Post Relax è il disco che svela il punto di vista di MARTINY sul mondo che lo circonda allo scadere dei 24 anni, quando capisce che ormai il “relax” è finito e che bisogna iniziare a prendersi un po’ di responsabilità. Ecco la nostra recensione
Martiny sembrerebbe ricordare il nome di un famoso cocktail; Post Relax sembra invece rimandare alla fine di uno stato di grazia.
Mischiando questi due concetti, si ottiene un album dalle tinte pop che sono al tempo stesso fresche e nostalgiche (insomma un disco sfacciatamente pop che non rinuncia al richiamo vintage di una vecchia chitarra che spesso fa da protagonista). La situazione ideale per ascoltare questo disco sarebbe alla fine di una festa, quando si sfugge ancora ubriachi sui marciapiedi umidi di nebbia e lontani da tutto prendendo il primo autobus alle cinque di mattina.
Oppure, avete presente quel momento in cui gran parte degli invitati se ne sono andati e si resta in due o tre a parlare sottovoce e sbadigliare circondati briciole di vivande e bicchieri lasciati a metà, presagendo già il mal di testa da dopo-sbronza della mattina dopo? Questo disco è esattamente così, Post Relax.
Un album omogeneo, che si ascolta in fretta, il cui sound vagamente anni Novanta ben si sposa con testi che parlano invece dei giorni nostri e di tutti coloro che, sul finire dell’attuale decennio, si trovano in quella fascia d’età in cui la festa comincia davvero a finire. È finita l’illusione dell’eternità, e allora si sorride con amarezza, ripensando a quella grazia perduta. Si beve un ultimo bicchiere, tanto ormai i postumi della sbornia non li toglie nessuno, e ci si rassegna all’idea che l’indomani qualcuno dovrà per forza dare una ripulita a tutto quel caos.
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