Il nome di Oliviero Malaspina viene spesso legato al cantautore Fabrizio De André, vale a dire al livello più alto mai raggiunto dalla canzone d’autore italiana. I due sono stati collaboratori negli ultimi anni della carriera dell’artista genovese e legati da un sentimento di amicizia. Ecco l’intervista di Blog della Musica…
Oliviero Malaspina ha aperto i concerti del suo ultimo tour e insieme hanno scritto i Notturni, opera incompiuta per la morte di Faber. Nel frattempo è stato coautore degli album di maggiore successo di Cristiano, cantautore e musicista, figlio del grande Fabrizio. Oliviero Malaspina, al di là del legame con la famiglia De André, è un cantautore, poeta e scrittore poliedrico di eccezionale caratura intellettuale e artistica. Nato nell’Oltrepò Pavese, nel 1961, dopo la laurea in Lettere ha intrapreso la carriera artistica e letteraria pubblicando cinque dischi, due raccolte di poesie, due raccolte di racconti e vari saggi. Negli anni ha collezionato diversi premi e riconoscimenti, dalla vittoria di ben tre edizioni di Musicultura, il festival musicale dedicato alla canzone popolare e d’autore contemporanea, fino al prestigioso Premio UNESCO per musica e poesia “Messaggero di Pace” nel 2011. Lo abbiamo incontrato per approfondire la sua conoscenza e strappargli qualche anticipazione sui progetti futuri.
Come è iniziata la tua carriera?
Ho iniziato partecipando al premio “Rino Gaetano”, nel lontano 1985-86, arrivai in finale e vinsi, ma io e la mia corista eravamo talmente ubriachi da non poter ritirare il premio sul palco perché impresentabili. Successivamente la Peer Music Italy, una grossa holding internazionale, mi ha fatto un contratto a tempo indeterminato come autore e ha prodotto il mio primo disco: “Caravaggio”.
Nel 1994, tramite Cristiano, ho incontrato Fabrizio De André che mi ha proposto un contratto di tre anni con Nuvole. Io e Fabrizio abbiamo lavorato insieme fino all’ultimo ricovero, prima della sua scomparsa. In seguito, sempre con la Peer Music Italy, ho fatto da tutor per tre album di Raphael Gualazzi e nel frattempo ho portato avanti la collaborazione con Cristiano De André, dall’album Sul confine del 1995 a Come in cielo così in guerra del 2013.
Poeti e cantautori ci si scopre o si diventa? Quanto è stata importante per te la formazione e quali sono stati i modelli letterari e musicali che ti hanno ispirato?
Io credo che non esistano modelli letterari, ma modelli esistenziali. Con le varie esperienze personali ci si crea un background che finisce naturalmente per intersecarsi con il proprio bagaglio di studi e di letture. Tutto questo porta a risultati che sarà il pubblico a valutare. Un modello per me è stato senz’altro lo stesso Fabrizio.
I testi nei tuoi dischi sono sempre molto curati, come è normale che sia per un poeta e scrittore del tuo livello e della tua purezza e integrità. Tuttavia la stessa attenzione, cura, originalità nella sperimentazione è dedicata alle musiche. C’è un unità di gusto che ispira o che lega la tua produzione musicale?
Io procedo molto istintivamente e innanzitutto le cose che faccio devono piacere a me, non mi preoccupo molto della commercializzazione. Solitamente non sono uno che scrive concept album, fatta eccezione forse per “Benvenuti mostri” che potrebbe essere interpretato come tale, almeno da un certo punto di vista. Avere un focus su cui orientare tutto, temi e musica, non è una cosa che è nelle mie corde.
Parliamo dell’incontro con Fabrizio De André. Cosa ti porti dentro di quell’amicizia e di quella collaborazione?
Di Fabrizio mi porto dentro tutto e mi manca dannatamente. Sento la mancanza della sua lungimiranza, di quello scrivere sempre sul mondo e mai su se stessi. Credo anche che culturalmente sia stata una perdita inestimabile per la musica italiana.
