INTERVISTA | I My Escort e i cassetti dei ricordi: Canzoni in ritardo

I My Escort pubblicano un disco interessante dal titolo Canzoni in ritardoQui potete vedere il video del singolo estratto Riflessi e di seguito trovate l’intervista al Blog della Musica…

Il pop main stream che al contempo coniuga le bellezze di un gusto fino per palati esigenti. Aperti di nuovo i cassetti di una vita e levando polvere ai ricordi, alle trasformazioni ma soprattutto alle canzoni di un passato – che per quanto recente sono sempre testimonianze di “ieri” – i My Escort approdano ad un disco interessante che intitolano istituzionalmente (ma non troppo) Canzoni in ritardo. Sono 10 gli inediti in cui troviamo anche numerose collaborazioni… musicisti e anime che in 16 anni di gestazione si sono avvicinati a dar man forte alla collaborazione. In rete il video ufficiale Riflessi e ora come di consueto Blog Della Musica vi racconta una bella intervista con una band che dai ricordi sta costruendo il futuro. Il bellissimo pop dei My Escort:

My Escort e il pop: secondo voi che significato ha oggi questa parola?
È un’etichetta.
La gente ha bisogno di etichette per semplificarsi la vita. E’ l’esacerbazione della paura dell’ignoto.
C’è poco tempo e certamente poca voglia di essere sorpresi.
Si preferisce sapere già conoscere il contenuto del pacchetto di Natale, con lo scontrino in evidenza, così se non piace si cambia agevolmente.
Nell’era della spersonalizzazione, pop è un sostantivo con dei connotati ben precisi e rassicuranti: linguaggio comprensibile, cuscino morbido su cui cadere.

Ad ottobre avete lanciato questo video dal titolo “Riflessi”: che legame c’è tra voi e l’amore?
Scrivo solo di cose che mi toccano da vicino. Sono una creatura estremamente passionale. Vivo in modo viscerale tutto ciò che scelgo di percorrere e i miei vissuti amorosi sono tra le cose che mi scuotono maggiormente.
L’amore, la musica, sono parimenti importanti all’aria che respiro. Sono l’essenza del mio esistere.

Che poi penso al titolo “Riflessi” e ascolto il brano: ma secondo voi proprio tutto è una conseguenza di qualcosa? La vostra musica quindi di chi o cosa è conseguenza?
Riflessi nasce dal guardarsi allo specchio e dalla consapevolezza che ciò che vedo non è quello che ad un certo punto della mia vita mi aspettavo di vedere. Non è quindi il concetto di consequenzialità che volevo sottolineare bensì quello dell’accettare le cose per quello che sono, al di là delle aspettative e dal giudizio che tendo sempre più duramente a dare di me stesso mano a mano che ineluttabilmente il tempo scorre.
Rispondo nel merito alla tue domande: sì, personalmente credo che tutto sia una conseguenza di qualcosa così come quello che scrivo è di fatto uno stato libero di necessità, così come respirare è conseguente alla vita. Non potrei fare a meno di scrivere quando ne sento l’urgenza.

E la società che vi circonda in che modo ha inciso alla scrittura di questo disco?
Canzoni in ritardo è un disco incentrato in modo deciso su me e su alcune importanti relazioni recise.
Al di là di questo, innegabilmente la “società” che mi circonda influenza la mia scrittura. Innanzitutto da un punto di vista squisitamente estetico. La volgarità o la banalità con cui è utilizzata la lingua sia nella quotidianità che in parte della canzone italiana sono cose che mi disturbano, schifano, che urtano la mia sensibilità portandomi a contrapporre una ricerca verso l’eleganza, la sobrietà, la metafora. Amo poi utilizzare un linguaggio che possa contenere più di una chiave di lettura e, al di là del testo, questo è il motivo per cui spesso mi avvalgo anche di fotografi e di pittori.
E poi, contenuti fortemente autobiografici non possono che far rima con un confronto diretto tra me, le persone e il flusso che ci circonda.
Vivo intensamente, giocoforza vengo di continuo attraversato da situazioni che lasciano tracce e strascichi ovunque, fuori e dentro me.
Le elaboro, e ciò che compone la mia scrittura non può che esserne contagiato.

