Eccolo sfornato fresco fresco dalla rete. Il nuovo e primo video ufficiale dei PCP (Piano Che Piove) che avevamo già incontrato in occasione del loro esordio con l’opera In Viaggio con Alice
I PCP (Piano Che Piove) tornano protagonisti con un bellissimo video che incornicia il brano “Le Ore Contate”. Un bellissimo shuffle dall’aria swing in un notturno quartiere di città antiche. La contraddizione e l’imprevisto come leitmotiv e la bella canzone d’autore capitanata dalla voce di Sabrina Botti. Un disco che ha lasciato segni anche nella magica lista delle migliori opere per il 2015 secondo il Club Tenco. Altre curiosità a portata di mano con Ruggero Marazzi e con i PCP.
“Le Ore Contate”. Questo video che punto segna nella vita dei PCP?
Un punto di partenza perché è comunque un brano del nostro primo disco, ma anche un punto di “ripartenza” perché le cose vanno veloci e nel giro di poco tempo abbiamo messo insieme parecchio materiale nuovo, abbiamo sperimentato sonorità diverse. Siamo pronti per registrare canzoni nuove, magari inizialmente solo nella forma di singoli, poi magari li si metterà insieme in un nuovo disco (il materiale già ci sarebbe). Insomma, si va avanti..
Istanti sfuggenti e improvvisi cambi di programma. Metafora della vita o normalità?
Entrambe. Specialmente in un tempo e in un luogo dove le cose camminano veloci indipendentemente dalla tua volontà. Questo tipo di quotidianità finisce per condizionare anche le relazioni più personali, diventa tutto un po’ più spezzettato, fatto di momenti alla fine dei quali c’è subito qualcos’altro da fare. Per questo è importante capire l’essenza di quei momenti e non farsi ingannare dalle apparenze o dai luoghi comuni. Le ore di un incontro breve, alla fine del quale non si sa cosa succederà, sono un tempo veloce ma importante, perché c’è qualcuno che si cerca, qualcuno che esprime il suo bisogno di relazione.
Il vostro disco d’esordio si è fatto notare nelle file del Club Tenco. Cosa resta da conquistare con questa prima vostra opera?
Come tutte le autoproduzioni che non hanno alle spalle grossi budget anche la nostra soffre di un problema di visibilità. Restano da conquistare orecchie, sensibilità che viaggiano su una lunghezza d’onda affine alle canzoni, posti dove esibirsi. Un lavoro artistico ambisce ad essere conosciuto, condiviso, criticato. È questa la vera fatica di questa attività. D’altra parte, senza un’aspirazione di questo tipo non avrebbe neanche senso registrare un disco e tutto il resto.
Cambi di struttura anche per voi. Ora i PCP sono in 3. Rivoluzioni in corso o nuovo equilibri raggiunti?
Anche qui forse vanno bene entrambe le condizioni, con un po’ più di peso dalla parte dell’equilibrio. Il progetto è nato nella forma due chitarre, voce e contrabbasso con appoggi esterni per la parte percussioni. Si sa che quando qualcuno se ne va o qualcun altro arriva, il suono cambia, ma da un punto di vista diciamo strutturale (scrittura/arrangiamento/canto) oggi l’attività creativa dei PCP funziona abbastanza bene, e in questo senso, seppure con un apporto creativo in meno, possiamo parlare di un certo equilibrio raggiunto. Questo progetto però è nato sull’idea di un laboratorio creativo, abbiamo già sperimentato soluzioni diverse (pianoforte, flauto traverso) e verosimilmente, entro certi limiti, credo che continueremo a farlo. Posto che siamo e resteremo una band che fa canzone d’autore, posto che il prodotto è già stilisticamente connotato e che il “nucleo storico” è lì, perché non valutare la possibilità di altri apporti espressivi?
Musica e parole. Il vostro punto di vista?
Il nostro punto di vista, che è poi quello che guida il lavoro di composizione, limatura, assestamento dei brani, è che in una canzone musica e parole vanno insieme e se una delle due componenti non funziona bene la canzone non funzionerà. Per quanto scontato possa sembrare, questo principio in passato è stato anche disatteso, specialmente nella canzone d’autore. Essendo un genere che si è sempre caratterizzato per una certa attenzione ai testi e ai contenuti, a volte è successo che la componente musicale sia stata trattata superficialmente, quasi relegata al ruolo di traino del testo stesso. Chi ha qualche anno magari si ricorda, per averle sentite dagli zii o dai fratelli maggiori, certe canzoni con spiccata attitudine alla narrazione socio politica tipiche degli anni ’70. Il testo veniva considerato più importante, sufficiente a tenere in piedi la canzone in virtù del messaggio che portava. Ne sono state scritte migliaia, se ne ricorda qualcuna, e non necessariamente quelle con il testo migliore o più importante ma quelle meglio scritte dal punto di vista della relazione testo musica. Perché una canzone viene fruita nel suo insieme e un testo da solo, o lo scrivi perché stia in piedi da solo (e allora non è un testo di canzone) o altrimenti, per quanto bello, non emozionerà mai quanto il risultato di un insieme equilibrato, ben eseguito, ben cantato (anche perché come veicolo emozionale la componente musicale è predominante). Un discorso a parte va fatto per il canto popolare, ma qui si apre un altro mondo.