INTERVISTA | Matteo Ghione: la musica per aggregare e riflettere

Oggi ospitiamo il cantautore Matteo Ghione e il suo nuovo singolo Samurai, la cui produzione video ha visto coinvolti il Ministero della Giustizia e i detenuti del Carcere di Bollate. Un esempio di come la musica può diventare strumento di aggregazione e riflessione. Gli abbiamo rivolto alcune domande per saperne di più…

Benvenuto Matteo Ghione. Di cosa parla il tuo brano Samurai?

Le storie finiscono e spesso, proprio nel momento in cui lo si decide, proprio nel momento in cui ci si separa definitivamente si da il peggio di sé. Samurai parla proprio di questo, di quando col senno di poi, si capisce che farsi male non ha avuto alcun senso e la musica diventa l’unico modo per dire ciò che non si è detto.

Come mai il simbolismo con il termine Samurai?

Perché l’immagine del samurai mi ha sempre evocato l’idea della devozione, dell’amore solenne. Il rapporto che lo lega alla sua spada è carnale, quasi metafisico. A volte avrei voluto la rettezza morale di un samurai. Cercavo una metafora forte, ed eccola qui.

Simbolicamente qual è la tua spada?

La mia penna, ancora amo scrivere su carta.

Questo brano fa parte di un disco già uscito?

La parola disco ormai, purtroppo è quasi anacronistica… ma diciamo che il disco deve ancora uscire. Intanto procediamo così, pezzo per pezzo.

Cosa intendi dire con anacronistico?

I dischi non si stampano più, o comunque molto meno, le macchine non hanno neanche più il supporto per il cd, quindi parlare di “disco” è decisamente romantico, anche se c’è un grande ritorno del vinile. Speriamo, perché comprare un disco era un rito eccezionale.

Guarda il video Samurai di Matteo Ghione

Parlami invece del concept del videoclip che lo accompagna.

Una storia che sembra semplice, ma che viene narrata con molti colpi di scena visivi: Lui viene licenziato, non ha una lira e la sua compagna aspetta un bambino. Così opta per un gesto disperato, e fa una rapina. L’epilogo non posso spoilerarlo però, dovrete vedere tutti il video. (n.d.r. Sorride!). A volte per amore si perde la testa, a chi non è capitato?

Come mai avete deciso di coinvolgere i detenuti della Seconda Casa di Reclusione di Milano a Bollate? A chi è venuta l’idea?

Volevamo raccontare una storia forte, girare un video molto cinematografico, come fosse l’episodio di una serie su Netflix, stupire chi lo guardasse ma anche dare un senso profondo in linea con l’intensità del testo. Così SAMURAI é diventata la colonna sonora di questo “film” girato magistralmente da Andrea Basile, interpretato da una super Beatrice Baldaccini e da alcuni ragazzi detenuti, che hanno dato un contributo unico per la realizzazione di questo video. Volevamo che fosse un’esperienza vera e nutriente per tutte le persone coinvolte e non potevamo non coinvolgere anche questi ragazzi che hanno reagito con grande entusiasmo e dedizione.

Quale messaggio vuoi trasmettere in questo modo?

Mi piace unire le realtà, creare ponti di comunicazione. Questo per me significa fare l’artista. “Usare” la musica come strumento di aggregazione e riflessione e non solo di intrattenimento o autoaffermazione.

Credi che l’arte (in qualunque forma!) possa essere utile alla riabilitazione personale se parliamo di detenuti? Come l’hanno vissuta i ragazzi?

Assolutamente sì. L’arte fa perdere il senso del tempo, fa tornare bambini, unisce i mondi e le dimensioni. I ragazzi detenuti, hanno viaggiato lontano grazie a questo video e hanno avuto una piccola possibilità di riscatto. Si sono impegnati molto per lasciare qualcosa di buono, alcuni con la speranza di essere visti da figli, amici e parenti in una veste diversa, per poter esistere anche oltre le sbarre.

Qualche aneddoto durante le riprese?

Moltissimi, per esempio durante la scena della rapina alla posta, il direttore è uscito terrorizzato, quando mi ha visto arrivare con pistola (finta ovviamente) e maschera, non aveva notato la macchina da presa e gli stava venendo un coccolone.

Mi dici invece qualcosa di te e del tuo background musicale?

Ho iniziato tardi a 24 anni. Prima facevo il calciatore nelle Giovanili della Juventus, mi sono allenato in prima squadra e ho vinto diversi titoli. Un brutto infortunio e così la mia vita è cambiata. Figlio di una cantante, uso la musica come terapia durante la convalescenza, inizio con le percussioni, poi con il canto, per gioco, poi la chitarra ed infine l’incontro con il comico Andrea Pucci che mi ha permesso di esibirmi nei teatri di tutta Italia e non solo davanti a migliaia di persone. E ora sono arrivato alla produzione delle mie canzoni.  Storia atipica ma divertente vi assicuro.

Matteo Ghione è il tuo nome vero oltre che il tuo nome artistico. Come mai questa scelta?

Perché quando sono salito sul palco non ho sentito l’esigenza di un nome d’arte ho pensato, ” il mio nome va benissimo”.  E poi è un modo per ricordarmi sempre chi sono e da dove vengo.

Social, Streaming e Contatti

  • Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCjWfI0m_44D8b93kp2Rru6Q
  • Instagram: https://www.instagram.com/matteoghione/
  • Facebook: https://www.facebook.com/matteoghioneofficial
  • All links: https://song.link/gmcjbdsbxb58t
  • Spotify: https://open.spotify.com/artist/0JoSICt5H1rZein0qeg1Kg?si=GIA5Lu9jT227q5CaKa8LUQ

Tagged with: