Marilisa Bacchiega, musicista diplomata al Conservatorio di Rovigo, è tra i primi laureati in Musicoterapia in Italia. Fare la Musicoterapeuta però è molto difficile e ce ne parla in questa intervista…
Marilisa Bacchiega diplomata in corno presso il Conservatorio Statale “F.Venezze” di Rovigo, svolge un’intensa attività musicale presso Enti ed Orchestre del panorama musicale Italiano, tra cui il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice di Venezia, il Comunale di Bologna. Nel 2011 sempre a Rovigo consegue il Diploma accademico di II Livello in discipline solistico-interpretative a pieni voti con lode e nel 2014 il Diploma Accademico di II livello in Musicoterapia con 110, presso il Conservatorio Statale “G. Frescobaldi” di Ferrara. Attualmente collabora stabilmente come cornista aggiunta preso il Conservatorio Venezze, e pratica la libera professione in qualità di Musicoterapeuta.
Ciao Marilisa, sei fra i primi laureati in Italia in Musicoterapia. Come ci si sente?
Essere tra i primi laureati è sicuramente un grande onore, ma allo stesso un grande onere, mi auguro di poter far conoscere quale sia il potenziale della Musicoterapia, fenomeno ancoro sconosciuto ai più in Italia e di poter svolgere sul campo un lavoro così appagante e pregno di emozioni.
Tu hai già un diploma al Conservatorio in corno, come ti è venuta l’idea di affrontare anche lo studio di questa materia?
Durante un precedente percorso di studi, ho dovuto adempire per un lungo periodo un percorso formativo come tirocinante presso strutture ospitanti persone con differenti disabilità. Stare a contatto con queste persone fantastiche mi ha aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo che pensavo fosse lontano da me, ma nel vedere con quanta forza, coraggio, dignità essi affrontino ogni ostacolo che gli si presenta attimo per attimo, e di quanto amino la vita, mi ha fatto riflettere, su quanto si diano per scontate molte cose, come l’essere indipendenti, fare una passeggiata autonomamente, ecc… A quel punto ho riflettuto su come avrei potuto dar loro seppur qualche attimo di spensieratezza e di leggerezza, immediatamente ho pensato al linguaggio che più mi appartiene e che accomuna normodotati e disabili “la Musica”. A quel punto ho cominciato a cercare in rete corsi e scuole di Musicoterapia, in quel periodo era appena uscito bando di ammissione per il biennio presso i Conservatorio Statale Frescobaldi, a quel punto non mi restava altro che iscrivermi.
E’ difficile far combaciare i tuoi impegni da Musicoterapeuta con quelli di musicista?
Diciamo che non è semplicissimo, dato che prove e concerti non si possono subire modifiche, quindi chiedo fin da subito ai miei pazienti di essere tolleranti nel caso in cui abbia bisogno di spostare una seduta, fin ora ho sempre trovato persone molto tolleranti e comprensive. Ritengo che la continuazione dell’attività musicale sia comunque essenziale per il Musicoterapeuta; perché una volta tolte le vesti del musicoterapeuta il musicista può mettersi alla prova come esecutore con le difficoltà che comporta il fare musica a livello professionale, vivere la musica dal di dentro, immerso nelle vibrazioni di una intera orchestra devo il musicista è uno ma fa pere del tutti. Grazie a queste esperienze a mio modesto parere anche il “ Musicoterapeuta” si arricchisce di nuove competenze che potrà condividere ed essergli da aiuto nella relazione con il paziente.
Io credevo che la Musicoterapia non fosse una disciplina scientifica ma una sorta di animazione musicale che si fa agli ammalati. Invece mi sono resa conto che è molto, molto di più… ce ne parli?
Quando si parla di animazione, si indica qualcosa di ludico, fine a se stesso, musica come mezzo di divertimento e/o di momento ci condivisione. A mio parere la vera competenza di chi opera con la musicoterapia sia quella di saper utilizzare il materiale sonoro-musicale non esclusivamente come semplice intrattenimento ma come utile strumento della comunicazione. La musicoterapia e di conseguenza il Musicoterapeuta analizza la storia clinica del paziente, il suo rapporto con il mondo esterno, se stesso, la famiglia ricerca le strategie in modo che il paziente possa ritornare un benessere perduto ad avere una vita più autonoma e dignitosa compatibilmente con le proprie disabilità. Una volta accertato dall’equipe che un intervento mirato di musicoterapia potrebbe giovare al paziente, lo staff medico assieme al Musicoterapeuta valuta bisogni e gli obiettivi che si intendono raggiungere. Una volta avvenuta l’accettazione della presa in “carico” del paziente da parte del Musicoterapeuta sarà egli dopo una attenta osservazione decidere metodologie e stategie da attuare al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati.
Cosa ne pensano gli operatori sanitari dell’utilizzo della Musicoterapia?
I musicoterapeuti dipendenti di una struttura pubblica in Italia al momento attuale sono molto pochi, al contrario di altri paesi Europei dove la figura del Musicoterapeuta è presente all’interno di ogni reparto. Per quanto riguarda la musicoterapia e il suo utilizzo, medici e operatore del settore hanno un atteggiamento positivo riguardo questa “altra” terapia, si dimostrano interessati e sono consapevoli dei benefici che questa arreca.
Cosa manca in Italia per far sì che la Musicoterapia sia più diffusa e conosciuta all’interno delle strutture sanitarie?
Sicuramente la mancanza fondi e l’intricata burocrazia che complica di molto le cose. Inoltre manca una informazione su larga scala da parte di Musicoterapeuti riconosciuti e spazi attrezzati per la Musicoterapia.
Facendo questo lavoro ti sarà capitato di vivere qualche episodio toccante e commovente… vuoi raccontarcene uno?
Quando si è a stretto contatto con sentimenti ed emozioni è molto facile essere travolti da un carico emotivo non indifferente. Un ricordo che mi tocca tuttora nel profondo è di una seduta tenuta all’interno di un Hospice, una struttura che ospita i malati terminali. Alla signora Letizia era stata diagnosticata una neoplasia cerebrale (tumore al cervello) che la aveva portata nel giro di pochi mesi ad essere costretta al ricovero presso la struttura, dunque non vi erano speranze di guarigione. Durante una delle sedute era presente la figlia Vittoria, ho proposto loro di fare un tuffo nel passato attraverso le musiche che avevano per loro un significato particolare. La signora Letizia ha cominciato a cantarle le ninna nanna che le cantava quando era piccola, le fiabe canore che le raccontava, intonando poi ritornelli delle sigle cartoni animati che guardavano assieme, via via fino a che la mamma mi ha chiesto di ascoltare tutte tre assieme una canzone di Fiorella Mannoia intitolata Il Viaggio. Non posso spiegarvi quali e quante emozioni ho vissuto in quei pochi minuti di ascolto, ma vi prego di leggere la strofa della canzone e allora potrete capire che non è possibile descrivere quanto ho provato.
Ed io ti penserò in silenzio nelle notti d’estate, nell’ora del tramonto quella muta delle fate
e parlerò al mio cuore perchè, domani partirai in silenzio ma in una notte di estate io ti verrò a cercare io ti verrò a parlare
e griderò al mio cuore perchè… tu lo possa sentire si, lo possa sentire TU LO POSSA SENTIRE…
La Signora Letizia è spirata dopo pochi giorni.
La Musicoterapia è un argomento su cui ci sarebbe ancora molto da dire, ma per ora ci fermiamo qui. Grazie a Marilisa Bacchiega per il tempo che ci ha dedicato… e buona Musica.
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Info sulla professione di Musicoterapista e su Marilisa Bacchiega:
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