MEXO, l’artista de La Spezia originario del Messico, si è fatto conoscere nei mesi scorsi attraverso due diversi brani: Solo, un brano trap emozionale e Broken, un pezzo Reggaeton Urban che rispecchia molto le origini Latino-americane di Mexø. Da pochi giorni è uscito il suo disco, 262, sotto la direzione artistica di Jahcool per Trumen Records. L’abbiamo intervistato
Il titolo dell’album di Mexo ci ha incuriosito perché apparentemente non ha alcun legame col concept del disco. La nostra intervista parte da qui. Cercando di scavare a fondo fra i ricordi e le esperienze di questo giovane artista.
Mexo il tuo nome si ispira alle tue origini. E il tuo primo disco ufficiale ha come titolo il numero civico dei tuoi genitori che ti hanno adottato. Mi chiedevo, come mai nell’album però non ci sono contenuti che parlano della tua esperienza.
Questa scelta è come dici un contrasto perché nel disco non parlo delle mie esperienze dell’infanzia ma di cose successe in questi ultimi anni. Perché ho fatto questa scelta? Perché voglio bene alla mia famiglia adottiva e in un modo o nell’altro ho deciso che in questo disco ci dovesse essere uno spazio anche per loro. Se non fosse stato per loro non sarei qui e non starei facendo niente di tutto questo, non starei cantando molto probabilmente ma cercando di non morire di fame, questo è il motivo del numero civico dei miei genitori come titolo.
Visto che non hai praticamente detto nulla di te e del tuo passato. Me lo dici ora?
L’infanzia di Angel Spada come persona è stata abbastanza movimentata, all’età di quattro anni sono stato adottato dalla mia Famiglia Italiana.
Ricordo che il mese prima di arrivare in Italia, siamo stati con la mia “Nuova Famiglia” e i miei fratelli in due appostamenti, uno a Guadalajara e uno a Ciudad de Mexico vicino al Paseo De La Reforma dove si trova anche -El Angel De La Independencia-. Durante il volo dal Messico all’Italia ricordo che ero felicissimo, non avevo tanta paura di volare anzi ricordo di essermi messo a fare amicizia con un ragazzo più o meno della mia stessa età con il quale potevo parlare perché era messicano e io non parlavo ancora l’italiano.
Ricordo che appena sceso dall’aereo erano venuti anche a conoscerci per la prima volta i miei Zii (Amici di famiglia) e ci hanno dato a ciascuno di noi un sacchetto (grande quanto un pungo) di caramelle. In generale il viaggio per me è stato come nascere di nuovo diciamo, perché anche se avevo già 4 anni quasi 5 appena arrivato in Italia ho dovuto imparare una lingua nuova, mi sono dovuto fare nuove amicizie, ho dovuto imparare a vive secondo uno stile di vita italiano.
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Il primo giorno a scuola in Italia: Mexo come lo ha vissuto?
Il mio primo giorno di elementari (fatte in Italia) è stata un’esperienza nuova che non mi era mai capitata, perché si ho cominciato ad andare a scuola quando ero ancora in Orfanotrofio in Messico ma, la è stato più come un obbligo, le maestre e i maestri venivano da scuole della Città in cui noi non potevamo andare perché eravamo orfani, qui invece ho vissuto l’esperienza di fare tutto ma in modo normale, con genitori che ti accompagnano e i fratelli a tre porte di distanza o al piano di sotto, e potevamo uscire se serviva per aiutarci. Il mio primo giorno delle scuole elementari qui è stato bellissimo, ricordo che durante un po’ tutte le elementari sono sempre stato molto energico, non mi piaceva seguire le regole se non mi fossero sembrato importanti, avrei fatto un po ‘ tutto a modo mio. Ovviamente mi sono sempre identificato di più con gli stranieri che con gli Italiani, sia a scuola che in giro ma ricordo che i miei compagni di classe che erano praticamente tutti nati in Italia non mi vedevano come uno diverso anzi mi hanno accetta praticamente subito, ero il ribelle della classe e questo ovviamente mi ha fatto avere vari problemi con le maestre, non solo della mia classe ma un po’ in generale. Ho un bellissimo ricordo delle mie elementari qui, ho fatto amicizie, esperienze e ho visto posti nuovi, per me è stato uno dei migliori modi per ricominciare le scuole qui a La Spezia.
Hai mai provato rabbia quando eri piccolo?
Rabbia no, diciamo che però era tutta una cosa nuova per me, non ci ho messo tanto a adattarmi perché ero comunque un bambino ma ho vissuto da bambino/ragazzino scene “non normali”, come il fatto che alcuni ragazzi poco più grandi di me con cui andavo a scuola ridessero di me solo perché parlavo male l’italiano, erano esperienze nuove ma negative perché in Messico non succedeva. Ingiustizie gravi non ne ricordo ma ho conosciuto durante la mia infanzia per la prima volta il razzismo verso altre persone solo per il colore della pelle o la lingua che parlavano. L’Italia mi ha accolto bene quando sono arrivato e di principio per me l’Italia rappresenta la libertà. Ovviamente ho conosciuto persone strane, vissuto scenari un po’ tristi ma a parte questo sono stato accolto molto bene quando sono arrivato e ho fatto subito amicizie appena iniziate le scuole.
