Meat Puppets. Giunti al Nirvana

Dai Meat Puppets e dai Germs hanno avuto origine i Nirvana, l’ultima mitologica rock band. Vediamo la storia del Meat Puppets, una storia bella e complessa che il nostro Vittorio ci racconta in questo articolo…

I Nirvana sono l’ultimo gruppo mitologico del rock. In attesa di consacrarne un nuovo, scandagliamo le loro origini più profonde, che come tutti sanno coincidono con Germs e Meat Puppets.

L’epopea dei Germs è talmente bella e complessa che non sono ancora riuscito a definirla compiutamente, ma non mancherà di allietare queste pagine in un futuro prossimo.

Quella dei Meat Puppets è altrettanto bella ed altrettanto complessa. Stranamente questa sono riuscito a definirla.

I Meat Puppets

I Meat Puppets si formano nel gennaio 1980 a Paradise Valley, Arizona. Sono un trio, Curt Kirkwood (chitarra/voce), suo fratello Cris Kirkwood (basso), e Derrick Bostrom (batteria).

Partiti con l’hardcore, molto in voga in quell’anno, i Meat Puppets approdano ad una formula innovativa in cui vengono centrifugati psichedelia, country, blues, surf e pop.

Curt Kirkwood (1959, Phoenix, AZ) è una delle, purtroppo innumerevoli, personalità sconosciute ma imprescindibili della musica rock. Rappresenta uno degli snodi tra il noise-rock metafisico di Neil Young e quello nichilistico dei Sonic Youth, che inaspettatamente va a confluire in un nuovo sottogenere rock definibile come progressive-country. Ha infatti compiuto due cose apparentemente inconciliabili: ha rifondato l’hardcore portandolo sino alla soglia del death-metal o del grind-metal. Infatti è tra i primi a usare il “larynx-shredding screaming”, traducibile grosso modo con “cantato – con- topo – in – gola”. È tra i primi ad usare tale modo di cantare, da li a poco saranno decine e decine i cantanti a farne uso.

Ha quindi sublimato la secolare tradizione country americana, quella che comprende Neil Young e Jackson Browne, ma anche Buffalo Springfield e Byrds, fondendola con certe sonorità hard; quelle dei ZZTop o dei LyNyrd Skynyrd. Ecco che due definizioni come “cow-punk” e “southern rock”, non sono certo fuori luogo, quanto piuttosto riduttive.

I Meat Puppets hanno rappresentato la riscossa del sud e della provincia in un periodo nel quale a dominare, nella musica di largo consumo e nell’underground erano due metropoli come Los Angeles e New York.

Meat Puppets: la discografia

Il loro primo lavoro discografico dei Meat Puppets è In A Car del 1981 è un Ep di 5 brani per un totale di 5 minuti. Tale esordio rifonda l’intero hardcore. In A Car è selvaggia e dissonante; Dolphin Fiel ancora di più con una batteria velocissima, la chitarra sgradevole ed il canto quasi death-metal; Foreign Lawns finisce quasi in cacofonia. Pare di sentire certi pezzi di Captain Beffheart o del lui maestro Frank Zappa.

Restano pochi minuti, sufficienti ai Meat Puppets per inventare un altro genere musicale. Big House in poco più di un minuto getta le basi del country surrealista. Brano strumentale che si rifà alla tradizione, senza essere agiografico. È quindi la volta di Out In The Gardener, fra il singhiozzante, l’hardcore ed il country. Struggente, allora non compreso e classificato dai più come scherzo posto al termine del disco.

Il primo LP, porta il loro nome, Meat Puppetsè del 1982. Dura 21 minuti e sono 14 brani in esso contenuti. È il proseguimento del discorso appena avviato. È ora nuovo hardcore (iper-hardcore), ora nuovo rock (iper-country). Ora lo sappiamo: il lato più violento verrà ripudiato, quello country verrà elevato a trascendenza e classicismo. Allora no, era l’hardcore a pompare adrenalina e a far impazzire. I capolavori comunque sii sprecano Reward, Walking Boss, Blue-Green God, Melons Rising, violente ed urlate, ma anche le ballate melodiche e violentate come Our Friends, Tumbling Tumbleweeds, Litterbox e gli strumentali, veri e propri tuffi al cuore come Saturday Morning, Milo, Sorghum, and Maize.

