Massimo Liberatori è un cantautore e cantastorie romano che ha pubblicato il disco Tratturo Zero. Appassionato alle storie popolari di qualunque territorio ed epoca, Massimo poi le mette in scena in concerti originali e con trama itinerante. Blog della Musica l’ha intervistato…
Ciao e un benvenuto a Massimo Liberatori che ci parlerà del disco “Tratturo Zero” su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?
Massimo is my name… nato e cresciuto a Roma approdato in Umbria a Spoleto e poi a Spello. Amo conoscere e trasformare in canzoni le storie che mi circondano, sul territorio. Sono un cantastorie o cantautore o magari folk singer fate voi.
Cantautore e cantastorie: quale la differenza tra i due ruoli? Si può essere entrambi?
Su una mia canzone No alibi, canto così: “…io non suono Bach, non faccio Rap / e non mi riconosco neanche a fare il cantautore / io non sono lo stesso neanche a tutte le ore / l’importante è conservare un: comundenominatore…”
I tuoi inizi con la musica come sono stati?
Mi beccai una brutta polmonite, mi misi la chitarra nel letto e cominciai a parlarci… Ad esibirmi in pubblico mi aiutò Luigi Grechi De Gregori che ancora ringrazio.
Hai collaborato con tanti importanti artisti. Questo ha in qualche modo influenzato le tue scelte musicali?
Credo di no anche perché collaborare in fondo è proprio cercare di distinguersi. Poi, i miei ascolti musicali sono sempre stati a 360° a parte qualche piccolo amore nel mondo pop rock come il Banco del Mutuo Soccorso , Led Zeppelin e Clash…
Tratturo Zero: il tuo nuovo disco. Ce ne parli? Spiegaci anche cosa significa Tratturo Zero…
Tratturo Zero: il tratturo è una via della transumanza e zero è per non dargli un nome perché il tratturo inizia dove toccano i piedi e va dove può con il respiro, tra la polvere e le nuvole, tra le radici e le ali, “alla ricerca dell’amore perduto”.
L’album, per chiarire subito in quale storia d’amore andremo a trovarci, si apre con una traduzione adattamento da Woody Guthrie della mitica This land is your land per fare poi un simbolico “coast to coast” transumante da Roma a Londra, all’Appennino a Nuova York tra poeti, briganti, santi, sibille, guerrieri ed elefanti. L’ambientazione potrebbe essere indifferentemente riferita a qualunque parte di mondo coinvolto in questa storia come anche l’idioma usato. I testi sono infatti pervasi spesso di inflessioni dialettali (umbre e romanesche per mia familiarità), dovute alla maggiore aderenza di queste alla voce del cuore popolare e, nel caso di testi “terzi”, alla loro maggiore funzionalità verso una traduzione immaginifica dagli slang originali usati dai vari Joe Hill, Joe Strummer, Trilussa, Pietro Bernardone e Woody Guthrie presenti nell’album.
Tratturo Zero, è un album pieno di storie tutte portatrici di una stessa tensione, tutte nella stessa direzione: quella del tratturo numero zero.
Se potessi ascoltare un unico brano del tuo disco, quale dovrei ascoltare? Perché?
Transumanza perché si può ascoltare come memoria storica dei pastori sul “tratturo”, ma si può ascoltare anche come metafora della vita nell’indefinitezza dello “zero”.
Parlaci ora dei testi dei brani di Tratturo Zero a chi si rivolgono? Che cosa ci raccontano?
Con i miei testi io “… scrivo canzoni ai fiori e… tiro i sassi…”, e cerco comunque sempre di rivolgermi ai nostri cuori, compreso il mio. Se mi riesce di sentirli nel mio cuore, lì mi fermo e spero sia così per tutti.
E le sonorità musicali invece? Che strumenti hai utilizzato e quali musicisti ti hanno accompagnato in questo viaggio?
Gli arrangiamenti del disco nascono insieme agli spoletini della Società dei Musici, quindi con la fisarmonica di Gianluca Bibiani, il pianoforte e il mandolino di Claudio Scarabottini, le chitarre di Stefano Trabalza e vari interventi di altri musici tra i quali alla batteria Ellade Bandini.
Il cantautore, specie in Italia, secondo te ha ancora un futuro?
Io credo di si, perché la nostra anima non smetterà mai di sognare. Proprio in questi giorni di maggio a Roma mi sono incontrato presso il teatro Arciliuto (vicino a Piazza Navona) con un gruppo di bellissimi cantautori che mi ha dato una bella boccata di ossigeno. Onore e merito al teatro Arciliuto per questa iniziativa che porta avanti da un po’ di anni con grande sensibilità e grande lungimiranza.
Domanda classica, i tuoi prossimi progetti artistici?
Continuare a cantare con al fianco i carissimi “compari” della Società dei Musici e poi staremo a vedere.
Social e Contatti
- Info: https://www.facebook.com/Massimo-Liberatori-Cantastorie-631233473599617/