Paolo Tocco, cantautore, pubblica il suo secondo disco dal titolo Il mio modo di ballare… Ecco la recensione su Blog della Musica
Il mio modo di ballare. Mi arriva per posta. Lo apro. Lo ascolto. Non ci sono troppe scuse. Un buon suono e una buona produzione giocano da protagonisti. Ma non è solo questo.
Il nuovo disco di Paolo Tocco (leggi l’intervista) è un disco come difficilmente se ne trovano oggi. Parlando almeno della nuova scena italiana invasa da un insano ed ignorante lo-fi distorto.
Ascolto e studio, mi informo e leggo i crediti. Mi sarebbe impossibile concepire come un nuovo cantautore abbia potuto – oggi soprattutto – mettere assieme tante maestranze di qualità e farle dialogare all’unisono per un progetto comune. Mi sarebbe impossibile credere a questo risultato se a farlo non fossero quei nomi di levatura pettinata e di grandi platee.
E poi invece scopro che Paolo Tocco è si un cantautore ma dietro ha una vera etichetta discografica che guida in prima persona: la Protosound Records. Grandi studi di registrazione, un producer di fama nazionale come Domenico Pulsinelli, una squadra che conta e ha fatto parlare di se. Paolo Tocco e Giulio Berghella (suo socio) negli anni hanno portato artisti sul palco del Tenco, Sanremo, nei media e nelle radio di tutta Italia…o quasi. Insomma, a conti fatti adesso smetto di stupirmi e mi abbandono all’emozioni di questo nuovo disco di Paolo Tocco: “Il mio modo di ballare”.
Se un tempo c’era solo “De Gregori” nelle note della sua prima opera “Anime sotto il cappello” oggi c’è tanto altro ancora. Ci sono i Beatles (splendida citazione nel singolo “Aveva vent’anni” – quella si che è de gregoriana) ma c’è Fossati, c’è De Andrè, c’è il folk americano, c’è dello swing, c’è la bella canzone d’autore italiana, c’è del progressive anni ’80, c’è il bel POP nostrano. E poi “D’Oro e di Pane”, il brano che apre la track list, ci porta dal mediterraneo all’Islanda.
Struggente e preziosa con una chitarra classica 7 corde la “title track” del disco che, anche se Tocco la intitola “Da questo tempo che passa”, nell’inciso parla chiaro e non si scappa: “Se mi vedrai camminare, con un passo leggero. Niente paura. È il mio modo di ballare”.
Un concept dedicato al tema dell’ipocrisia delle cose e delle persone. Continui rimandi testuali a legare assieme brani apparentemente disgiunti, diversi punti di vista di una stessa cosa. E per sottolineare questo modus operandi vi invito all’ascolto del brano “11 Settembre”: la strage delle Torri Gemelle viste da chi? Da chi era dentro le torri o dai chi passavo li per caso?
E c’era un uomo che guardava le finestre e cercava un’altra via d’uscita. C’era un bambino che guardava le finestre e pensava di saper volare. È un’altra via di uscita.
Note dolenti invece per la sua voce mai troppo sicura, che “trema” e che non ha quel carattere forte e dominante che il resto del tessuto armonico e melodico imprimono a chiunque si fermi all’ascolto. Ma è anche vero che mai una volta Tocco si è firmato come cantante di professione né come cantautore di vocazione. Peccato. O forse è solo un gioco di parole. Resta il fatto che mi trovo di fronte a qualcosa che spesso neanche i pettinati “De Gregori” e “Fossati” ci hanno regalato. Di sicuro raramente nei primi anni di vita artistica. Sempre con le dovute e rispettose differenze.
Eccovi il video di “Come le formiche”. Eccovi come si presenta il secondo disco di Paolo Tocco.
(Alessandro Riva)
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