Mr Dailom, cantautore e rapper varesino, nel suo nuovo singolo Meridionali mette a confronto l’esperienza vissuta dalla sua famiglia emigrata dalla Puglia a Varese negli anni ’60 con il processo di immigrazione dei nostri giorni. Ecco l’intervista di Blog della Musica
Ciao e benvenuto su Blog della Musica Mr. Dailom. Qual è l’obiettivo del pezzo Meridionali? Che messaggio volevi arrivasse?
Volevo sensibilizzare le persone che vivono questo periodo storico, sul concetto di razzismo in Italia; Il mio intento, per quanto mi è possibile con la musica, è spiegare che il fenomeno di discriminazione che avviene oggi con gli immigrati extracomunitari, è molto simile, per lo meno nelle modalità, al razzismo che avveniva in passato in Italia nei confronti dei connazionali meridionali, che si recavano al nord alla ricerca di lavoro e di una abitazione. Il mio scopo era anche creare un pezzo che fosse un inno all’orgoglio e alla italianità, ma con toni molto energici.
E’ un tema molto caldo in quest’ultimo periodo. Politicamente che idea hai?
Io credo che molti politici, non facciano altro che strumentalizzare assieme ai media, alcuni fatti di cronaca, per fare breccia nella testa dei cittadini italiani; oggi è facile attirare consensi parlando di un concetto come l’immigrazione, io penso che invece di concentrarsi sul fatto che gli extracomunitari popolano in maniera illegittima il nostro paese, bisognerebbe capire perché la gestione di questa problematica è stata fallimentare, e dare una possibilità concreta alle persone che vogliono inserirsi nella nostra società di farlo.
Il cittadino italiano stanco, con pochi posti di lavoro, con un salario bassissimo e spese faraoniche, è una facile preda per alcuni politici italiani, che hanno reso secondo il mio parere, l’extracomunitario come capro espiatorio di una serie di problematiche economiche, con lo scopo di ricevere voti e consensi nelle campagne elettorali. In passato se ti ricordi, un noto partito italiano alla ribalta, citava spesso nei comizi della sua campagna, “w il leone che mangia il terrone”, ai tempi era il meridionale che veniva al nord a rubare il lavoro, a prendersi le case popolari, lo scopo era diventare forti come partito, attirando consensi dal nord Italia. Negli anni successivi, i meridionali, nonostante la discriminazione del tempo , sono cresciuti di numero, si sono inseriti, si sono spezzati la schiena, facendo anche dei lavori che nessuno voleva più svolgere, e oggi sembra solo un lontano ricordo “non si affittano case ai meridionali”, oggi i partiti hanno pensato, dato che anche i meridionali ormai sono potenziali elettori, di spostare il problema comune delle disgrazie economiche e del calo di lavoro e salario, nell’extracomunitario che entra in Italia, e leva denaro al paese per essere mantenuto, solo per avere più voti, mi sembra una strategia intelligente, la Roma ladrona degli anni novanta, è diventata più una matrona, in grado di offrire vite agiate ai politici italiani. Per quanto riguarda l’idea politica, non mi sento schierato, il mio partito è quello delle persone intelligenti, che leggono “i messaggi” tra le righe, e usano la testa per non abboccare ai tranelli di alcuni politici e dei media.
Tu vivi sia il nord, sia il sud. Se parliamo di razzismo, dove lo vedi più radicato?
Io vivo principalmente al nord, sono nato a Varese. Il razzismo al nord è come un fantasma, ne senti la presenza, ma è nascosto tra i pensieri delle persone, ho come l’impressione che la gente, non ne abbia percezione, ma che sia nelle parole e nei discorsi di tutti. Il pensiero standard di tanti è, che vadano al loro paese a fare danni, io invece me la sento di andare oltre, penso che ci siano tante persone che si siano guadagnate il diritto di essere cittadini italiani, e purtroppo per colpa di alcuni fatti, dovuti a una malgestione da parte dello stato italiano, paghino in discriminazione. Io sono arrabbiato con i media, ci sta fare cronaca, ma ogni tanto, perché non dare evidenza di quello che ha portato di positivo il fenomeno di immigrazione, sarà poco come dicono molti, ma io penso che parlarne sempre in maniera negativa porti a stare peggio, a livello culturale possiamo ottenere molto.
