Blog della Musica ha incontrato Patrizia Cirulli, tre volte vincitrice del Premio Lunezia, tre volte finalista al Premio Tenco. Il suo nuovo singolo è E più facile ancora, in cui rilegge una poesia di Alda Merini. Ecco cosa ci ha raccontato…
Patrizia Cirulli vanta collaborazioni con artisti quali Sergio Cammariere, Mario Venuti, Pacifico, Mario Lavezzi, Pino Mango, Paolo Bonfanti, Carlo Marrale, Luigi Schiavone, Giorgio Cordini e Vince Tempera. E’ una cantautrice milanese dalla voce “insolita e straordinaria” (la definizione è di Lucio Dalla). Ha attualmente all’attivo tre album: “Qualcosa che vale” (2012), “Mille baci” (Egea Music, 2016) e “Sanremo d’autore”(Egea Music, 2018).
Nel suo ultimo videoclip, E più facile ancora, rilegge la poetessa dei Navigli amplificandone, se possibile, in musica, la potenza espressiva in una progressiva scarnificazione che conduce all’essenziale.
Del videoclip del brano E più facile ancora, trasposizione in forma canzone della splendida poesia di Alda Merini, ha detto: “Solo uno sfondo bianco e i colori delle emozioni per tornare all’essenza”. In cosa consiste questo ritorno all’essenza?
Tornare all’essenza delle cose, stare con quello che c’è. Anche con il poco o quasi niente. Quando restiamo senza sovrastrutture (che ognuno di noi ha), quando in qualche modo ci spogliamo di ciò che non è forse così indispensabile, anche se crediamo che lo sia, nelle cose materiali e nei rapporti di relazione con l’altro, può avvenire in noi una sorta di cambiamento.
Può cambiare la nostra percezione delle cose. Possiamo diventare in qualche modo autentici.
In questo video c’è molto poco, uno sfondo bianco appunto, la musica, la poesia, le emozioni che provo e i miei gesti ed espressioni che ne conseguono.
Posso dire “spogliata”, senza playback, senza colori, senza cambi di immagine, di inquadrature, di movimento, di luoghi, di oggetti, di altre persone. C’è poco, ma in realtà c’è tanto. C’è una grande forza che viene dalle parole della Merini, dalla musica e dalle forti emozioni che ho provato in una sorta di sperimentazione teatrale che dura per tutta la canzone in questo piano sequenza unico e senza interruzioni, vivendo la verità di quel momento.
E più facile ancora fa parte di un progetto più ampio. In “Mille Baci” (Egea Music, 2016) ha dato una personale rilettura musicale di bellissime liriche (si va da Umberto Saba a Quasimodo, passando per D’Annunzio, Merini, García Lorca…)
Guarda il video di Patrizia Cirulli E più facile ancora
Può parlarci della gestazione di questo progetto così ambizioso e delle dinamiche, anche emozionali, che sono coinvolte in una “operazione” così complessa?
E’ nato tutto da una poesia di Quasimodo, “Forse il cuore”. E’ stata la prima poesia che ho musicato in forma canzone. Una grande sorpresa anche per me, non mi sembrava vero! Tutto questo mi ha molto emozionato e appassionato, così ho iniziato a sperimentare anche con altri testi di grandi poeti. Ricordo che di alcune poesie ho iniziato a canticchiare la melodia senza nemmeno utilizzare la chitarra. Mi è successo con “Stringiti a me” di D’Annunzio e con “Quanno parlo cu te” di Eduardo De Filippo. Ho preso in mano il foglio con la poesia e così, dal nulla, ho iniziato a cantarne la melodia. Di solito leggo il testo, anche ad alta voce, rimango in ascolto delle parole, del loro significato e del loro suono…poi, se le cose funzionano come devono, mi viene immediatamente da cantare quella che sarà la melodia che sento per quelle parole.
Ogni poesia contenuta nell’album ha la sua storia e ha per me un significato e un’emozione particolare.
Sono riuscita anche a musicare una poesia di Frida Kahlo e ad ottenere i permessi per pubblicarla. Anche questo è un brano a cui sono molto affezionata. Fra l’altro, pare sia l’unica poesia della pittrice che sia mai stata musicata in forma canzone.
“Mille baci” è un lavoro artistico un po’ unico nel suo genere, un lavoro discografico di musica pop in cui grandi poeti hanno coperto il ruolo di “autori del testo”. Per me è stato una grandissima gioia e soddisfazione poter realizzare questo lavoro. Ringrazio davvero tutti i musicisti che hanno partecipato e gli eredi dei poeti che mi hanno dato il permesso di utilizzare le poesie.
Avrei tante cose da dire su questo disco, ma andrei troppo per le lunghe! Ricordo anche i due video che ho realizzato al Vittoriale per i due brani con le poesie di D’Annunzio. Anche questo è stato un grande privilegio e un momento davvero emozionante.
Un poeta contemporaneo che ama?
Mi piace molto Franco Arminio. Ha una sua particolarità e il suo mondo è colorato da momenti che riescono a scaldare il cuore. Riesce ad essere delicato ed efficace, una poetica che mi affascina.
Si ritiene un’artista di nicchia?
Vincoli non ne metto, anche se qualcuno dice che il mio tipo di proposta artistica viaggia su quei binari. Dal mio punto di vista, un brano come “Mille baci” (testo di Catullo), ad esempio, potrebbe arrivare a molti. Intendo dire che è facilmente cantabile ed ha un arrangiamento che agevola questo aspetto.
Lucio Dalla l’ha definita “voce insolita e straordinaria”. A lei piace la sua voce? Cosa prova quando si riascolta?