Ha solo ventidue anni Curt Kirkwood, ma già si merita già di stare tra i chitarristi e cantanti più importanti e rivoluzionari di sempre. La sua chitarra è seviziata, il suo canto amorfo consiste in latrati a squarciagola. Con questi ingredienti cerca di riprodurre una brutalità sonora, cieca, ignorante ed anti-estetica. Ma vera. Reale. Quando il ritmo rallenta e le parole diventano comprensibili, si torna alla vita quotidiana, non meno vera, non meno reale.

Passa un anno e viene dato alle stampe Meat Puppets II, Lp di 12 brani, per un minutaggio totale di 30 minuti. Dell’hardcore non vi è quasi più traccia ed il percorso per ridefinire la musica tradizionale americana è interamente compiuta. I brani sono splendidi, alcuni commoventi. Sono qui contenute tre delle più belle canzoni americane. Di sempre. Visto l’esiguo seguito, dei pur immensi Meat Puppets, ci penserà Kurt Cobain, all’apice della sua notorietà, a renderle manifeste al mondo durante il memorabile “MTV Unplugged in New York”. Questi tre pezzi sono PLATEAU, una straziante ninnananna, OH ME, un salmo trafitto dal riff della chitarra e la meraviglia di LAKE OF FIRE, sublime, non esiste altro termine per definirla. Per queste tre canzoni Kurt, quello famoso, vuole al suo fianco il Curt meno celebre e il di lui fratello.

Ma ci sono altre perle, come Split Myself In Two che risente ancora del fuoco sacro dell’hardcore, come Magic Toy Missing, uno strumentale power-country che rappresenta al meglio quello stile inventato di sana pianta dai Meat Puppets, come We’re Here, che si rifugia in un paesaggio di deserti e cactus, come Climbing, che sembra essere uscita dalla mente di un fondatore della scuola di Canterbury.

Con il terzo LP, Up On The Sun del 1985, 12 brani per 33 minuti di durata si giunge alla perfezione formale di quel loro nuovo genere, che c’è chi definisce progressive-country, chi power-country. Brani come quello che da il titolo all’album si alternano a strumentali come Maiden’s Milk, quasi un madrigale, l’hardcore è completamente dimenticato in favore di nenie intonate da una voce tra la nausea e la melodia come nel caso di Animal Kingdom e Swimming Ground.

Il nirvana dei Meat Puppets

Il gruppo ha raggiunto il suo nirvana. Da questo momento continueranno, variando sullo stesso tema e sulle stesse, splendide, modalità, con album, come Mirage del 1987, dove gli infanti REM convivo con gli adulti Buffalo Springfield o lo strepitoso Huevos del 1987, che cambia le carte in tavola, aumentando i volumi e arroccando la voce, o Monsters del 1989 che si apre, tra l’incredulità generale, con un panzer heavy-metal, Attacked By Monsters. Ma è solo un momento dopo il quale Kirkwood, con la solita voce angelica, intona le melodie Meltdown, di Void, di Party Till The World Obeys e delle altre soavi canzoni che compongono l’album.

In forbidden Place è del 1991 ed è fra gli album che possono dirsi fra i principali ispiratori dei Nirvana. Attendiamo altri tre anni ed è la volta di Too High To, per proseguire nel 1995 con No Joke.

Lo scioglimento dei Meat Puppets

Il decimo album in 18 anni, Golden Lies (2000), con il solo Kirkwood della formazione originaria, risulta, per la prima volta, eccessivamente raffazzonato e autoindulgente. La dipendenza dalla droga di Cris, fratello di Curt e da sempre bassista della band, mina pesantemente la stabilità della band, che di lì a poco si scioglie.

Seguono alcuni progetti, fra cui una collaborazione con Novoselic dei Nirvana ed un album solista: Snow.

Nel 2006 i fratelli Kirkwood si ricongiungono, e insieme al batterista Ted Marcus riformano i Meat Puppets e nel 2007 pubblicano Rise To Your Knees al quale fa seguito nel 2009 Sewn Together, entrambi album privi di particolari acuti.

Da segnalare che nell’aprile 2011 viene immesso sul mercato Lollipop, che ripropone il consolidato mix di rock e alt-country, di cui sono maestri. Musica che continua ad affondare le proprie radici nella tradizione americana, ad anni luce dal temerario hardcore degli esordi.

Una storia, quella dei Meat Puppets, che lambisce la leggenda. Ma è tutto vero. Reale. Come la loro musica.

Vittorio

*Meat Puppets,  Photo credit Jaime Butler