Sono anche forti i richiami all’America di un certo pop rock… o sbaglio?
Amo molto la musica e tutto ciò che mi fa star bene, non è importante il genere. Dire America è sparare sulla croce rossa. Adoro una marea di realtà d’oltreoceano, Counting Crows, Mazzy Star, Chris Isaak, The Jayhawks, Concrete Blonde… Potrei andare avanti ore. America, Inghilterra e nord Europa sono le mie principali coordinate (nulla di così iperbolico quindi).
Sarei un falso a non ammettere una fortissima attrattiva verso quelle aree geomusicali.
Se dovessi costringermi a scegliere quale metà del cielo, mi faresti un torto. Credo finirei per scegliere Inghilterra. Mi troverebbero qualche giorno dopo, morto per heartbreak… oooooops…. volevo dire…. crepacuore.

Chiudiamo con una domanda direi sociale: secondo voi oggi, il disco che significato ha? Per la gente di tutti i giorni…e poi per i My Escort come artisti?
Domanda importante.
Per la gente di tutti i giorni il disco è una seccatura. Non è più concepito come dovrebbe, ovvero un’opera con un capo e una coda. Un film lo è. Una mostra di pittura di vari autori per assurdo lo è.
In quei casi la gente si prende 1, 2, 3 ore, entra in sala, in religioso silenzio (tranne i soliti mosconi ignoranti e senza rispetto), si spengono le luci o comunque il mondo resta per un po’ fuori dalle balle e ci si gode una storia, un percorso, un’idea. Poi finisce e iniziano i discorsi, le critiche, il dibattito.
Il disco invece è una cosa aliena, al massimo una frivola e rustica stramberia.
Chi, oggi, tra chi hai citato tu, “la gente di tutti i giorni”, escludendo quindi professionisti, amatori o chi gira attorno al music biz, torna a casa la sera, mangia un boccone, si piazza sul divano, accende un impianto stereo di eccellente fattura e si gode un disco dall’inizio alla fine spegnendo la luce? Chi, gasato fino al midollo ne parla entusiasta con gli amici al bar? Nessuno, siamo onesti.
Oggi la musica è un contorno, è lo stereo acceso per una tratta stradale, è il sottofondo durante le pulizie in casa, è la sottolineatura di una scena particolarmente toccante di un serial (che magari ti fa scoprire la band tal dei tali, su youtube, sconosciuta fino al giorno prima e dimenticata la settimana successiva), è la distrazione durante la spesa col carrello al centro commerciale.
Un disco, per la gente di tutti i giorni, oggi è una cosa aliena, troppo impegnativa, una perdita di tempo.
E in fin dei conti c’è anche J-Ax, o tutta ‘sta bolgia di interpreti, belle voci, con 10 autori diversi per album che escono a cadenza annua.
Voglio dire… Dark Side Of The Moon e Il Bello D’Esser Brutti… Dai… Non scherziamo.
La ggggente già fa fatica di suo, poi si sente passare certa spazzatura in heavy rotation perché i network devono rispondere a delle “linee/contratti” editoriali… Ma come si fa ad ascoltare certe pubblicazioni dall’inizio alla fine? Non si può. E lo sai anche tu.
Oggi un disco, per la ggggente, è anticaglia per romantici.
Oggi è già tanto se ci sono delle canzoni.

Per i My Escort un disco rappresentava un punto. Un altro disco un altro punto, poi si sarebbe tracciata una linea e si sarebbe visualizzato una rotta ideale.
Oggi invece rappresenta un sostantivo utile a chi lo utilizza per parlare di noi, per scrivere di noi e permettere ad una band di poter esistere in un mercato affollato.
Al di là di questa visione, noi quando si decide di operare lo si fa di buon grado e lo si fa sempre e solo coerentemente con la nostra coscienza e la nostra integrità intellettuale.
E il nostro prossimo disco, nonostante tutte le premesse del caso, quando verrà pubblicato avrà un nome ben preciso: Il giardino delle consuetudini. E un filo conduttore innegabile. Uno potrà sedersi comodamente su una poltrona, mettere le cuffie, spegnere la luce e premere il pulsante play. Senza timore di smentite sarà tra le anticaglie per romantici più pregne di senso di questi anni.

Un’ultima cosa su questo giocando con il titolo e con i contenuti di questo lavoro Canzoni in ritardo: esiste una scadenza secondo voi?
Ne esistono fin troppe di scadenze. Fin troppe.

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