Free è il nuovo disco di Michele Fazio Trio. Undici brani originali, una sensazionale reinterpretazione di Nel blù dipinto di blù, la straordinaria espressività degli ospiti, Aska Kaneko e Fabrizio Bosso, rendono Free un eccezionale disco Jazz, in grado di far vibrare le corde emozionali più intime dell’ascoltatore. Ne abbiamo parlato con Michele Fazio. Ecco la nostra intervista.
Ciao Michele Fazio e benvenuto. Partiamo dal tuo recente lavoro Free, un disco di una bellezza raffinata e reso ancora più prezioso dalle collaborazioni con Fabrizio Bosso e Aska Kaneko. Cosa ha ispirato la composizione di quest’opera?
Le composizioni di questo disco sono nate durante questi ultimi 3 anni. Gli eventi e i viaggi di questo periodo sono stati la fonte di ispirazione più importante ma per quanto mi riguarda spesso le intuizioni e le composizioni vengono fuori improvvisamente e poi nel tempo le modifico e cerco di migliorarne la struttura.
Per arricchire e presentare al meglio Free hai anche pubblicato un trittico di video: “Le chiese”, “Dedicato a Domenico Modugno” e “Fusioni”. Tre video che rappresentano anche un omaggio alla tua Puglia. Come è nata l’idea di realizzare questi “corti”? “Le chiese” vede anche la partecipazione di Sergio Rubini.
L’idea era di legare la mia musica alla mia terra, per scoprirne le affinità e le somiglianza. Prima con il mio amico di infanzia Sergio Rubini, con il quale ho condiviso tanti progetti e per il quale ho scritto due colonne sonore. Poi con Dagmar Segbers una cantante tedesca con la quale collaboro da tempo e poi Aska maret Kaneko questa violinista giapponese eccezionale che ha dedicato una sua poesia alla mia composizione “Cerchi D’acqua”.
Varcare liberamente i confini e fondere mondi diversi è il tema di questo progetto e del mio ultimo album Free.
Così come la Puglia, centrale è anche la figura di Domenico Modugno. In Free compare una tua reinterpretazione di “Nel blu dipinto di blu”. Cosa ti lega a Modugno e a questo brano?
Mi Lega la mia terra e quel sapore del Sud che sarà dentro di me sempre. Volevo dare un vestito diverso e interpretare la canzone italiana più famosa al mondo restituendo un intimità e un romanticismo che spesso non si coglie in questo capolavoro. Spero di esserci riuscito.
Parliamo di Jazz. Ci racconti quando hai incontrato il Jazz e cosa ti ha fatto innamorare di lui?
Il jazz mi appartiene da quando avevo 16 anni, da quando ho scoperto Keith Jarrett Pat Metheny Bill Evans ecc. Ho avuto la fortuna di avere amici più grandi quando ero piccolo che mi hanno avvicinato a questa musica che mi ha sempre accompagnato.
Nel 2021 reputi che il Jazz possa dialogare con generi più “moderni” aprendosi ad evoluzioni e contaminazioni? O a sua volta contaminando altre realtà?
Secondo me è possibile che questo avvenga. Il jazz deve essere condivisibile e contaminabile proprio per la sua capacità di essere una musica libera e non vincolata a degli schemi. Ritengo che oggi questo debba essere una prerogativa della musica e il jazz non può restare indietro.
Che consiglio daresti ad un giovane che voglia avvicinarsi al Jazz, magari suonando proprio il pianoforte come te?
Il consiglio che posso dare è molto più semplice di quello che si può immaginare. E’ necessario prima di tutto ascoltare tanto e cercare di allenare più possibile la mente a questo genere che ha una vastità di espressioni e di modi di essere. Poi studiare perché questo è fondamentale,
Ma soprattutto non avere timore di confrontarsi con dei talenti che ci sembrano irraggiungibili, la strada è lunga ma del resto non si finisce mai di imparare e crescere.
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