Abbiamo avuto il piacere di intervistare i Metanoia in occasione dell’uscita del loro nuovo disco 64018, che non è un insieme casuale di cifre, anzi, è la proprio descrizione della band stessa. Ecco cosa ci hanno raccontato
Liceo Scientifico “Marie Curie” di Giulianova (TE), quinto anno, Enrico, il cantante, aveva poca voglia di seguire, ma sentiva il desiderio di scrivere canzoni e così iniziò l’avventura dei Metanoia tra scuola marinata e una chitarra in riva al mare. Era il 2014 e una formazione embrionale fatta di amici veniva fuori. Ci vorranno cinque anni, alcol e nostalgia per vedere i Metanoia di oggi, con Giuseppe alla chitarra, Federico alla batteria e Jacopo al basso. Nel 2019 inizia il percorso del gruppo con un album auto prodotto “L’Equilibrio dei numeri primi”, primo esperimento che porta i Metanoia a conoscere le dinamiche di studio, insomma la classica esperienza. Tutto cambia nel 2020 quando la band incontra Luigi Tarquini e Federico Fontana, produttori di Alti Records. I ragazzi capiscono la via che vogliono percorrere ovvero un pop originale ed internazionale immerso in una scrittura cantautoriale. Da questo sodalizio nascono “VIVI”, “Cioccolata” e “Venere”, singoli molto fortunati che portano il gruppo a farsi conoscere anche fuori regione. I numeri sono entusiasmanti, “Venere” infatti raggiunge 142 mila stream su Spotify. Questo porta i Metanoia a suonare su e giù per lo stivale con più di cento concerti, aprendo anche a Meganoidi, Cosmetic e Cisco, ex leader dei Modena City. Ad aprile 2022 entrano a far parte dell’etichetta LaPop, con cui pubblicano “Mezzanotte”, “Lato Sud”, “Milano” e “Mezzanotte – Acoustic version”.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine del Blog della Musica. Venerdì 3 marzo è uscito 64018, il vostro nuovo album. Come state vivendo l’uscita del disco?
Ciao! Questo disco ce lo stiamo godendo appieno, sono giorni di confronti sulle canzoni con amici e fan, ce lo riascoltiamo anche noi. Dopo il lavoro fatto è bello godersi il momento, anche perché ci sono interviste e altre robe da fare, ma nel frattempo ce la prendiamo bene.
Di cosa parla 64018, come lo descrivereste?
Questo album parla di noi, so che può sembrare banale, ma non lo è. Le storie che raccontiamo le abbiamo vissute, siamo noi. Questo disco possiamo riassumerlo con un aggettivo, cioè sincero. I pezzi che ci sono dentro parlano con il cuore, sono stati scritti dopo aver vissuto.
Quali sono le novità tra l’album precedente “L’Equilibrio dei numeri primi” e quello nuovo?
Sicuramente un approccio più professionale, questa volta abbiamo lavorato in studio con dei produttori, abbiamo dovuto rispettare tempistiche. Da un punto di vista prettamente musicale qui siamo stati molto più meticolosi, abbiamo costruito le canzoni come se fossero dei teoremi matematici, senza tralasciare niente. Il primo disco è stato un esperimento, questo un vero e proprio lavoro, divertente, ma sempre un lavoro.
C’è un filo conduttore che unisce le 6 tracce di 64018?
Questi sei pezzi sono uniti dalla verità, dalla voglia di raccontare qualcosa e soprattutto dal fatto di essere storie nostre.
64018, come mai questo titolo?
È il CAP di casa nostra, volevamo qualcosa che raccontasse le nostre radici senza dire nulla in più.
Qual è la canzone che è nata in modo più spontaneo e quella più difficile da partorire?
Quella nata in maniera più naturale è “Rumore”, scritta mentre si aspettava la metro, di getto. La più difficile senz’altro “Milano”, processare, digerire e poi scrivere un tradimento subìto non è semplice.
Quanto tempo avete impiegato per la realizzazione di questo album?
Questo album ci ha portato via parecchio tempo o meglio siamo noi che ce ne abbiamo messo tanto, perché non volevamo lasciare nulla al caso. Comunque, più di un anno, tra prime produzioni e l’uscita.
Entriamo nel vivo del disco parlando di “Rumore” che ruota intorno ad un’importante interrogativo. Ci volete parlare di questo pezzo?
“Rumore” è un invito a godere delle piccole cose, anche 5’ di telefonata con un amico lontano, uno sguardo dei tuoi la sera, insomma qualsiasi cosa. Viviamo in un periodo storico di estrema velocità e quindi ogni tanto rallentare e abbassare il rumore di quello che ci circonda, dei pensieri e della vita dovrebbe essere un dovere.
Oltre a voi, chi ha collaborato a questo progetto nuovo discografico?
I ragazzi di Alti Records, i nostri produttori, sono i nostri fari oltre che amici. Laera e D-Broke in “Lato Sud” e Incubo in “Pezzi di cuore”, sono questi i ft che abbiamo fatto nel disco. Poi tutte le nostre famiglie e amici che sentono i pezzi in anteprima e che sono sempre sinceri con noi.
Sappiamo che sabato 18 marzo siete stati in concerto a Chieti. Raccontateci che atmosfera si respirava.
Per la prima volta siamo stati in una vera e propria vetrina, con il pubblico all’esterno, è stata una serata simpatica, anche se vorremmo platee numerose, palchi grandi e possibilità di esprimerci al massimo.
Prossimi impegni?
Per il momento stiamo ancora decidendo, qualcosa c’è ma non possiamo spoilerare.