Spoon è il disco d’esordio dei NewTella, giovanissimo trio genovese di “New Vintage Rock”…
Si intitola “SPOON” l’esordio dei NewTella che, se non sbagliamo, ha già visto passare acqua sotto i ponti. Un trio che si definisce rock e noi aggiungeremmo anche New Vintage. Ci piaceva questa espressione riciclata da qualche rotocalco pettinato di moda. Giovanissimi, lontani di generazioni da quei mostri sacri che hanno condizionato tutto nel rock mondiale, da Jimi Hendrix ai Beatles passando per Green Day e The Police e compagnia cantando. Il loro pop rock ricalca volutamente quella scena e, senza peccare di presunzione, sa di farlo oggi. Emulando si un certo design ma senza peccare nella saccenza dei suoni. In più, la voce portante è di Boston: finalmente un inglese come si deve da una band italiana. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica
“KALIDOSCOPE”. Psichedelia fantastica, colori e suggestioni visive. Tutto questo nella vostra musica come si traduce?
Attraverso il sogno che avevamo da adolescenti (quando abbiamo scritto questo pezzo) di poter entrare in quel mondo amalappena a colori nelle pellicole, ma arcobaleno nelle nostre menti.
Testi, ovviamente, in inglese. Sarà questa la vera particolarità dei NewTella?
Molte band scrivono in inglese, piuttosto la particolarità è da trovarsi in come facciamo e come presentiamo i nostri testi e la nostra musica. Questa è la nostra carta d’identità.
Chi è quindi l’autore delle vostre canzoni? In altre parole: se Max non esistesse, esisterebbero i NewTella?
I Newtella sono Max, Pietro e Linda. Se uno solo dei membri fosse diverso non ci sarebero i Newtella.
Non avete pensato di girare i video o produrre qualcosa in America?
È qualcosa che se succede, diventa definitiva. Ci pensiamo sempre, ma ora stiamo lavorando a Londra e in Europa.
Ci viene la curiosità di sapere se Max ormai sarà un Genovese o voi altri sarete un giorno Bostoniani…
Per ora diciamo che Max è più genovese di quanto Pietro e Linda siano bostoniani.
Per chiudere: la vostra città, culla del più grande cantautorato italiano… non vi ha contaminato in alcun modo?
Eccome. Questa città ci ha molto influenzato, solo per il fatto che siamo cresciuti guardando l’orrizonte, camminando per i suoi vicoli, sentendo il vento di mare, respirandoo i suoi odori. Se Genova ha ispirato molti grandi artisti italiani e non, lo ha fatto sicuramente anche con noi. E, anche se ci lavoriamo sempre di meno, non ha ancora smesso. Vediamo il sole che vola oltre l’orrizonte tutti i giorni, ti viene voglia di inseguirlo, anche solo per curiosità. Se questo ci portasse a giocare le nostre fortune su un altro continente, insomma, non saremmo stati i primi genovesi ad averlo fatto.