Notre Dame: culla della musica polifonica

La distruzione della cattedrale di Notre Dame di Parigi è una profonda ferita anche per la storia della Musica. Proprio qui, infatti si è sviluppata tra il tra XII e il XIII sec. la pratica della polifonia per irradiarsi ben presto in tutta Europa a formare il tessuto profondo di quello che è lo stile della musica occidentale.

Se l’Italia è la culla dell’opera lirica, la Francia è la terra dove è nata e si è sviluppata tra il tra XII e il XIII sec. la musica polifonica, in particolar modo a Parigi nella Cattedrale di Notre Dame, distrutta da un terribile incendio il 15 aprile 2019.

In questo articolo proviamo a ripercorrere alcune tappe importanti della storia della polifonia iniziando proprio da Notre Dame:

  1. La Cattedrale di Notre Dame: culla della musica polifonica
  2. La Polifonia e la figura del ‘compositore’
  3. Leoninus e Perotinus
  4. L’eredità della scuola di Notre Dame

La Cattedrale di Notre Dame: culla della musica polifonica

Dipinto di Eugène Galien-Laloue: La donna dei fiori a Notre-Dame
Dipinto di Eugène Galien-Laloue: La donna dei fiori a Notre-Dame

La Cattedrale di Notre Dame sorta sulle rovine della precedente Cattedrale di Santo Stefano vide la posa della prima pietra sotto Papa Alessandro III nell’aprile del 1163 e l’ultimazione della struttura principale nel 1182. Benché la struttura definitiva non si sarebbe raggiunta che a metà del ‘300, la cattedrale gotica con reminiscenze romaniche è caratterizzata dall’imponenza unita ad un sofisticato dettaglio decorativo fino allo slancio della vertiginosa guglia; il luogo si impose immediatamente come centro non solo di specifico culto ma anche di cultura e teatro di importantissimi eventi storici. Scelta come collocazione della reliquia della Corona di Spine nel 1239 da Luigi IX il Santo ha ospitato per dirne solo alcune le nozze tra Maria Stuarda e Francesco di Valois, le cosiddette “nozze di sangue” tra Enrico III di Navarra e Margherita di Valois, il processo di riabilitazione di Giovanna d’Arco, l’incoronazione imperiale di Napoleone Bonaparte.

La cattedrale fu tra le altre cose il più avanzato centro di studio e sperimentazione musicale tra XII e XIV secolo, scenario di uno stile che con quello italiano ed anglo-germanico avrebbe dominato la storia della musica per almeno quattro secoli.

Dobbiamo alla cosiddetta scuola di Notre Dame una grande fioritura della pratica polifonica che consisteva nel rivestire l’antica monodia del Canto Gregoriano con altre linee melodiche sovrapposte che procedessero insieme e fornissero un effetto suggestivo, meditativo o grandioso in particolari occasioni celebrative.

La Polifonia e la figura del “compositore”

Benché la pratica di cantare contemporaneamente la stessa melodia gregoriana partendo da due altezze diverse al fine di una amplificazione sonora fosse testimoniata – in trattati come il Musica Enchiriadis del IX secolo – come abituale ben prima dell’anno mille, è con la scuola di Notre Dame che tale usanza chiamata organum assume i caratteri di sperimentazione sistematica orientata alla creazione di un nuovo idioma tecnico espressivo. Nasce il cosiddetto contrappunto, una tecnica di composizione musicale consistente nella sovrapposizione contemporanea di più linee melodiche per generare un organismo sonoro complesso.

Magister Leoninus
Magister Leoninus

Uno stile dalle innumerevoli possibilità espressive che infatti ancora oggi costituisce bagaglio tecnico indispensabile per ogni aspirante compositore. Leoninus e Perotinus sono i due principali esponenti di questo idioma e possiamo suggerire che proprio dal loro modo di far musica sorga il termine ‘compositore’: Il loro metodo infatti consisteva appunto nell’assemblare tra di loro elementi melodici preesistenti e di invenzione per creare nuovi oggetti sonori in cui fossero unite tradizione ed innovazione nella più genuina concezione estetica medievale.