Meridionali per te è un pezzo intimo. La tua famiglia si è trasferita al nord decenni fa. Hai racconti famigliari su quel periodo? Cosa sai del loro “esodo”? Come l’hanno vissuto?
I miei nonni, e mio padre in tenera età, hanno vissuto proprio questo fenomeno sulla loro pelle, l’atteggiamento ai tempi soprattutto qui, nel profondo nord a Varese, era discriminatorio, la gente era infastidita dalla presenza dei meridionali, sai a volte in tono scherzoso come venivano chiamate le persone? Africa. Il cartello “non si affitta ai meridionali” era vero, poi però le cose si sono gradualmente calmate, anche perchè le persone del sud al nord si sono guadagnate il rispetto e si sono unite. Devo essere onesto, che ancora oggi non ci sentiamo parte di questo contesto io e la mia famiglia, è come se ci fosse un alone legato al passato che dice “voi siete quelli del sud” i proletari con le valigie di cartone, o forse quel fenomeno di discriminazione non ci ha fatto bene, e anche noi inconsapevolmente ci portiamo dietro quello che è stato fatto in passato, siamo diffidenti, e quelli del nord sono rimasti schizzinosi nei confronti del meridionale, tranne che con le ragazze, qui i meridionali vanno fortissimo.
Guarda il video di Mr Dailom: Meridionali
Il video che hai girato è ambientato a Bari. Sei originario di li?
La mia famiglia è di lì, i miei nonni e i miei genitori; io sono nato a Varese.
Per anticipare il tuo video hai lanciato un trailer contenente un monologo di Pennacchi che sta spopolando in rete in questo periodo. Come lo hai scoperto? E come è nata questa sorta di “collaborazione”?
Ho scoperto questo video, tramite la pagina THIS IS RACISM, e quando ho visto il video ho avuto un’illuminazione, il testo del monologo incarnava perfettamente il mio messaggio, ho scritto agli autori della mia idea, e loro hanno deciso di collaborare con noi, perché si sentivano in sintonia con il nostro viaggio artistico.
Per un tema così particolare… perché la trap? Non pensi possa essere preso meno sul serio?
Mi piace il suono di questo tipo e poi non penso che questa musicalità possa essere presa meno sul serio, sarebbe davvero preoccupante, visto che sono solo alcuni tipi di media che non capiscono il fenomeno, non guardare la classifica italiana, in americana ci sono artisti come Childish Gambino, Tory Lanez, Kendrick Lamar e Schoolboy Q che utilizzano il suono trap per mandare messaggi sociali, e ti sarà tutto chiaro al riguardo, poi un artista deve essere sensibile ai gusti del pubblico quando vuole far arrivare un messaggio, e ovviamente noi siamo stati originali trattando un tema di attualità con un suono fresco.
La poca tolleranza e il razzismo al sud (citata nel tuo brano e nel monologo di Pennacchi) è ben chiara. Ma cosa ne pensi di tutte le persone che hanno gli stessi sentimenti di odio e intolleranza e che appartengono a una cerchia culturale come quella dell’Hip Hop?
Che non sono Hip Hop, sono degli imbecilli, ho detto bene e mi fermo qui, onestamente è un controsenso storico, che non condivido, e che non considero.
Penso anche che parlarne, dia solo importanza a questa gente, che è caduta dal seggiolone quando era piccola, questa cultura dovrebbe unire le persone, peace, unity, love and having fun… basta questo, poi penso che queste persone non abbiano niente a che fare con la musica rap, è solo gente che cerca consenso da un’altra parte, sfruttando delle ideologie malate.
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