INTERVISTA | Il sonno profondo di Nebbioso

Nebbiosa è il nuovo disco di Davide Sciacchitano, in arte Nebbioso. Profondo Sonno è il singolo scelto per accompagnare l’ascoltatore in una metropoli oscura e piena di segreti

È di grande attualità il dibattito sull’intelligenza artificiale e il controllo dei nostri dati da parte di aziende e governi: l’album di Nebbioso affronta queste tematiche ponendo l’accento sulla necessità di recuperare un’umanità che parrebbe in via d’estinzione, partendo dall’accettazione delle proprie “piccole paure”

Ci vuoi raccontare chi è Davide Sciacchitano e come si trasforma in Nebbioso?
Certo. Nebbioso è la mia parte più oscura, quella enigmatica e tortuosa, credo avessi bisogno di darle forma e voce per lavorare a questo progetto che mi ha impegnato per anni, per trovare autenticità e libertà di espressione.

Come nasce il progetto Nebbiosa?
Nebbiosa ha una genesi complessa: prima di ogni altra cosa viene la mia esigenza di esprimere un’atmosfera sonora sospesa, artificiale e allo stesso tempo avvolgente, calda, per cui l’album per me è prima di tutto questo: come la nebbia che a volte ti paralizza dalla paura di non riuscire a vedere a un palmo di naso e invece altre volte invece ti avvolge e protegge. Si capisce che vivo in Friuli, nelle paludi ai confini dell’impero? C’è poi il mio lavoro con gli adolescenti e il digitale, mi occupo di educazione ai media, e volevo raccontare la storia di un’adolescente nata in un luogo difficile, ostile, una città-laboratorio chiusa da mura-schermi che impediscono di entrare e uscire all’esterno, che dunque senza orizzonti, fa la cosa migliore che si possa fare: guardarsi dentro e cercare risposte che le permettano un cambiamento, una presa di coscienza.

Nel disco sono coinvolti molti altri artisti. È stato complicato lavorare sul disco coordinando storia e collaborazioni?
Nel disco suonano gli artisti che stimo di più, umanamente e artisticamente, musicisti con tanto tanto da dire. A loro va tutta la mia gratitudine per aver saputo interpretare un lavoro sì immediato ma multistrato, con diversi livelli di lettura. E’ stato complesso trovare l’equilibrio per tutto, ma certo non è stato difficile rapportarmi con loro, per amicizia, qualità umane e professionalità.

Puoi spendere qualche parola sui vari collaboratori?
Invito tutti a seguire queste persone: Emanuele Pertoldi e Luca Tomassi, due ingegneri del suono che mi hanno affiancato dall’inizio alla fine avendo cura di questo lavoro come un figlio. Dora Tubaro che si è occupata delle grafiche con generosità e competenza, mi ha spinto ad andare in profondità, Michela Grena ha dato voce al personaggio di Nebbiosa, mettendosi amorevolmente in gioco con passione divertita: una delle voci più interessanti sul panorama nazionale. Simone Serafini è un gigantesco contrabbassista, sono innamorato del suo suono. Mirko Cisilino ha suonato tromba, trombone e corno, è un talento puro, Jacopo Casadio è un fratello, un cantautore profondo e istintivo, vero, così come Dario Senes. Cristiano Deison è un esploratore del suono, capace di farti viaggiare nel tempo e nello spazio. Giacomo Ambrosino è un giovanissimo violinista che nel disco suona una delle parti per me più belle. Fabiano Fantini ha dato la voce al personaggio del sindaco Padre, chi meglio di lui?!

Perché hai scelto Profondo sonno come singolo di presentazione del disco?
Al di là del fatto che credo sia uno dei pezzi più completi, nella sua essenzialità, penso sia il momento giusto per guardarci in faccia e parlarci di intorpidimento, di come la tecnologia, condita con retorica populista, sia diventata più che mai una miscela esplosiva per addormentare l’umanità. Basta guardarsi attorno. Nel brano, Nebbiosa affronta il Padre, è chiamato così il sindaco della città di Tr3SeiZer0, che vuole introdurre l’intelligenza artificiale con una violenza che non è percepita come tale dalla popolazione: basti pensare alla dolcificazione della morte, chiamata appunto Profondo sonno.

Le ispirazioni del concept del disco sembrano fantascientifiche, eppure in realtà nasce tutto da… Pasolini: puoi spiegarci meglio?
Mi è venuto incontro Pasolini, il cui legame con la terra di sua madre, il Friuli, fu generatore di infinite suggestioni. Scrisse una sceneggiatura dal titolo “La Nebbiosa” ambientata nella Milano di fine anni Cinquanta, il racconto di una violenta notte di Capodanno. In quest’opera Milano sembra la Los Angeles di Blade Runner, la descrizione della città non è soltanto un’ambientazione, è proprio parte integrante delle vicende narrate. Ne esce un Friuli distopico? Chissà, certo ho spesso la sensazione di vivere una distopia: gli scaffali vuoti al supermercato per paura del virus sono l’effetto prodotto da decenni di tv spazzatura e politici criminali. Ci siamo addormentati. Ci sveglieremo?

Social e Contatti

  • Facebook: https://www.facebook.com/Nebbioso.360/
  • Spotify: https://open.spotify.com/album/4N6kbikU0aMwakScwgjdsX

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