Napodano è un artista indie di Roma che ora vive in Belgio. Per Street Label Record ha pubblicato i nuovi singoli Lucciole e Già Ex. In attesa del nuovo disco, Blog della Musica ha intervistato Daniele Napodano
Ciao Napodano e grazie di essere nostro ospite. Lucciole e Già Ex sono i singoli che anticipano il tuo disco ufficiale. Cosa c’è in comune fra i due pezzi? Cosa li lega?
Tutti i brani sono legati dal filo comune dell’esperienza, che sia strettamente personale o in terza persona, ma comunque sempre qualcosa che ho vissuto da abbastanza vicino e che posso raccontare con una visuale sempre prossima.
Lucciole può essere considerato come un qualcosa di quotidiano e che vivo personalmente ogni volta che suono; è un punto di vista estetico ed etico riguardo quello che circonda il mio lavoro e la vita di chiunque sia in qualche modo “distaccato” dalla società ordinaria e diurna.
Già ex parla di qualcosa che per me riguarda il passato, nel senso più “fisico” dell’interpretazione del testo, ma anche qualcosa di estremamente presente se si vuole rappresentare il fattore “EX” come una parte di noi che decidiamo di perdere. Se da una parte è un brano molto impersonale dove si prescinde dal fattore di genere sessuale, essendo all’inizio un brano scritto per una voce femminile, dall’altra può essere considerato il momento preciso in cui si capisce che una persona, una scelta fatta in precedenza, o semplicemente una parte di noi, viene riconosciuta come una fonte di sofferenza e si lascia andare.
Cosa si può intuire del tuo futuro disco pensando ai tuoi singoli? Puoi anticiparci qualcosa?
Ben poco, almeno credo, dato che ogni brano è fondamentalmente lontano dall’altro sia come tematiche di testo, sia come arrangiamento. Non ho messo brani riempitivi nel disco, ma ho scelto di costruire un disco dove ogni brano avesse una storia da raccontare, di pari importanza e gravità. Ovviamente ci sono dei brani ai quali sono più legato, ma in tutti ho messo lo stesso impegno e la stessa voglia di renderli dei singoli, quindi consiglio di ascoltarli tutti con la medesima attenzione.
Questo spiega in qualche modo i ritardi che ho avuto nella decisione di far uscire l’intero album: volevo essere più che convinto dalla scelta dei brani e anche dall’ordine stesso in cui li avrei messi. Ne ho presi in considerazione più del doppio per poi scremare il tutto fino a raggiungere il numero che mi soddisfacesse.
Come si chiamerà il disco? Sai già quando uscirà?
Questo disco è ed è stato un capitolo di grande cambiamento per la mia vita musicale. Doveva essere uscito già da parecchi mesi ma non ero mai contento del risultato, o quantomeno del compromesso che stavamo trovando tra i miei gusti personali e le necessità di produzione. Credo ormai che a fine settembre sarà a disposizione di chiunque vorrà ascoltarlo. Per quanto riguarda il nome non ne ho la più vaga idea, come del resto succede ogni volta che esce fuori una nuova canzone: la ascolto per intero qualche volta e poi dico “si chiama..!”. Ecco, col disco succederà la stessa cosa!
Quando si parla di indie pop cosa si intende esattamente?
Non ho ancora le idee molto chiare sulle differenze di genere musicale dato che trovo la catalogazione un’idea un po’ limitante. Se per indie pop si intende scrivere testi che scavino qualche centimetro sotto il livello di superficialità di un cine-panettone e metterli su delle musiche che invece risultino piacevoli all’ascolto, raffinate ma allo stesso modo “popolari”, allora credo che sto facendo dell’indie pop!
Che tipo di suoni sono presenti all’interno del tuo disco?
Non essendo un grande fan degli strumenti virtuali, ho cercato di raggiungere il risultato di avere dei suoni attuali partendo dagli strumenti fisici. Per esempio tutte le batterie sono vere, microfonate, registrate sia in acustico che in digitale, poi effettate e mixate tra di loro per ottenere un suono quanto più originale possibile.
Come nascono i tuoi pezzi? Dal contenuto al suono alla fase di registrazione. Insomma… a livello creativo come sei organizzato?
Nella maniera per me più semplice possibile: ogni giorno appunto delle idee, delle frasi, dei momenti che mi colpiscono particolarmente, poi mi metto al piano, immagino il filo conduttore, unisco i pensieri e ci metto sotto gli accordi. Comincio a registrare in maniera casuale fino a quando trovo una melodia che mi convince, al ché adatto l’armonia alla melodia che stavo canticchiando e finalizzo tutto scrivendo il testo finale e lo spartito. Separatamente registro delle bozze di come mi piacerebbe che suonasse il brano creando dunque una “master bozza” che mando a Samuel, il mio produttore. Lui dopo qualche giorno comincia a mandarmi indietro delle idee che ha costruito sulla base della “master bozza” e da lì inizia la magia della produzione. Quando abbiamo trovato una linea che convince entrambi, si passa alla vera e propria registrazione, poi all’editing e via fino al master finale.
Potresti fare qualche cenno su chi sei, da dove vieni e dove vivi ora?
Mi chiamo Daniele Napodano, pianista, cantautore e insegnante residente in Belgio ma ancora ben attivo in Italia; ho passato una vita nella musica e ancora oggi ne sono fiero soldato!
Dimmi qualcosa di più di Samuel, il tuo produttore. Come vi siete conosciuti? Come avete iniziato a collaborare?
Ero arrivato da non molto tempo in Belgio e a causa di una serie di fortunate coincidenze, avevo già cominciato a lavorare discretamente bene, quando una sera una persona che conosco mi dice che c’è un suo amico che ha bisogno di uno tipo me per delle partecipazioni come orchestra in uno show televisivo per una settimana. Io accetto e alla prova conosco il resto della band, ma tra me e il batterista scatta un feeling artistico. Il primo giorno di concerto (a Liegi) facciamo il viaggio in macchina insieme ed ecco cominciata la magia!
Dicevi che insegni poco fa…
Sono nell’ambiente musicale 7 giorni su 7: insegno in due scuole ad amare la musica attraverso il pianoforte, suono dal vivo due o tre volte a settimana in tutto il territorio belga (e mi diverto da matti!), lavoro come compositore su commissione per altri cantanti e collaboro con Samuel in diverse produzioni indipendenti.
Passando per un momento al singolo appena uscito. Come connetti il contenuto del testo di Già ex al videoclip?
Volevo non rappresentare né un lui né una lei, volevo essere una persona neutra che racconta un disagio che può capitare e capire chiunque, in cui chiunque possa identificarsi. C’è una parte più irrequieta dentro che vive il disagio che si prova prima, durante e dopo la separazione, che ho voluto identificare con la silhouette che dapprima balla, poi combatte e poi esplode fracassando una chitarra al suolo, e un’altra parte più fredda e razionale che racconta la storia con apparente distacco e che solo alla fine si “smaschera” mostrando il volto più umano e fragile ma anche più forte e deciso di ognuno di noi. Che importanza ha se è un amore che finisce, o una presa di coscienza di un errore, o una parte di noi che non vogliamo più? Arriva un momento in cui qualcosa diventa EX e noi, inevitabilmente non saremo più gli stessi.
Info: https://www.facebook.com/napodanodaniele/