Oggi Mexo cosa fa nella vita?
Nella vita lavoro come Aiuto cuoco, ho studiato all’Alberghiero. La mia vita privata e quella musicale diciamo che si contrastano un po’ per il fatto che sono due mondi completamente diversi, ogni mondo ha le sue regole, in un caso hai orari di lavoro, nell’altro non hai orari ma devi comunque saper gestire bene i tempi. Sto cercando di farmi spazio nell’ambito musicale quindi penso che la mia direzione per il futuro sia cercare di gestire al meglio i tempi, cercare di buttarmi più su quello che riguarda la musica come canto e tecniche vocali. Vedremo cosa succederà in futuro. In ogni caso non ho fretta. Do un consiglio alla gente che come me non è ancora in grado di vivere al 100% della propria passione, bisogna dare tempo alle cose, questa è un’esperienza che ho vissuto sulla mia pelle. All’inizio quando dovevo far uscire un pezzo magari non pensavo che ci potessero volere mesi se non anni prima di vedere i primi risultati ma con un po’ di testa e disciplina niente è impossibile se ci credi. Come dico sempre, i limiti sono solo quelli che ci creiamo per paura di non farcela o di non avere il risultato desiderato ma se ci sto riuscendo io con la vita che faccio, gli orari che si contrastano, poca energia per il lavoro … penso ci possano riuscire tutti, non parlo solo degli italiani ma di ogni singola persona che ha una passione e non riesce magari a darci il tempo necessario.
Come è nata la passione per la musica e specificatamente per il rap e la trap?
La passione per la musica è nata quando ero ragazzino, all’età di 13 anni. Fin da piccolo ho sempre amato la musica in generale ma da adolescente ho iniziato a voler creare la mia di musica. Ascoltavo musica di tutti i generi ma ho iniziato ad appassionarmi al rap/Trap per il tipo di messaggio che mi trasmettevano. Il rap è diretto e reale. Si tratta di una protesta non violenta. Col rap racconti chi sei. Contemporaneamente, nel tempo mi sono avvicinato di più alla trap, colpito dalla storia che ha dietro. Il mio stile parla da sé, non ho mai smesso realmente di avere quell’essenza Rap con la quale ho cominciato e come si può in tutti i brani di 262 è presente almeno una parte Rappata, ma la Trap resta qualcosa di nuovo, è un sottogenere molto versatile dove ho uno spazio di manovra superiore a livello di canto da quello che ho con il Rap. Grazie alla Trap sono riuscito completare il mio stile creando qualcosa di orecchiabile e di energico allo stesso tempo.
Hai fatto parte di un gruppo prima di fare musica da solo no?
Quando ho cominciato a cantare, ho cominciato da solo. Poi andando avanti ho conosciuto molte persone con la mia stessa passione. Il primo gruppo era formato da me, Hope e Dirty Money e si chiamava D.H.A Gang. Il gruppo è nato grazie al fatto che tutti e tre avevamo la stessa passione per la musica Trap, ma non è durato molto per divergenze tra di noi. Dirty Money ha smesso di cantare un anno e mezzo dopo perché aveva deciso di passare la sua vita con la sua ragazza e nel 2022 è diventato padre di una bellissima bambina. Quando Dirty Money (amico da quando ho 13 anni) ha smesso di cantare io e Hope abbiamo deciso quindi di creare H.A Gang, un duo. All’interno del duo io ero quello che cercava eventi e serate, mentre Hope si occupava di far girare i pezzi digitalmente tramite i social. Purtroppo, dopo poco, Hope ha deciso di mollare per cercare un lavoro “sicuro” per aiutare sua madre con le spese. Il problema con queste due formazioni era sempre il solito: la mia ambizione superava quella dei miei amici e questo ci ha portato a dover capire cosa volessimo per il nostro futuro singolarmente, ognuno ha scelto quello che era meglio per sé, cosa cercava veramente, quanto valeva la loro felicità.
Poi sei arrivato al disco ufficiale da solo. Mi dici di più?
All’interno di 262 parlo di vari scenari che ho vissuto in questi ultimi anni. Sono tutti temi legati all’amore, all’amicizia, ai vizi, alla movida. Il spazia su molti generi. Io credo che la musica non abbia limiti. Di base parliamo di un prodotto urban, con una forte componente rap e trap. Ci sono poi tantissime altre sfumature. Si tratta del mio primo disco. Volevo qualcosa che fosse easy, versatile e che potesse presentarmi al meglio anche dal punto di vista sonoro.
Social e Contatti di Mexo
- Instagram: https://www.instagram.com/mexo_ox/