Infatti la tecnica dell’organum si prefiggeva principalmente di omaggiare le antiche melodie gregoriane, utilizzate come sostegno nel registro grave, tramite melodie riccamente ornate nelle voci superiori a dimostrare come dalla più salda tradizione possa sbocciare la più fresca novità.

Uno stile che potremmo definire gotico musicale ad imitazione di quello architettonico caratterizzato da imponenti fondamenta a sostegno di vertiginose ed efflorescenti guglie.

Leoninus e Perotinus

Vissuto nella seconda metà del XII secolo, magister Leoninus, autore della raccolta Magnus Liber Organi, raccolta di canti polifonici per l’intero anno liturgico, si esprime principalmente nella forma evoluta proveniente da Limoges del cosiddetto organum florido: una tecnica prevalentemente a due parti in cui la voce grave sostiene con note lunghe gli eleganti melismi della voce acuta.

Magister Perotinus
Magister Perotinus

Magister Perotinus che pure aggiunse il suo contributo al Magnus Liber Organi opera invece nella prima metà del XIII secolo ed il suo stile detto ‘discanto’ si concentra sulle possibilità delle combinazioni a tre e quattro parti che si muovono con maggiore interdipendenza ritmico-melodica.

La principale forma da loro elaborata prende il nome stesso di ‘organum’ ad indicare l’organizzazione di vari materiali; si tratta di una ampia struttura a sezioni in cui si alterna l’esposizione di una monodia gregoriana alla sua elaborazione polifonica. si può notare come nelle parti dominate dalla polifonia il testo venga frammentato fino alla irriconoscibilità diventando esso stesso parte del timbro sonoro.

Una vera rivoluzione che rivela una prima dicotomia tra musica e testo precedentemente quasi inesistente; quest’ultimo infatti ora perde progressivamente la sua funzione generatrice della forma, a vantaggio dell’espressione puramente tecnico – musicale che sempre più tende a ricercare delle strutture proprie e conseguentemente delle regole specifiche relative all’atto creativo indipendente ed autonomo. Basti ascoltare brani come il Sederunt Principes che sviluppa un lungo episodio su ciascuna vocale della sola prima parola, per notare un’assoluta frammentazione testuale a vantaggio dell’espansione sonora.

L’eredità della Scuola di Notre Dame

Magnus Liber Organi
Una pagina del “Magnus Liber Organi”

Con i Maestri di Notre Dame siamo in presenza dunque delle prime vere figure storiche di ‘compositori’, che appunto seguendo il concetto classico dell’imitazione da un modello autorevole creano un nuovo linguaggio non limitandosi ad ottenere accostamenti, quasi improvvisati, di materiali loro forniti, ma li ordinano in strutture analoghe a quelle che reggono le discipline del discorso, rifacendosi a canoni di simmetria classica, i quali permettono di ottenere, pur con una relativa esiguità di mezzi, delle ‘composizioni’, appunto, estremamente efficaci e dalla forma il massimo dell’idea.

Dunque la scuola di Notre Dame proponendo un nuovo linguaggio stimola anche la conseguente ricerca di una notazione sempre più specifica per esprimerlo ed infine la ideazione di forme adeguate a comunicare un contenuto musicale sempre più complesso.

La struttura dei brani musicali d’ora in poi si ispirerà, così come l’architettura, a proporzioni aritmetiche e geometriche per la realizzazione di grandi cattedrali sonore nelle quali l’autorevolezza fonica, enfatizzata dalle riverberazioni naturali, chiaramente esaminate, dei luoghi di destinazione come le grandi basiliche, di certo otteneva effetti di profonda immediatezza e suggestione: potenza, dolcezza, maestà e trepidante solennità, ben in accordo con il clima spirituale dell’epoca.

Dal profondo sperimentalismo polifonico della Ecole emerge dunque la definitiva affermazione di quella autodeterminazione del linguaggio musicale che si esalterà nell’Ars nova del ‘300 e nel virtuosismo della scuola Franco-fiamminga per arrivare fino a Palestrina, Bach, Beethoven, fino ai nostri giorni; anche questo era, e grazie a Dio è ancora, Notre Dame de Paris.

A cura di Cesare Marinacci

Guarda il video di Notre Dame de Paris

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Fonti: la Foto di copertina è tratta da dreamguides.edreams.it che ringraziamo.