Rosencrutz is dead è il nuovo disco dei Misfatto per Orzorock Music. Ce ne parlano nella consueta intervista…
Vi presentiamo il nuovissimo lavoro di inediti in studio firmato dai Misfatto. Si intitola Rosencrutz is dead, uscito per la Orzorock Music. Il rock epico che diventa un trip-rock degli anni moderni, dove la notte è l’unica vera protagonista in quello scenario gotico e antico di rituali e sacrifici umani. Oltre tutto questo c’è lo scenario di una Lisbona, c’è il rievocare il libro di Gabriele Finotti che apre un po’ la trilogia della leggenda di Rosacroce – “La chiesa senza tetto – 35 sogni a Lisbona” edito da Zona, e poi il penultimo disco dal titolo Helonor Rosencrutz. Ci perderemmo ore e giorni nel conoscere e chiedere curiosità sullo scenario che ci si para innanzi. Il tempo di rapire Gabriele Finotti – storica pedina della band – e ci riportiamo a casa qualche belle curiosità per gli amici di Blog Della Musica:
Misfatto. Un nome assolutamente lontano dalla musica che ci regalate. Almeno oggi. Da dove nasce?
Il nome riporta alla fine degli anni 80 quando ancora molto minorenni il sottoscritto (unico dei fondatori rimasti) e i suoi giovani soci e fu creato un nome fra la malizia e la furbizia. È vero che negli anni la nostra musica si è parecchio evoluta,
ma l’idea di mantenere il nome e l’identità, a costo di essere contro corrente e stancare sempre con lo stesso nome, mi sembra di una coerenza giurassica.
Oltre dieci i lavori pubblicati in passato. La prima grande differenza da “Il Peso dell’innocenza”?
1990 non c’era ancora il web, si facevano cassette autoprodotte che erano a tutti gli effetti album. Il peso dell’innocenza fu registrato su un 8 tracce in bobina ampex. Era punkrock e i testi, a volte rivoluzionari li scriveva il primo cantante Luigi Boledi.
Direi che c’è parecchio differenza da ora, ma lo spirito degli anni 90 è rimasto, anche dopo il terremoto web…
Oltre le oscure leggende e quel certo modo di fare rock, cosa c’è di autobiografico in questo lavoro?
Nei miei lavori c’è sempre qualcosa di autobiografico che diventa utopicobiografico.
Un disco che canta il ritorno alle origini. Secondo voi le stiamo totalmente dimenticando?
Come già detto faccio di tutto per non dimenticare mai le origini e soprattutto chi siamo e cosa abbiamo fatto nella nostra vita. Quante persone ho incontrato che dopo anni che non ricordano di essere stati giovani e anzi
Non ascoltano più musica rock. Siamo tutti rincoglioniti e la situazione Italia dell’ultimo lustro ha peggiorato ancora di più questa situazione paludosa e stagnante. Abbiamo perso l’entusiasmo di cercarci la qualità e cii basta la superficialità. Non siamo più sommozzatori dell’anima.
Fare della psichedelia è evasione o ribellione agli standard?
Sicuramente evasione e ricerca di se stessi nei suoni e nelle note che si stanno eseguendo. La ribellione psichedelica era più dei favolosi fine anni 60 di Woodstock. Ogni decade ha la sua psichedelia suonata, anche se quella interiore è sempre la stessa.
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