Melody Castellari presenta in questa intervista al Blog della Musica il suo ultimo disco: Ci sarà da correre…
Il suo passato perché il nuovo disco di Melody Castellari rappresenta per lei, forse, un album di fotografie avendo dato voce nuove e attuale a dieci canzoni scritte dal padre dagli anni ’70 al 2013, anno della sua scomparsa. Il futuro, perché Melody le fa sue oggi, con i suoi suoni ed una grinta tutta personale che quasi sembra voler significare rabbia e voglia di rivalsa. Come dice il titolo “Ci sarà da correre”…e noi corriamo subito, sempre in prima linea per capire e per conoscere. Con il peso e la ricchezza di aver avuto un padre così importante per la musica italiana, la voglia e la capacità di fare sua ogni sfumatura da dare alle note delle sue canzoni. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica:
“Ci sarà da correre”: un avvertimento per le nuove generazioni o una previsione del prossimo futuro per tutti?
La chiave di lettura può essere molteplice, ma dire il vero già corriamo, tantissimo, freneticamente e costantemente tutti. È una vita quella di oggi in cui tutto passa alla velocità della luce e accelerare il passo è quasi un obbligo. Poi c’è da darsi da fare “C’è e ci sarà da correre” per raggiungere degli obbiettivi. Io attualmente sto correndo molto.
Portarsi dietro il nome di tuo padre, quanto aiuta, quanto ostacola e che responsabilità è?
Non posso negare che sia stato un aiuto: ovviamente mio padre mi ha sempre sostenuto nel mio percorso musicale. Credo sia naturale che un genitore inserito nello stesso settore del figlio lo supporti, senza necessariamente parlare di raccomandazioni, anzi, nel mio caso, venendo agli ostacoli, spesso mio padre parlava di me con colleghi e addetti ai lavori; quasi sempre la risposta era: “Ovvio che parli bene di Melody, è tua figlia”. E non si prendevano neanche la briga di ascoltarmi per togliersi il dubbio.
Per me, oggi che mio padre non c’è più, è una responsabilità ancora più grande portare il suo nome.
Considero il fatto di continuare il suo lavoro, portare la sua musica più lontano che posso, come una vera e propria missione. Credo che mio padre, come altri bravi compositori e autori, non abbia ricevuto il riconoscimento che meritava.
Io sono un’artista indipendente, non ho grandi forze economiche a disposizione, ma sono molto determinata e ho sicuramente le spalle larghe e abbastanza esperienza per perseguire il mio obbiettivo. Glielo devo. Gli devo tutto.
Brani scritti anni e anni fa. Oggi ne hai dato una nuova veste. Quanto li hai rispettati nella forma e nelle intenzioni? E quanto invece li hai trasformati con il tuo linguaggio?
Sono stata molto fedele ai provini e alle versioni originali, tanto che in tutti i brani inediti ho conservato le tracce di chitarra che mio padre aveva inciso nelle registrazioni originali. Questo è un album molto sincero anche nelle sonorità: Voci, basso, batteria, chitarra e pianoforte o organo.
Anche le tre “cover” Wagon Lits, Non Voglio Essere e Il Testamento di Tito, rispettano gli arrangiamenti originali, attingendo magari da versioni live degli artisti interpreti originali che sono rispettivamente Ornella Vanoni, Milva e Fabrizio De André.
Ho sempre ritenuto mio padre un compositore all’avanguardia, trovo che i testi e musiche anche se datate, perché parliamo di brani scritti addirittura negli anni ’70, siano eccezionalmente attuali.
Poi naturalmente ho messo del mio. Sono stata per buona parte della mia carriera artistica, una “Rockettara”, la sono ancora, e non raramente questo emerge nelle mie interpretazioni.
Il brano a cui sei più legata in assoluto…?
Senza dubbio “Sacco a Pelo”. È un pezzo acustico, chitarra e voce, e la chitarra che suona sul disco è proprio quella di mio padre. Anche nei live resto sola con lui sul palco. È un momento in cui non posso fare a meno di emozionarmi profondamente e cantare quelle parole “E mi lascio dormire, senza essere stanca, senza te al mio fianco…” è sempre un pugno sul cuore.
Come mai hai scelto proprio questi dieci pezzi? Qualche grande escluso?
Avevo cominciato a lavorare a questo album quando mio padre era ancora in vita, le tracce inedite le abbiamo scritte e arrangiate insieme quindi ho mantenuto il progetto originale.
Grandi esclusi ce ne sono tantissimi, ho un’eredità musicale di inediti e brani già incisi, ma composti da lui, veramente enorme. Questo è solo il primo album, ne verranno molti altri ancora.
E come autrice… riprendendo le orme di famiglia… ti ci vedi proiettata stabilmente in questa veste?
Scrivo da sempre, non è una novità che componga canzoni e molte, anche se in generi diversi, sono già state pubblicate.
Anche se a dire il vero ho sempre visto la mia carriera come interprete, adoro stare sul palco e lavorare in studio di registrazione, non escludo che un giorno deciderò di ritirarmi dalle scene e dedicarmi solo alla composizione. Vedremo.