Mi riallaccio alla tua ultima considerazione sulla perdita di Faber. I gusti musicali cambiano nel tempo, spesso seguendo traiettorie dettate dalle esigenze di mercato che lasciano poco spazio alla qualità e all’originalità. In ogni caso tutto cambia, è nella natura delle cose. Perché il mondo musicale e i giovani che intraprendono questa carriera dovrebbero ancora aver bisogno di Faber o dovrebbero investire nella canzone d’autore, sempre meno in auge?
Penso che fare il cantante e intraprendere la carriera musicale senza conoscere Faber e la grande canzone d’autore sia come iscriversi in Lettere Moderne e pretendere di studiare Pasolini senza conoscere Dante o tutta la filologia italiana. Sarebbe come studiare musica classica prescindendo da Mozart. Penso che sia avventato e i risultati si vedono. In Italia c’è molta improvvisazione sul piano musicale, cosa che non esiste all’estero per esempio.
L’ultimo album da te pubblicato è stato Malaspina, nel 2014. Un anno fa invece è uscito il tuo ultimo libro: La prossima volta saremo felici. Il filo conduttore sembrerebbe essere lo stesso. Come se fosse un unico racconto di esistenze diverse (tra loro e in senso forte), ma accomunate dallo stesso destino di “gettatezza nel mondo” e umanità. Da dove nasce questo tuo interesse per le anime anime perse (o salve, per citare ancora De André) nel caos, senza colpe, senza crediti e senza anelito di salvezza?
Sono senz’altro l’album e il libro dei cosiddetti “ultimi”. In questo mi ha influenzato molto Fabrizio. Inoltre trovo più interessante chi non ha diritti di chi ne abusa, sono l’ultimo baluardo dell’anarchia in quanto non vengono controllati da nessun regime politico o Stato. Quest’ultimo non si pone nemmeno il problema di controllarli. Quelle che racconto sono persone reali, da me incontrate, le quali per destino o per scelta vivono una vita radicalmente diversa al di fuori di certi schemi sociali e culturali, spesso fuggiti volontariamente da essi. Talvolta si tratta invece di culture diverse. I protagonisti delle mie ultime opere sono i clochard, le prostitute, i marchettari gay, gli zingari (uso questo termine perché non sono politicamente corretto), tutte persone che trovo molto più rivoluzionarie di certi intellettuali da salotto che si vedono in TV.
Guarda il video di Oliviero Malaspina Volevo essere la luna sui campi
Quali progetti hai in cantiere?
Ho in progetto un disco e un libro. Inoltre tra la fine di Novembre e i primi di Dicembre, insieme a Michele Ascolese, lo storico chitarrista di Faber, terrò uno stage su “musica canzoni e testi di Fabrizio De André”, in collaborazione con l’Accademia “Maria Callas” di Zevio (VR).
Ancora una volta torna il nome di Faber e la sua opera. Ci puoi anticipare qualcosa su questo stage? Perché i giovani musicisti, poeti e cantanti dovrebbero cogliere questa opportunità?
“Il suonatore Faber”, è uno stage aperto a poeti e musicisti in formazione e più in generale a chiunque sia interessato e voglia partecipare. Si svolgerà il 29 e 30 novembre e il 1 dicembre. Si tratterà di uno stage prevalentemente di tipo laboratoriale dopo un’introduzione di tipo seminariale, durante il quale ci si potrà confrontare e si lavorerà, individualmente e in gruppo, su testi e musiche di Fabrizio. Il 2 dicembre i partecipanti potranno esibirsi presso la sala concerti del centro culturale di Zevio. Da cantautore e da produttore penso che i giovani dovrebbero cogliere questa opportunità per la rilevanza enorme di Fabrizio De André e per il bisogno che il mondo musicale attuale ha della sua opera.
A cura di Pasqualina Traccis
Info su Oliviero Malaspina: https://www.facebook.com/olymalaspina/