Oggi qui sulle pagine virtuali del Blog della Musica vi presentiamo Stone Wall il primo album in studio della band siciliana Ostinàti.
A leggere il nome del gruppo, Ostinàti, verrebbe in mente subito ’in direzione ostinata e contraria’ di deandreiana memoria. In realtà si tratta di un quintetto Ibleo nato dalla collaborazione fra musicisti di diversa estrazione musicale che sono confluiti verso la musica jazz. E quindi a ben pensarci, forse anche loro sono andati in direzione opposta a quella che ci si aspetterebbe nel 2021 presentando un album di brani inediti frutto dell’estro creativo di Sergio Battaglia e del suo sassofono. Abbiamo incontrato la band ed ecco cosa ci ha raccontato…
Benvenuti, quando si è formato il vostro gruppo e come mai avete deciso di chiamarvi Ostinàti”
Salve, sono Sergio Battaglia sassofonista e compositore e vi ringrazio a nome degli Ostinàti per questa intervista. Il gruppo è nato nel 2015, in occasione della laurea in Jazz del nostro bassista, che ha presentato una tesi su Marcus Miller, negli anni successivi c’è stata anche la mia laurea in sassofono con una tesi su James Senese, Michael Brecker e la jazz fusion, e l’ammissione al triennio di batteria jazz del nostro batterista, per cui avendo già un bel repertorio in cantiere, si è deciso di continuare in questa direzione ufficializzando in forma stabile questo progetto proponendolo ai nostri concerti.
Il nome Ostinàti è stata un idea del batterista, in quanto oltre al riferimento musicale (l’ostinato in musica è un frammento melodico-ritmico che si ripete molte volte) presente nella nostra musica, c’è anche un riferimento umano che ci riguarda, perchè ci siamo “ostinati” dopo anni di musica, a percorrere un cammino verso la musica che più ci piace e ci appartiene.
Stone Wall è un album dedicato alla vostra terra di origine, la Sicilia. Come sono nati i brani?
I brani sono nati in questi anni nei momenti più improbabili, insieme al batterista avevamo anni fa, un progetto musicale chiamato “Malacuscenza” dove suonavamo musica popolare siciliana riarrangiata in chiave moderna, alcuni brani in scaletta erano mie composizioni strumentali inspirate ai luoghi che ci circondano. Ad esempio Stone Wall è la traduzione di “mura a siccu” ovvero i muretti di pietra che contornano e caratterizzano il nostro territorio e che a vederli sono delle opere d’arte.
Le musiche che compongono questo Lp sono tutte originali tranne “Spaek No Evil” di Wayne Shorter. Come mai avete scelto proprio questo brano da inserire nel disco?
Wayne Shorter è stato un riferimento musicale per tutti noi, che ha contribuito alla nostra crescita, per cui abbiamo voluto omaggiarlo con una nostra singolare versione di Speak no evil.
Il quintetto è composto oltre che da Sergio Battaglia anche da Riccardo Drago alla chitarra, Carmelo Rendo alle tastiere, Adriano Denaro al basso e Giovanni Cataldi alle percussioni. Da buoni jazzisti avete registrato in presa diretta o avete optato per una più rassicurante registrazione traccia per traccia?
Non abbiamo mai pensato di registrare in multi traccia, perchè questa musica va suonata rigorosamente live, altrimenti si perde la magia dell’improvvisazione, rischiando di non esserci interplay fra i musicisti, elemento fondamentale per la musica jazz.
Le canzoni di Stone Wall hanno un suono preciso che stilisticamente ricordano il jazz progressive ma anche la fusion, quali sono i vostri punti di riferimento musicali?
Come dicevo prima in questi anni abbiamo percorso tutti gli stili del jazz, dal jazz tradizionale dei grandi jazzisti come Miles Davis, Charlie Parker, Thelonius Monk, che stanno alla base di questo approccio musicale, ripercorrendo la storia si arriva alla fusion ed il jazz moderno, che per noi rappresenta un” abito su misura”.
Come passare dall’eseguire tributi ai grandi maestri del jazz a suonare brani propri?
Suonare brani propri è una grande responsabilità, in questo ambiente è una scelta coraggiosa ed è per questo che ci chiamiamo Ostinàti. Tutto ciò è il frutto di tanto studio sui grandi maestri che negli anni sono stati una guida.
Come avete passato questo periodo di chiusura forzata dovuto al Covid-19 senza poter suonare dal vivo?
In realtà dopo un primo periodo di smarrimento, non ci siamo fermati, ci siamo dedicati alla promozione, alla cura dei canali social e quando è stato possibile fra zone gialle e rosse, abbiamo continuato a suonare in sala prove con le giuste precauzioni.
Avete in programma un tour questa estate per proporre i brani contenuti in Stone Wall?
Certamente, abbiamo il piacere di diffondere la nostra musica, e di condividerla “finalmente” con il pubblico. La musica è condivisione ed il nostro ruolo è quello di donare arte e bellezza.
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