustico d’autore.
Segue Un velo, unico brano in italiano, dedicato al padre, in cui la voce calda e sognante di Maria assume una leggera sfumatura soul e gli elementi acustici, elettronici e sinfonici si fondono più che mai. Infine, il disco si chiude con Bette Davis, canzone già presente nella colonna sonora della acclamata serie Netflix Baby, qui in una nuova versione registrata appositamente.
In ultima analisi, un album molto bello che permetterà a questa artista già nota un ulteriore salto di qualità nel panorama elettronico internazionale.
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