Massimo Priviero pubblica il disco All’Italia: una preghiera sussurrata in cui il cantautore veneto racconta e celebra la migrazione degli italiani in territori stranieri. Ce ne parla nell’intervista al Blog della Musica
Un disco, una testimonianza, una speranza. Il nuovo lavoro di Massimo Priviero ha in sé la leggerezza di una vita intera che lui guarda dall’alto della sua sensibilità artistica. Si intitola All’Italia ed è una preghiera sussurrata in un suono per lo più acustico e riposato in cui il cantautore veneto racconta e celebra la migrazione degli italiani in territori stranieri, ieri, oggi e forse anche domani. Ne immagina e ne racconta anche il ritorno. Fa un cenno al grande dopo guerra del ’45, alle guerre di terrorismo di oggi come il Bataclan immaginando una commovente lettera di saluti quotidiani da parte della Solesin alla madre – qualche ora prima della tragedia. Parla dei nostri giovani, di come anche suo figlio (che vediamo protagonista nel video) lascia l’Italia per raggiungere una Londra che significa salvezza, futuro e fortuna. Il singolo di lancio è proprio London di cui vi abbiamo mostrato il video. Forse l’unico vero momento rock di tutto il disco. Bellissime sensazioni.
All’Italia. Che bel momento storico per parlare a tutto questo nostro paese. Lo sai che ascolto questo disco per tornare ad avere speranza?
Ne sono felice! La migrazione, ieri come oggi, è prima di tutto un atto di forza e di coraggio. E non può non esserci speranza nel momento in cui guardi a chi ha fatto delle scelte forti e si è messo in gioco. Chissà, forse è proprio chi è partito e chi parte che poi ha più nel cuore questo nostro paese.
Ci ho sentito dentro tanti colori irlandesi. Come mai?
È un album acustico. Nato per essere chitarra voce e armonica a cui si sono aggiunti pochi colori a rinforzare il suono. E andava bene che alcuni fossero anche irlandesi. In fondo gli irlandesi hanno dentro molto spirito italiano, anche se spesso inconsapevolmente. E vale anche il contrario.
Con London affronti una tematica assai frequente. Dicci la verità: è la biografia di ciò che accade al protagonista (se non erro credo essere tuo figlio) oppure è quello che in fondo avresti voluto accadesse anche a te?
Da ragazzo ho girato l’Europa in lungo e in largo, spesso mantenendo i miei viaggi suonando ai lati delle stazioni e delle metropolitane. Chissà, forse avrei dovuto a un certo punto cercarmi un casa altrove, me lo sono chiesto tante volte. E magari non averlo fatto è stato anche un errore ma così è andata la vita. Quando poi mi proposero di andare negli Stati Uniti a far dischi e a far concerti mi sposai e nacque giusto mio figlio. E dischi e concerti li facevo qui. Forse hai ragione però. Forse un poco vorrei essere al posto di mio figlio che vive e fa il giovane ricercatore a Londra. Glielo dirò, ma lui lo sa già!
Che poi se penso a Massimo Priviero penso all’America. Per te l’America qual è stata?
Da ventinove anni vivo di quello che era il mio sogno di quando ero ragazzo. Che era vivere della mia musica. Al di là degli alti e bassi dell’esistenza e magari pure del successo che puoi avere e che poi se ne va. Tu lo guardi e devi imparare a sorridere. E’ un impostore e non è mai il vero valore di quello che sei. Per usare la tua immagine, la mia America è la mia voce, la mia chitarra ed è la mia gente che mi accarezza alla quale cerco di far arrivare soprattutto forza di credere che val sempre la pena andare avanti, qualunque cosa ti accada.
Quindi tirando le somme, anche lasciandomi ispirare da questo suono morbido ed intimo: tu lasceresti l’Italia per cercare fortuna all’estero? Siamo sempre in tempo per fare tutto…
Mai dire mai! Mi sento in fondo profondamente italiano e non a caso ho fatto questo album. Ma potrei prima o poi ancora decidere di andarmene via. Chi vivrà vedrà!
Info: https://www.facebook.com/massimopriviero/?fref=ts