La mia è una voce particolare, tecnicamente sono un contralto, il registro vocale femminile che riesce a raggiungere le note più gravi. E’ un tipo di voce abbastanza raro, normalmente la vocalità femminile si sposta verso le note più acute.
In generale la mia voce mi piace e mi piace anche riascoltarmi. Quando faccio delle registrazioni mi riascolto e cerco elementi per poter migliorare. La voce è un po’ il nostro biglietto da visita, dice molto sulla nostra identità.
Quali sono le voci femminili che maggiormente ama?
Da sempre, amo molto le voci particolari. Fra le altre Tracy Chapman, Annie Lennox, Nina Simone. Ho sempre amato molto le voci femminili con timbriche un po’ scure, a tratti maschili.
Crescendo mi sono accorta di avere poi anche io lo stesso tipo di registro. Quando avevo quindici anni, ricordo la mia prima insegnante di canto, Eloisa Francia, che mi disse di ascoltare Nina Simone perché avevo un tipo di voce che le ricordava il suo timbro. E la stessa cosa disse poi Lucio Dalla qualche anno dopo.
La sua carriera è costellata di riconoscimenti e di collaborazioni importanti. C’è un momento del suo percorso artistico che ricorda con particolare piacere ed orgoglio?
Più di uno in realtà. Mi piace ricordare il Premio Lunezia, che ho vinto per tre volte, dove viene riconosciuto il valore letterario-musicale nelle canzoni. Nel mio caso è stato premiato il lavoro sulla poesia. Poi ricordo con grande piacere il Premio Tenco, con i miei tre album sono arrivati in cinquina finale nelle categorie di riferimento. Con gratitudine e stima infinita mi piace ricordare anche il duetto con Sergio Cammariere nel brano di Bruno Lauzi “Il tuo amore”.
Nel suo “Sanremo d’Autore” è contenuta una versione struggente di Pitzinnos in sa gherra, lo splendido brano di Andrea Parodi, Gigi Camedda e Gino Marielli, scritto con la collaborazione di Fabrizio De André. Si percepisce, nella sua interpretazione, una grandissima emozione…
E’ stato davvero molto emozionante per me poter interpretare questo brano meraviglioso e commovente. Il mio modo di intendere e percepire le canzoni mi porta profondamente dentro al loro significato, a percepire il loro senso emotivo. Questo brano parla dei bambini che fanno la guerra e inevitabilmente la commozione arriva. Già a casa, quando la provavo le prime volte, dovevo interrompere il canto perché iniziavo a piangere. E’ una canzone che ha un grande impatto emotivo.
Fra l’altro, nella mia versione mi accompagna al bouzouki Giorgio Cordini, che è stato anche il chitarrista di Fabrizio De André per molti anni, e al basso Max Gabanizza. Ne è venuta fuori una versione minimale ed emozionante, quasi una preghiera.
Abbiamo anche girato un video in Sardegna, per la regia di Gianpaolo Stangoni, che accompagna il brano, quasi un piccolo film.
Che legame ha con la Sardegna?
E’ una terra che amo molto e che frequento ormai da molti anni, in particolare la città di Alghero. Ho incontrato persone speciali e sono nate belle amicizie. Ho avuto modo anche di realizzare alcuni dei miei video proprio qui.
Oltre al video di Pitzinnos in sa gherra, abbiamo girato il video di “Un altro posto nel mondo”, in duetto con Mario Venuti, all’interno della “Torre di Sulis” ad Alghero.
Posso anticipare che più avanti uscirà anche un altro video, sempre girato in Sardegna, che regalerà immagini bellissime di questa terra straordinaria al brano “Il mare immenso”, scritto da Bungaro e che fa parte del mio “Sanremo d’Autore”.
C’è un giovane artista con il quale le piacerebbe collaborare?
Chissà cosa verrebbe fuori da una collaborazione con Achille Lauro. Mondi musicali lontani. Ho letto però che ama molto la poesia e che scrive poesie. Partendo da questo elemento in comune, la poesia, sarebbe interessante vedere cosa può succedere. Potrei musicare una sua poesia e lui potrebbe arrangiarla.
Nell’album “Qualcosa che vale” ha riletto in chiave acustica l’album “E già” di Lucio Battisti uscito nel 1982. E’ iniziato lì, con l’abolizione dei pervasivi sintetizzatori dell’originale, il percorso di ritorno all’essenziale di cui parlavamo prima?
In qualche modo direi di si. In effetti anche in questa occasione c’è stato un procedere per sottrazione. Le canzoni sono state “spogliate” dai suoni sintetici che in parte ne nascondevano alcuni tratti. In questo disco le canzoni sono tornate un po’ alla loro essenza, solo voce e chitarra (anche se con varie chitarre, strumenti a corda, sovraincisioni). Emerge un po’ di più il senso del testo e della melodia. Questo me lo hanno detto anche alcuni ammiratori di Battisti che amano molto il disco originale, ma hanno colto queste sfumature in questa rilettura.
E’ un disco che amo molto, hanno suonato alcuni fra i più grandi chitarristi italiani fra cui Fausto Mesolella, Massimi Germini, Carlo Marrale, Luigi Schiavone, Paolo Bonfanti e tanti altri.
Anche dai testi di questo disco, scritti da Velezia, la moglie del musicista, ho percepito talvolta una sorta di ritorno all’essenza, al concetto di verità, allo sguardo interiore e al valore dell’osservazione di sé.
“Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale”, recita una frase del brano “Scrivi il tuo nome”.
Una frase che andrebbe ripetuta come un mantra in tanti momenti della nostra quotidianità.
Grazie a Patrizia Cirulli per essere stata ospite di Blog della Musica
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