Le strade popolari è il disco d’esordio del cantautore calabro Michelangelo Giordano, grande escluso da Sanremo sezione Nuove Proposte. Blog della Musica l’ha intervistato e Giordano ci racconta di Sanremo e del suo disco…
Dal titolo di quest’articolo vogliamo sottolineare ogni cosa. Michelangelo Giordano, il grande escluso dalle nuove proposte di Sanremo – polemica che ha condotto fin dentro le aule di tribunale – alza la testa e non perde grinta e voglia di fare musica, la sua musica. E la sua musica eccola qua, in un disco d’esordio dal titolo Le strade popolari, un lavoro che vive e resta confinato tra le sue terre calabre e tra le piccole province. Ma non un disco piccolo, chiuso…bensì un bel lavoro di musica italiana che dalle strade assolate della provincia calabra arriva ovunque e ovunque si fa notare. Lanciato dal singolo Chi bussa alla porta, Giordano racconta la crisi e lo fa da uno scorcio di vita personale che poi diventa vita di tutti. L’intervista, come di consueto, per gli amici di Blog Della Musica:
La Calabria di Michelangelo Giordano dietro questo disco. È corretto? Che Calabria ci racconti?
Risposta: In Calabria sono nato e cresciuto ed era inevitabile che venisse fuori in questo album. Una Calabria fatta di grandi bellezze territoriali, di calore umano, ma anche di forti contrasti che a volte penalizzano tanta bellezza. Ci sono brani in lingua dialettale calabrese, ma ci sono anche forti influenze musicali sicule essendo nato a Reggio Calabria, affacciato sullo Stretto di Messina. Le sonorità etniche mediterranee sono una perfetta base di sostegno per le storie che racconto che viaggiano oltre ogni confine geografico.
Dal CET di Mogol a sfiorare il palco di Sanremo. Sei quindi andato via dalla tua città?
Risposta: Proprio il Maestro Mogol durante un seminario tenuto dal CET, mi ha dato l’incentivo giusto per decidere, un po’ a malincuore, di lasciare la mia terra natia per cercare fortuna altrove con ostinata determinazione. La Lombardia mi ha accolto a braccia aperte dieci anni fa e tutt’ora vivo a Sesto San Giovanni (MI), ma non perdo l’occasione appena posso di ritornare in terre del Sud.
“Le strade popolari” che ambizioni sta inseguendo?
Risposta: L’album è un viaggio musicale che racconta storie, realtà, esperienze con un occhio attento al mondo che mi circonda, a volte, con la chiara intenzione di accendere l’attenzione su determinate tematiche sociali. Negli ultimi anni nell’ambiente musicale si è diffusa l’idea che oggi, solo i rapper possono trattare tematiche d’impegno sociale, ma non sono assolutamente d’accordo; anzi credo che i cantautori possono e devono ancora dire la loro seguendo le orme di grandi maestri come Fabrizio De André, Francesco Guccini, Rosa Balistrieri ed altri ancora; loro hanno segnato una strada che si può ancora percorrere, l’importante è farlo in modo personale e spontaneo.
È un disco che ti rappresenta o è un disco che deve raffigurare altro di te e del tuo vissuto?
Risposta: È un album che mi rappresenta in pieno, è esattamente quello che io sono. Per questo progetto non sono sceso a patti per assecondare dinamiche di mercato o per ambire a spazi mediatici che tanto poi non servono a darti alcun riscontro; il pubblico capisce se fingi o sei sincero. Ultimamente avverto che la gente ha una chiara voglia di riscoprire le sonorità della nostra tradizione; d’estate le piazze sono colme di folla ogni qual volta c’è musica etnica popolare, quindi la mia sincerità musicale forse, in questo caso, s’incontrerà anche con l’esigenza della gente.
Anche alla luce delle tue esperienze: la canzone d’autore oggi?
Risposta: Sicuramente la canzone d’autore oggi è penalizzata dalla carenza di spazi per promuoverla. I Talent Show privilegiano gli interpreti o meglio, quelli che io definisco “stuntmen della voce”. Quello che mi dispiace di più, è la completa assenza delle istituzioni nella tutela della musica d’autore che, visto il nostro passato, andrebbe sostenuta e promossa in tutto il mondo, come fa lo Stato francese con i propri artisti.
Il tuo video è “Chi bussa alla porta”: uno scenario fin troppo reale e quotidiano. Nel tuo vissuto cosa racconta?
Risposta: Il video di “Chi bussa alla porta” vuole rappresentare le due anime del brano, una più ironica raffigurata nel video da piccole ansie e incidenti domestici e l’altra più inquietante rappresentata da ombre, labirinti, cunicoli che simboleggiano le paure, le fobie e le inquietudini della psiche umana. La canzone “Chi bussa alla porta” descrive come nasce e si evolve una crisi di panico con dettagli un po’ bizzarri e stravaganti.